Il Sindaco, la notte bianca ed i negozi chiusi.

 

Renato Messina

renatomessina87@gmail.it  

SALERNO – Non è piaciuta al Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca la scelta di alcuni commercianti di non prolungare l’orario di lavoro durante la notte bianca tenutasi in centro città. Come riportato sui giornali locali non pochi esercenti hanno abbassato le serrande anche ben prima dell’inizio del concerto degli Stadio, evento culminante della serata. Ad un primo esame potrebbe sembrare una scelta illogica; un evento particolare che richiama migliaia di persone dovrebbe essere un’occasione succulenta per gli affari. Eppure tanto illogica non è. Innanzitutto ricordiamoci che, fortunatamente, nessuno è obbligato a tenere aperto il proprio esercizio commerciale durante la notte bianca; non è un aspetto secondario visto che, evidentemente, al Sindaco non piace quando la realtà (ovvero la libera scelta dei cittadini) contrasta con il suo modello ideale di città. Secondariamente ci dovremmo domandare: sono così stupidi questi commercianti salernitani? O magari hanno tutti sonno? Premettiamo che non abbiamo dati precisi che ci indichino quale percentuale di negozi, tra quelli che potevano avere un ritorno economico dalla notte bianca, sia rimasta chiusa. Non abbiamo molti dati (c’è qualche studio come quello sulla notte bianca di Napoli nel 2006, ma è un’altra epoca) che ci indichino quanto si possa guadagnare(non solo in termini strettamente economici) dal rimanere aperti durante un’occasione del genere. Possiamo però ritenere logico che un concerto a mezza notte con i negozi aperti non significhi automaticamente che la gente spenderà soldi nei suddetti esercizi commerciali. A maggior ragione in un momento di crisi, chi si perde un concerto gratis?E quanti, invece, ci pensano due volte prima di spendere nei negozi? Alla fine la questione è molto semplice; nonostante il fatto che le aspettative del Sindaco si siano infrante contro la realtà, i commercianti salernitani conoscono le loro tasche sicuramente meglio di lui. La decisione di seguire il normale orario di lavoro o meno probabilmente è dovuta a una valutazione costo-beneficio che alcuni hanno valutato squilibrata verso i costi. Non possiamo sapere cosa abbiano fatto questi esercenti salernitani, forse sono andati a letto o forse sono rimasti a casa con la famiglia, sicuramente hanno deciso che quello che avrebbero potuto guadagnare in termini di incassi o pubblicità non era abbastanza da cedere alla tentazione di fare affari. Quelli che sono rimasti aperti hanno invece scommesso sul contrario. L’impressione generale che sembra formarsi è che però (comprensibilmente) le iniziative come la notte bianca non risultino essere un reale toccasana per le attività commerciali in un momento di crisi. Forse lo potrebbero essere con redditi medi robusti e aspettative (anche fiscali) positive per il futuro; sicuramente ora non è così. Sicuramente non lo potrà mai essere fino a quando si vedranno cose come aumenti di tasse ritardati grazie ad anticipazioni di altre tasse future. Il problema di fondo è questo atteggiamento che tanti politici, al Sud e non solo, continuano ad avere: essere monoliticamente certi di come devono e dovranno andare le cose. Come se la vita di una società fosse già scritta e ci volesse semplicemente uno che la sappia leggere.  Pretendere di capire i problemi meglio di chi li soffre e offrire soluzioni dall’alto piuttosto che favorire quelle dal basso. Essere convinti di sapere qual è la finalità del mercato quando, invece, il mercato di finalità non ne ha (come spiega brillantemente Alberto Mingardi in “L’intelligenza del denaro”). Non se la prenda il Sindaco, la crisi non è colpa sua, lui però non pretenda di conoscere il commercio, i commercianti e le loro tasche meglio di loro stessi.

6 thoughts on “Il Sindaco, la notte bianca ed i negozi chiusi.

  1. Ho letto con piacere questo articolo del Dr Renato Messina e mi congratulo per le sue reali constatazioni sull’apertura o meno dei negozi durante la cosiddetta “Notte bianca”.
    Credo che i negozianti non sono così stupidi da perdere occasioni di guadagno; se non lo fanno, vuol dire che sanno perfettamente il fatto loro.
    Parliamoci chiaro: l’economia va a rotoli e tanta gente non ha il becco di un quattrino da spendere, non può spenderlo di giorno, figuriamoci di notte. Bisogna capire che la questione economica è gravissima e molta gente langue nella più squallida miseria. Come potrebbe un commerciante che durante la giornata non è stato in grado di coprire le spese di gestione e pretendere che stia aperto anche fino a notte fonda e pagare magari anche lo straordinario a qualche commessa , olrtre al consumo di elettricità?
    Ai tempi d’oggi,, buona parte dei commercianti stanno attraversando momenti difficili e tanti di loro non chiudono bottega, un po’ per onore e un’altro poco perchè non hanno altre possibilità di lavoro. Allora serebbe il caso di capire i loro problemi che, sicuramente , per tanti di loro, sono affligenti e preoccupanti.
    Per questo dò ragione al dr Renato. Cordialità, Alfredo.

    1. Perchè non provate a chiedera a COIN quanto ha incassato la sera del 23 Giugno? Eppure Coin non vende Pizzette o bevande. Quello che Lei non sà e che alcuni commercianti, si erano messi daccordo in quanto l’iniziativa è stata organizzata dalla Confederazione a cui loro non aderiscono. Tantè che qualche negozio che ha piu’ soci hanno litigato tra di loro.
      E’ stato un vero schiaffo all’Economia, in un momento di crisi, altro che riposo, sarei andato ad aprire subito ed avrei chiuso dopo il termine dell’evento, se sono veramente preoccupato perchè non vendo. Quale altra occasione migliore?

      1. Grazie per l’integrazione,
        non capisco, però, che senso abbia per un commerciante non partecipare ad una opportunità di affari solo perchè è organizzata da una associazione alla quale non aderisce.

        1. Infatti, se lo sono chiesti anche gli organizzatori, probabilmente non sono in crisi come invece poi vanno a paventare dal lunedì al sabato.

          1. In ogni caso ciò non consente al sindaco di discutere la libera scelta altrui. Questo è il punto che mi preme sottolineare. Se lo cose stanno nei termini da lei descritti è un problema dei commercianti.

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