Vallo di Diano: verso la Città Parco … e la banca ?

                                                     

Aldo Bianchini

SANT’ARSENIO – Metti una sera insieme tre soggetti attrattori e subito viene fuori un progetto meritevole di citazione e di consenso. Si tratta, naturalmente, di tre soggetti molto ben distinti: da una parte il potere politico (l’ex ministro e presidente della Fondazione Alario Carmelo Conte e l’avv. Franco Chirico, presidente del Consorzio Velia), dall’altra il potere economico (Michele Albanese, direttore generale della Bcc Mpr). L’occasione di questa fusione di intenti è stata offerta dalla banca Monte Pruno e dalla Fondazione Alario nel contesto di una interessantissima convention dal titolo <<Vallo di Diano, uno sviluppo di sistema nella Città del Parco>>. Al tavolo dei lavori ospiti d’eccezione: Carmelo Conte e Michele Albanese, oltre a Raffaele Accetta (presidente della Comunità Montana), Corrado Matera (vice presidente del Parco), Donato Pica ( consigliere regionale), ottimamente moderati da Antonio Mastrandrea –responsabile della comunicazione della Bcc Mpr. Della “Città del Parco”, idea affascinante quanto difficile da realizzare, ho già scritto in un recente passato all’indomani della sua presentazione proprio nella sede della Fondazione Alario di Ascea da parte dell’ex ministro Conte. Soprattutto non vorrei, con il mio scritto, urtare nuovamente la suscettibilità del prof. Pasquale Persico che ritiene l’idea una sua creatura che Conte ha soltanto mutuato proponendola in un diverso percorso. Non so chi dei due abbia ragione, il necessario è che l’idea progettuale esiste e che per la realizzazione della stessa c’è assolutamente bisogno del contributo fattivo di entrambi come c’è bisogno della partecipazione di tutti i Comuni ricadenti nella gestione diretta del Parco o nelle sue prossimità. Ha bisogno sia di Conte  che di Persico perché bisognerà far fronte comune, dal punto di vista politico e da quello economico-ambientale, per poter materialmente partorire quella mega Città che, anche se solo dal punto di vista virtuale, dovrà presto divenire il punto di riferimento di una Regione ormai spenta e di una U.E. sempre più alla ricerca di soggetti polivalenti da cui prendere progetti da poter finanziare su larga scala. Insomma, secondo le intenzioni di Carmelo Conte, la Città del Parco dovrà assumere le sembianze di una media “area metropolitana” da poter, se non contrastare, almeno affiancare quella di Napoli che da tempo il governo nazionale cerca di disegnare per tutto l’hinterland partenopeo. Del resto quella delle aree metropolitane è un antico sogno di Carmelo Conte che fin dagli albori della sua effervescente ed illuminata attività politica ha sempre cercato di affermare come una soluzione possibile ed anche imprescindibile per il rilancio economico-produttivo effettivo per il nostro territorio. Una esperienza progettuale che potrebbe essere di estrema utilità anche per il territorio regionale e, perché no, per tutto il Meridione. Il compito di chiedere per poter ottenere va lasciato ai sindaci che devono continuare a impegnarsi per il loro ristretto territorio, al politico spetta un altro compito, così come ai banchieri ed ai vari consorzi, quello cioè di progettare per il territorio e le comunità nella loro interezza in modo da poter attrarre investimenti privati e fondi pubblici della Unione Europea. I tre personaggi della serata (Carmelo, Franco e Michele) si sono inseguiti, almeno con lo sguardo, per tutta la durata della convention; loro che probabilmente saranno i protagonisti della futura Città del Parco hanno abbondantemente convinto non solo gli ascoltatori della folta platea ma anche, se non soprattutto gli altri protagonisti a cominciare da Raffaele Accetta per finire a Corrado Matera passando per Donato Pica. Tutti pienamente convinti che non c’è altra soluzione se non la Città del Parco, anche se l’iniziativa di Carmelo Conte (opportunamente e sapientemente sponsorizzata dalla Bcc Mpr) scavalca e mette subito in discussione l’altra idea progettuale, quella della Città Vallo portata avanti con tenacia da Carmelo Bufano che appare, a distanza di oltre trent’anni, troppo piccola e marginale e non in grado di potersi presentare all’Europa in maniera autonoma. Questa idea è superata (ha detto bene Corrado Matera !!) dagli eventi e dalla storia; se vuole sopravvivere deve necessariamente confluire e integrarsi nella Città del Parco che rimane come l’unico volano per il rilancio effettivo dell’economia e dell’imprenditorialità di un vasto territorio. E la banca ? Ha sussurrato qualcuno dalla platea. La risposta è arrivata velocissimamente per bocca di Franco Chirico, sempre attento manager-imprenditore, che ha lapidariamente affermato che la banca sarà la banca della Città del Parco. Altro che politica politicante sulle spalle dei soci della banca (come qualcuno ha maldestramente tentato di dire in queste ultime settimane parlando dell’interessamento della Bcc Mpr alle sorti del Tribunale di Sala C.), qui Michele Albanese ha dimostrato tutta la sua grande ed esplosiva genialità bancaria andando a posizionare la sua creatura (la Bcc Mpr !!) proprio al centro di quello che sarà il discorso, economico-commerciale-imprenditoriale e sociale, del futuro nell’ampio scenario di un territorio che comprenderà circa 95 comuni. Se un direttore generale di banca non esce dagli schemi rigidi e tradizionali della pratica burocratico-impiegatizia non potrà mai definirsi un vero “direttore generale”; il direttore generale di una banca locale è innanzitutto un “manager” e i manager se non sanno guardare ai mercati (politici, economici e sociali !!) è bene che cambino subito mestiere. Qquesto Michele Albanese lo ha capito da tempo e sta perseguendo un disegno incentrato sulla valorialità della sua banca per lanciarla verso uno sviluppo senza precedenti. Lui ci crede, ci credono i soci, ci credono i funzionari e gli impiegati. Il giudizio, ovviamente, la darà soltanto la storia dei prossimi anni.

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