Antonio Citera
SALA C. – Cosa non si farebbe per salvare il Tribunale di Sala Consilina. Da due anni, ovvero dall’attimo esatto in cui la nuova geografia giudiziaria ha preso forma, tra incredulità e non sostegno da parte di quella politica che poteva ma che non ha voluto traghettare la buona giustizia e il buon nome di Sala Consilina fuori da quel libro nero custodito nei cassetti del Ministero della Giustizia, il tempo è volato via senza aspettare, senza nemmeno far riflettere e, senza dare la minima opportunità di speranza ad un presidio chiuso ancora prima di quanto si apprende dalla cronaca. Qualche manifestazione estrema, partecipata si ma sempre e solo dagli addetti ai lavori che, si sono impegnati costantemente e direi anche ingenuamente sempre alla ricerca disperata di quel colpo di coda che avrebbe dovuto far virare verso la salvezza del tribunale. Ma si sa, spesso il gioco è a carte coperte e il bluff è sempre dietro lo sguardo attento dell’”avversario” che, con dimestichezza e padronanza riesce sempre a carpire l’attimo fuggente per mettere a segno la sua strategia. Ecco dunque che col passare dei giorni, dei mesi, degli anni, la possibilità di tenere in vita la giustizia Dianese, è sempre più scemata nell’ampolla della speranza riempita da promesse da baraccone e simulazioni di carattere propagandistico che negli anni hanno trasformato il Comprensorio nella terra dei saldi. Dal primo momento si sapeva che ad avere la peggio per questa assurda decisione del Governo o di chi ne fa le veci nel Territorio erano i cittadini sia perché veniva intaccato un diritto fondamentale dell’essere umano, sia perché veniva smorzato quell’indotto economico – sociale che ruota intorno al Tribunale. Ma nulla ha impedito di continuare imperterriti sulla decisione presa in nome di un risparmio vago mai provato. Un Tribunale venduto dunque, anzi svenduto da chi non ha mai creduto nel bene collettivo, inzuppando la vanga solo ed esclusivamente nel suo orticello. Oggi dopo che anche la Corte Costituzionale ha deciso per l’azzeramento e, a meno di due mesi dall’entrata in vigore del Decreto che ci fa traslocare a Lagonegro, arriva l’arringa di qualcuno che cerca di aizzare i cittadini mai considerati prima, contro una decisione scellerata dettata da “carnefici di riforme” e accolta dalla politica locale che nulla di concreto ha mai fatto per opporsi a tale sfregio. La proposta è di quelle da prima pagina, una “Class Action, ossia utilizzare strumenti di tutela collettiva risarcitoria che consentono di attivare un unico processo per ottenere il risarcimento del danno subito da un gruppo di cittadini danneggiati dal medesimo fatto realizzato, in questo caso la soppressione del tribunale di Sala Consilina. Un’idea rivoluzionaria visti i tempi che corrono, una scelta di tempo perfetta vista la imminente estate d’agosto alle porte, un’ennesima dimostrazione di voler salvare il salvabile, ennesimo esibizionismo che non porterà a niente se non a intorbidire ancora di più le acque di fronte ad una vicenda oscura e priva di logica riformista.