Crescent/17: “zompa chi pò”

Aldo Bianchini

SALERNO – “Zompa chi po’, dicette ‘o ranavuottolo”; letteralmente: “Salta chi può, disse il ranocchio”. Forse è questa la migliore espressione napoletana per delineare e denominare meglio l’inchiesta giudiziaria che da anni una Procura titubante, recalcitrante, quasi infastidita ed a volte (perché no !!) anche aggressiva, sta conducendo sul pianeta ancora tutto da esplorare della faraonica struttura Crescent-Piazza della Libertà che ad occhio incomincia ad essere anche visibile. Ogni giorno diventa sempre più difficile per me scegliere, tra i tanti, l’argomento da approfondire in quanto tutto quello che accade sul piano giudiziario (la materia che seguo di più !!)  è di una sconvolgente ovvietà, a volte quasi elementare, come se tutto fosse già scritto da tempo in favore, ovviamente di chi “può zompare avendo più assi nella manica” rispetto agli altri. Oggi ho scelto, dopo un periodo di silenzio, di riparlare dell’inchiesta giudiziaria relativa al Crescent, un’inchiesta in piedi già da alcuni anni e che non riesce ad avere una sua sedimentazione, non dico sul piano della giustizia, almeno su quello dell’immaginario collettivo della gente che segue le vicende della nostra città. Al solito lettore, nei pressi dell’edicola di Torrione, ho dovuto spiegare che non è vero che la Procura per questa vicenda notifica gli avvisi di garanzia per le problematiche di “minore spessore penale” e che la stessa Procura si muove a 360°, sempre e comunque. “E che mò siete diventato il difensore della Procura !! -mi ha sibilato per tutta risposta l’anonimo lettore- adesso hanno fatto avvisi di garanzia per cose vecchie s stracotte, per quelle stesse cose forse una ventina di anni fa scattavano subito le manette, caro direttore…, qua zompa chi po’…”. Ho interrotto la discussione non avendo argomenti validi da contrapporre alla pragmaticità dell’affezionato lettore. Ho rivisto subito tutte le pagine dei giornali impegnati a spiegare la grande (si fa per dire !!) azione giudiziaria della Procura che avrebbe notificato in questi ultimi giorni un avviso di garanzia anche al costruttore Eugenio Rainone. Mamma mia, mi sono detto, che grande notizia; ma così funziona il sistema dell’informazione e così dobbiamo andare avanti. Dunque gli indagati per questo filone del Crescent sono quattro: Vincenzo De Luca, Lorenzo Criscuolo, Matteo Basile ed Eugenio Rainone, con l’ipotesi di reato che va dai falsi titoli di proprietà sul terreno alle illegittime autorizzazioni per l‘edificazione del mostruoso Crescent. Quello che è accaduto, sul piano delle indagini, è assolutamente allucinante. Pensate che ci sono voluti ben 20 ricorsi da parte di Italia Nostra e dal Comitato No Crescent, vari pronunciamenti tra Tar e Consiglio di Stato e l’ennesimo sopralluogo del prof. Nicola Augenti per indurre i pm Rocco Alfano e Guglielmo Valente a richiedere una proroga delle indagini fino a febbraio 2014 con conseguente notica dell’avviso di garanzia a Rainone. Tutto questo per una questione arcinota già dal 2009 quando infuriò la polemica proprio per “i titoli di proprietà”, pomo della discordia tra l’allora intoccabile Rocco Chechile (Jolly Hotel) e Comune di Salerno con caduta della “santa alleanza” in favore della RCM Costruzioni srl, meglio nota come “gruppo Rainone . Nuova alleanza che la società “Sviluppo Immobiliare Santa Teresa” (con sede legale a Milano) cercò di mandare a carte quarantotto proprio “”per qualche decina di metri quadri mancanti, per un diritto di prelazione su alcune «particelle costituenti l’area di sedime» del palazzone””. Perché accadde tutto questo, perché la predetta società (tutelata in sede legale dall’avv. Antonio Pierro –in rotta con il Comune-) mise a rischio un investimento multimilionario, e perché la stessa chiese un risarcimento altrettanto milionario. Secondo gli esperti dell’epoca, ripeto siamo al 2009,  la soluzione, guarda caso, alla domande ce la fornisce proprio la delibera di giunta 969 del 3 settembre quando si parla di “mancata retrocessione” di alcuni diritti di proprietà. Ovviamente non cambia niente sul piano squisitamente giuridico, cambia moltissimo sul piano giudiziario e sul clamore che un diverso indirizzo dell’inchiesta avrebbe potuto avere. Notificare, oggi, a quattro anni di distanza un avviso di garanzia all’ultimo della “catena di presunti responsabili” fa apparire il tutto, almeno nell’immaginario della gente comune, abbastanza annacquato con i soliti commenti napoletaneggianti del “zompa chi po’”: difatti in Procura sarebbe già piombato il viceministro Vincenzo De Luca per <<illustrare ai sostituti procuratori che indagano sulle autorizzazioni alla realizzazione del Crescent il memoriale scritto insieme al suo avvocato>> (fonte Il Mattino del 4 agosto 2013). Ecco, questa è una Procura che mi piace, una procura che si apre ed ascolta. Non mi piace quella che fissa le date degli interrogatori (vedasi caso Cirielli per il 9 agosto) e non consente di “illustrare” per poter meglio capire. Ma si sa, come diceva, l’amico lettore <<zompa chi po’”. Mi dispiace solo per l’ingegnere Lorenzo Criscuolo. Non gliene va bene una, dall’amicizia con De Luca a quella con Cirielli. Nei suoi panni mi sarei già seccato ed avrei da tempo deciso di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità; semmai dovessi conoscerla.

2 thoughts on “Crescent/17: “zompa chi pò”

  1. l’opera deve essere vista nel suo complesso,non solo il palazzo del crescent ma la stazione marittima,i negozi sotto la piazza ,la stessa piazza che e’ bellissima e infine il solarium di s.teresa,quindi per il turista che arriva con la nave e’ un bel colpo d’occhio.

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