La coscienza secondo Padre Puglisi

 

Barbara Filippone

PALERMO – Giornata attesa quella di oggi, 25 maggio 2013, a Palermo, grandi preparativi per la beatificazione di Padre Pino Puglisi, il prete che ha voluto, nonostante tutto, predicare  nella sua parrocchia di Brancaccio, quartiere ad alta densità mafiosa, il bene, l’altruismo ma soprattutto l’educazione che è alla base di ogni civiltà. Palermo si presenta in una meravigliosa giornata di sole, 28 gradi circa, strapiena di gente arrivata da tutta Italia,  circa 80.000 i fedeli che approdano al Foro Italico; rappresentanze politiche, religiose,  40 vescovi, 750 presbiteri e 70 diaconi, chiese che hanno preparato l’arrivo di questo giorno con una solennità senza eguali… Io abito a due passi dal Foro Italico ma ho solo vissuto i preparativi di questa giornata solenne, rimanendone ai margini, spettatrice di un evento che emoziona tanti… Ho assistito a queste giornate di solennità, perché non c’è stata solo questa, ma anche la giornata  del ricordo del grande Falcone appena due giorni fa, come se fossi stata rinchiusa e avessi guardato questa folla dall’alto di una torre, protetta da tutto e da tutti. Le notizie, la cronaca di queste due giornate hanno riempito i tg nazionali e regionali, e  ne hanno talmente parlato tanto che io non mi sento di aggiungere altre news, tutto è stato detto, tutto è stato fatto. Ma siamo certi che tutto è stato veramente fatto o detto?  Sinceramente non credo… perché insieme alle notizie di oggi di Padre Pino Puglisi, è stato dato risalto sulla carta stampata di un suicidio accaduto circa sei mesi fa, nella notte fra il 4 e 5 gennaio 2013, il suicidio della giovanissima Carolina Picchio, di soli 14 anni di Novara, vittima del cyberbullismo. È di oggi infatti la notizia che  sono stati iscritti sul registro degli indagati 8 minorenni, accusati dalla procura di Torino di istigazione al suicidio e possesso di materiale pedopornografico. Perché allora accostare la beatificazione di un prete a quello di un suicidio di una giovanissima? La risposta l’ho trovata proprio nelle parole di Padre Pino Puglisi: “Ognuno di noi deve fare qualcosa”, lui che predicava l’educazione delle coscienze, aiutava la gente a non sentirsi schiavi, toglieva decine di giovani dalla strada… ma non è bastato e ha pagato con la vita la sua reazione a Cosa Nostra…”. Così la frase di Don Puglisi deve costituire un monito per tutti quei genitori che inconsapevolmente o consapevolmente lasciano i loro figli a trascorrere ore e ore su Facebook. Posso dire di iniziare ad odiarlo Facebook, Facebook che ti vieta di caricare un video la cui musica ha i diritti di copyright e poi non impedisce ad otto adolescenti di pensare di poter caricare foto per esempio, e mettere a vista di tutti i momenti di una giovanissima. Da quanto si è appreso la ragazza era impaurita in seguito alla minaccia che le foto di una festa potessero finire in rete e da qui tutta una serie di conseguenze. Intanto i commenti per quella festa sul profilo di Carolina erano talmente diventati pesanti che la ragazza non è stata capace di reggere quella tensione. Mi chiedo: “Dov’è l’educazione alla coscienza auspicata da Padre Puglisi? Dov’è il semplice buon senso?”.  Si sa che facebook e il suo fratello di rete Twitter sono davvero totalizzanti per tutti, benché un adulto possa ancora  avere le armi della difesa, per un adolescente è quasi improbabile che possa cavarsela da solo. La coscienza devono averla i genitori, stabilire rapporti di fiducia tali da spingere i propri figli a dar loro la password, controllare di tanto in tanto il proprio profilo facebook, e se questo non può succedere fare in modo che qualche altro adulto sia in grado di controllare. Se poi la fiducia è tale da riuscire a parlarne insieme di quello che potrebbe accadere in rete tanto di guadagnato! Ma facebook andrebbe vietato assolutamente ai giovanissimi, non li ritengo all’altezza di gestire il mondo virtuale che diventa solo un amplificatore delle coscienze umane. Ma quando queste coscienze sono deviate cosa succede? Intanto oggi continuano le celebrazioni per Padre Pino Puglisi le cui parole oggi risuonano più forte che mai: “ciascuno di noi deve fare qualcosa”. Dovrebbe essere impedito ai social network di diventare strumenti per il sadismo degli adolescenti, diventandoo la piattaforma ideale per esprimersi al peggio, sarebbe dunque auspicabile nonché necessario regolamentare Facebook. Ma nel mondo moderno sembra tutto questo quasi impossibile…dove l’educazione alle coscienze si forma davanti alla tastiera di un pc.

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