Giustizia/7: il “caso Esposito” scompare da “Il Mattino”, una resa senza condizioni.

Aldo Bianchini

SALERNO – Il clamoroso “caso Esposito”, dopo appena due giorni, sembra essere scomparso non soltanto dalla prima pagina ma da tutte le pagine del lo storico quotidiano “Il Mattino” di Napoli, punto di riferimento dell’informazione della Campania e dell’intero Mezzogiorno. Insomma, mentre su tutte le televisioni nazionali e su molti altri quotidiani si continua incessantemente a parlare del giudice Antonio Esposito come “il caso nazionale del momento”, stranamente e misteriosamente è scomparso da Il Mattino che l’aveva così clamorosamente portato alla luce. Ma atteniamoci alla storia sequenziale dei fatti. Martedì 6 agosto il quotidiano Il Mattino titola a tutta prima pagina (cinque colonne su sei) “Condannato perché sapeva”; esplode in poche ore con deflagrazione internazionale il cosiddetto “caso Esposito”. Nella giornata la notizia dell’intervista rilasciata dal giudice Esposito al redattore Antonio Manzo viene ripresa da tutte le Agenzie e fa il giro del mondo, mentre nel Paese tutti i grandi network televisivi aprono i loro notiziari con la notizia clamorosa. Nelle prime ore della mattinata il giudice Esposito si muove al contrattacco e parla di “manipolazione dell’intervista”. Mercoledì 7 agosto il quotidiano Il Mattino apre con titolo di prima “Berlusconi, bufera sul giudice” (pezzo sempre a firma di Manzo come il giorno prima) e sempre in prima appare un fondo del direttore Alessandro Barbano e un commento del giurista Francesco Paolo Casavola appositamente scomodato e chiamato in causa. In tutto il Paese continua l’arrembaggio sia contro che a favore del giudice Esposito. Giovedì 8 agosto dalla prima pagina de Il Mattino scompare qualsiasi richiamo al caso del giorno e bisogna andare a pag. 5 per leggere il seguente titolo “Esposito, il CSM avvia il processo disciplinare” (il pezzo è senza firma). La cosa è giornalisticamente  molto strana. Come è possibile che un quotidiano storico come Il Mattino si trova una bomba nucleare tra le mani e se la lascia scappare o scippare da altri che continuano a gestirla anche in queste ore.  ? Difficile dare una risposta.  Capisco che Il Mattino non è, come dicono, un giornale paragonabile al Corriere della Sera, a La Repubblica o a Il fatto quotidiano (giornali più abituati alle inchieste tambureggianti), ma lasciar cadere un caso più unico che raro per un giornale del mezzogiorno la cosa puzza lontano un miglio. E’ vero che Angelo Panebianco nei giorni scorsi sul Corsera ha scritto che “la magistratura è l’unico potere davvero forte esistente in Italia”, ma è altrettanto vero che qualsiasi pressione possa essere stata esercitata sul giornale campano non avrebbe mai potuto o dovuto  condizionare la redazione tutta fino al punto di decidere di “mollare l’osso” proprio nel momento di maggior successo a livello planetario de “Il Mattino” grazie a quella intervista realizzata dal redattore Antonio Manzo che, parimenti al caso Esposito, è scomparso anch’egli dalle pagine che contano. A questo punto tutte le supposizioni possono essere valide e quella di “una resa senza condizioni” de Il Mattino potrebbe essere un’altra di quelle “verità amare” che (per rimanere nel solco tracciato dal direttore responsabile Barbano) il giornale avrebbe “il dovere di raccontare”. Compro in edicola Il Mattino da sempre, dall’età di sette otto anni (allora andavo a prenderlo per mio zio !! che mi faceva comunque leggere la prima pagina insieme a “Paese Sera”), e mi aspettavo una battaglia da giornale di rango per una causa giusta come quella del riordino della giustizia. Mi devo ricredere e fare appello alla memoria per ricordare le inchieste giornalistiche di un certo spessore (seppure sorrette da motivazioni più personali che generali) e ritornare al caso del cosiddetto “Giallo di Posillipo” del 31 marzo 1981 (custodisco ancora tutti i giornali dell’epoca) con il coinvolgimento della giornalista Elena Massa (redattrice de Il Mattino) accusata dell’omicidio della bellissima Anna Parlato (moglie dell’armatore Ugo Grimaldi) per non parlare della “campagna dei quattro cantoni” del 1992 per la quale <<il direttore dell’epoca (Pasquale Nonno) de Il Mattino riunisce otto redattori ai quali affida l’incarico di un’inchiesta a tutto campo. Si tratta di individuare, far risultare errori, denunziare manchevolezze dei socialisti o di persone che fanno riferimento a ….>> (fonte Sasso o Coltello – Boccia editore). Questa volta mi sarei aspettato il grande salto di qualità che, purtroppo, non c’è stato.

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