Studenti ignoranti o scuola inadeguata?

 

da Salvatore Ganci

GENOVA – C’è un quesito sul quale rifletto come ex Docente e che penso di utile discussione. Studenti ignoranti o scuola inadeguata?

Secondo me, entrambe verità. Solo che lo studente non ha colpa della sua ignoranza se il sapere non gli viene comunicato con competenza e buona “didattica”. L’ignoranza colpevole è quella dello studente “sfaticato” e che va inviato senza troppi complimenti ad esercitare altrove le sue qualità. Bocciandolo senza troppi ripensamenti perché la nostra agricoltura è da mezzo secolo  in grave crisi.

            Pessima scuola? Anche.  Perché spesso chi comunica il sapere non ha né tempo né voglia di avere i suoi studenti come priorità assoluta? Ce la vedete la “docente” di Matematica di un Liceo tracciare circonferenze “a mano libera” e poi pretendere precisione? E questo, ricordiamolo, è il mestiere più bello del mondo, quello che tanti vorrebbero fare per convinzione e non per ripiego. Troppo poco spazio (anzi nessun spazio) a giovani docenti  che per titoli e competenze non possono fare valere i loro meriti rispetto alla vecchia docente la cui priorità sono i problemi della baby sitter per i nipotini.  Vale sempre il principio dell’anzianità di servizio e di sede. Un docente di Matematica e Fisica appena arrivato, anche se con svariati lavori su riviste internazionali, va in soprannumero con zero punti attribuiti ai suoi titoli. Fossero pure lavori afferenti la Didattica. La scuola dovrebbe avere, anche da noi, la stessa sacralità di un tempio di culto, perché formare intellettualmente le menti  giovani  richiede sia il sapere ma anche  le doti umane di efficace comunicazione dello stesso. Da noi non esiste una valida formazione dei Docenti. Chi la fornirebbe? Una Università carente già nella sua didattica? Qualche professore “stanco” di fare ricerca e che si ricicla come “Didattico”? (a Genova non ne mancarono e uno ancora resiste, resiste, resiste,  nell’organico MIUR ). Mi è caro ricordare il modello del “ciclo delle incapacità” di cui riferì un Fisico sensibile ai problemi della Didattica: Giulio Cortini.

 Il modello inglese del “Tutor” con un vecchio docente prossimo alla pensione appariva buono, nella mente dell’ex Ministro Mariastella Gelmini. Gli errori e la saggezza del vecchio in confronto con le nuove idee e l’inesperienza del nuovo. Invece leggo su “Il Secolo XIX” di qualche settimana fa che l’Università di Genova, dopo la soppressione delle S.S.I.S. (Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario) hanno “reinventato” un corso “abilitante” (a dir loro) con 3000 Euro di tasse (poi scese dopo la protesta a 2500). Una notizia che aprirebbe un interessante conflitto di competenze, perché l’abilitazione all’insegnamento, spetterebbe al Ministro e ad esso soltanto. Ma il Ministro ha superato la difficoltà con una ordinanza “ad hoc” e stabilendo un numero chiuso. Come è andata, lo sappiamo.

I mali presenti vengono dal  passato con scandalosi concorsi  per soli titoli. Il presente Ministro “tecnico” pensa di avere risolto il problema con un concorso d’ingresso come a “Medicina”.

Sarà colpa dell’autonomia universitaria? Sarà colpa del “gesso e lavagna” contro il “vedere, toccare  e convincersi”, sarà colpa della italica cultura che si preoccupa del “posto fisso” e vede supplenti decennali “entrare” non si sa come? Sarà colpa di quel 97% di spese che va a pagare i soli stipendi? Ci sono troppi docenti? Sicuramente abbiamo il più alto rapporto numero docenti vs numero allievi.

La prova del nove?

Anche quest’anno polemiche a non finire sulle prove INVALSI di terza media giudicate “difficili”. Certamente. Infatti, e inutile far eseguire 50 problemi sul volume del cilindro e poi non saperlo calcolare se alla parola “cilindro” si sostituisce “serbatoio d’acqua cilindrico”. La Matematica imposta dal Ministero non è in accordo con la Matematica che un organo del Ministero usa per la verifica dell’apprendimento. Sicuramente un ciclo di incapacità tra gli esperti di “Didattica” presso i piani alti (che si occupano dei programmi) e quelli dei piani bassi (che devono valutare oggettivamente “l’efficacia didattica dell’azione educativa”. In mezzo i poveri docenti che spesso non sanno che fare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *