Caimangate/20: la decadenza preludio della “decadenza”.. .. al di là della cap ‘e puorc … ma un consigliere per scappare dall’aula batte la faccia e si ferisce.

                                                  

Aldo Bianchini

SALERNO – I grandi uomini non sanno mai cadere, figurarsi quelli che si atteggiano soltanto a grandi uomini. Non si rendono conto che anche una “cap ‘e puorc” è sufficiente a sfaldare il loro granitico potere; per carità il gesto della testa di maiale va punito ma va anche ridimensionato a quello che è: una semplice ragazzata (lo avevo già scritto nell’immediatezza del fatto !!) di un giovane che tanto bene di testa non sta, tanto è vero che è stato facilmente individuato e ricoverato ad Aversa. Non sanno mai cadere, dicevo !! Una delusione totale, non c’è che dire. Alludo  ovviamente agli uomini politici ed alle loro storie più o meno splendenti. La storia politica di Vincenzo De Luca è più o meno simile a quella di tanti altri che, pur vivendo di luce propria, non hanno saputo concludere la loro parabola pubblica in maniera dignitosa di fronte all’opulenza dei loro imperi ed agli infiniti benefici, anche soltanto sotto il profilo del cosiddetto “reddito psicologico”, di cui hanno, comunque, goduto. Della vergognosa sceneggiata andata in onda nella tarda mattinata del 30 dicembre scorso, a margine dell’ultimo consiglio comunale del 2013, nel salone dei marmi e nei corridoi del palazzo, avevo deciso di non parlarne. Mi sono deciso a farlo soltanto dopo che un amico, molto ben introdotto, nei gangli dei misteri comunali mi ha raccontato una storiella che rasenta i confini della credibilità, tanto è esilarante. La mattina del Consiglio al momento di discutere il punto all’ordine del giorno sulla decadenza del sindaco De Luca molti consiglieri hanno frettolosamente abbandonato il salone per far mancare il numero legale e provocare il rinvio della discussione, così come è stato. Uno di questi consiglieri della maggioranza, secondo il racconto dell’amico, per non farsi vedere dal Presidente Antonio D’Alessio che incominciava a chiamare per nome i singoli consiglieri, si sarebbe piegato in avanti su se stesso ed avrebbe cominciato a camminare carponi per uscire dal salone da una delle due porte laterali. Non abituato a tale posizione sarebbe andato a sbattere con la faccia contro il piedistallo di una scultura posta proprio all’esterno (sul lato sinistro uscendo) di quella porta di sicurezza; siccome era girato verso il salone per controllare se il Presidente lo scorgesse avrebbe battuto la faccia destra procurandosi una lesione con fuoriuscita di sangue. Prontamente soccorso da alcuni presenti si sarebbe anche divincolato ed allontanato molto velocemente dal luogo del misfatto pressando la ferita con un fazzoletto. L’accaduto mi ha riportato alla mente un episodio storico risalente al tempo di Pericle (padrone assoluto dell’età dell’oro della storia di Atene) che, accusato di aver sopportato e forse supportato le nefandezze del suo fedelissimo architetto Fidia nella costruzione del Partenone e di altre macro strutture pubbliche, riuscì a non far pronunciare il senato facendo scappare “carponi” alcuni suoi stretti collaboratori dall’emiciclo in cui iniziava la discussione sulla sua probabile decadenza dopo oltre trentacinque anni di assoluto potere. Più volte, con i necessari distinguo, ho paragonato Vincenzo De Luca a Pericle ed a questo punto dovrei dire che il “nostro sindaco” dovrebbe avere ancora una quindicina di anni a sua disposizione prima dell’immancabile declino. Glielo auguro anche se, verosimilmente, non sarà così. Difatti dal momento in cui alcuni senatori fuggirono carponi per evitare la decadenza di Pericle passarono soltanto pochi mesi (quasi un anno !!) e il giorno del declino arrivò implacabile e Pericle fu costretto a lasciare tutto; non vorrei che a Vincenzo De Luca, dopo la squallida sceneggiata del Consiglio Comunale e del consigliere feritosi per lasciare carponi il salone, accadesse la stessa cosa. Sarebbe il modo più squalificante e mortificante per lasciare il potere, nonostante gli sterili ed insignificanti tentativi di Marco Petillo di difendere l’indifendibile e le grida non credibili e fuori luogo dell’ex consigliere Alfonso Siano. L’onorevole Silvia Giordano (Mov. 5 Stelle) ha parlato di “personaggi come zombie e privi di ogni dignità”; e come darle torto se uno di questi va addirittura a sbattere contro il piedistallo di una impassibile scultura pur di ingraziarsi il padrone ancora per poco e continuare a “godere degli avanzi della tavola del signore”. Nulla ha potuto ieri e nulla potrà domani la rabbia (non ho capito se vera o finta !!) del presidente del Consiglio Comunale Antonio D’Alessio che poteva benissimo risparmiarsi la reprimenda contro i suoi colleghi di consiglio, rei soltanto o purtroppo di essere “servi sciocchi” del caimano salernitano.

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