SCUOLA/4: la giustizia dei bussolotti !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Un giorno Paolo Borsellino disse scherzando a Giovanni Falcone di aver preparato un discorso da tenere in Chiesa dopo la sua morte:  <<Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello … quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del polo con un fiammifero … ma oggi signori e signore davanti a voi in questa bara di mogano costosissima c’è il più testa di minchia di tutti …. uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge>>. Ovviamente pensare e credere che i due “alti magistrati” si riferissero soltanto alla mafia che spara o che costringe lo Stato a scendere a patti è molto riduttivo; i loro continui dialoghi, le loro perplessità ed anche le loro paure erano più giustamente rivolte all’intera macchina della giustizia italiana che, ancora oggi dopo vent’anni dalla loro morte, fa acqua da tutte le parti; e forse ancora più di ieri. Per rafforzare questa convinzione si potrebbero raccontare decine e centinaia di fatti realmente accaduti; mi limito, oggi, a raccontarne uno che è accaduto nel nostro Tribunale, quello di Salerno, s’intende, e che io ho denominato “La giustizia dei bussolotti, parafrasando le testuali parole pronunciate da uno dei magistrati chiamati in causa per affermare, a suo insindacabile giudizio, che “la legge è uguale per tutti”.  Prima di accingermi a raccontare questa storia mi corre l’obbligo di fare una premessa doverosa e cioè che uno dei protagonisti di questa vicenda di “strana giustizia” è mio fratello. Per questo motivo cercherò di essere molto attento ai fatti nudi e crudi, pur rimanendo “caustico, come è nel mio costume giornalistico che qualcuno, anni fa, ha voluto benevolmente battezzare con l’appellativo di “metodo Bianchini”. Spesso mi piace iniziare il racconto dalla fine per dare subito l’immagine corposa di che cosa si tratta. Dunque la scena (o le scene !!)  si svolge tutta nella sezione lavoro, dove del resto la storia era cominciata qualche mese prima. Un avvocato entra in una delle cancellerie e intravede dietro una scrivania un funzionario, il quale quasi si nasconde alla vista del giovane avvocato che, invece, lo incalza e fa: <<Dottore, ma lei è qui in servizio, ma non è stato allontanato dagli effetti della legge Fornero ?>>. Imbarazzato, quasi colto dal rossore, il funzionario timidamente risponde: <<Avvocato, sa come sono i giudici !!>>. Capirete fra poco chi è il funzionario imbarazzato; ecco la vicenda. Poco più di due mesi fa ho raccontato la storia di due dirigenti scolastici (Salvatore Carfagna e Vincenzo Bianchini) e di un funzionario del tribunale (Vincenzo Taiani) che a causa degli effetti della cosiddetta “legge Fornero” sono stati prima cacciati dal loro posto di lavoro, poi rimessi in sella da alcune sentenze del tribunale (emesse da diversi giudici: Diego Cavaliero, Maria Teresa Belmonte, Ippolita Laudati, Lia Di Benedetto e Irma Musella che si sono alternati nella composizione dei vari collegi) e, infine, spareggiati e sparpagliati in seguito alla sentenza di appello; il tutto tra luglio e ottobre del 2013. Alla fine chi ci ha rimesso le penne, nel senso buono della parola, è stato soltanto Vincenzo Bianchini il più debole e il sicuramente “non raccomandato” del terzetto. Non che gli altri siano stati raccomandati, anche se  <<a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina>> così amava dire il mitico Giulio Andreotti che in fatto di gestione del potere se ne intendeva molto più degli altri. E pensare che il presidente del collegio giudicante, Diego Cavaliero, aveva in pubblica udienza assicurato a tutti (provveditorato – presidi – cancelliere e avvocati difensori) che avrebbe adottato un metro di giustizia equanime per impedire che vincesse la <<giustizia dei bussolotti>>; insomma, come dire, che si sarebbe mosso senza fare a chi figli e a chi figliastri. Se la ricollocazione in servizio del cancelliere Vincenzo Taiani è figlia di un dietro-front dell’amministrazione, che ha concesso in extremis (addirittura dopo la prima discussione della causa) il trattenimento in servizio, molti dubbi generano le modalità con le quali è stato concesso a Salvatore Carfagna (dirigente del liceo Tasso e, da pensionando, incaricato a sorpresa della dirigenza presso il Convitto Nazionale!!) di restare al suo posto: la chiave di quanto accaduto è da ricercare in quella “strana” nomina di “reggente del Convitto Nazionale”, fatta ad hoc dal provveditore Diego Bouchè, che è poi stata interpretata dai giudici in maniera a lui estremamente favorevole. Ed è proprio questa nomina, apparentemente ad hoc, che desta scalpore e meraviglia. Per capire meglio la situazione dovete seguire i seguenti passaggi: l’udienza di appello fissata per il 4 settembre 2013 viene stranamente rinviata (senza motivi palesemente irrinunciabili) al 1° ottobre 2013; il 12 settembre interviene il fatto nuovo ed inaspettato, cioè il conferimento della nomina di reggenza da parte di Bouchè in favore di Carfagna, avvenuto (badate bene..) senza riserva di revoca all’esito del giudizio pendente; il 1° ottobre l’udienza si tiene regolarmente e si conclude, poi il presidente si riserva le decisioni, che arrivano a scalare. Il 4 ottobre viene sciolta la riserva per Carfagna in maniera positiva ponendo, alla base del provvedimento, proprio il conferimento della reggenza del Convitto Nazionale. L’8 ottobre viene sciolta, sempre positivamente per gli “effetti del provvedimento di trattenimento in servizio emesso dal Ministero della Giustizia (motivo idoneo, trattandosi di provvedimento specifico)”, la riserva per Taiani; il 15 ottobre arriva il provvedimento negativo per il dirigente scolastico Bianchini. Seguite ora attentamente la sequenza delle date: dunque, il 4 settembre 2013 si registra uno strano rinvio d’ufficio (sebbene nel processo cautelare e in generale nel rito del lavoro i meri rinvii non siano consentiti …); il 12 settembre 2013 arriva la nomina di reggenza per Carfagna, il 16 settembre 2013 arriva dal Ministero il provvedimento di trattenimento in servizio per Taiani e il 1° ottobre, riconvocata la camera di consiglio, si chiude l’appello; poi le sentenze arrivano il 4, l’8 e il 15 ottobre. Una sequenza di date inquietanti e stranamente diverse sia nei tempi che nelle decisioni. Cosa sarebbe successo se il 4 settembre 2013 l’udienza non fosse stata immotivatamente rinviata ? Tutti e tre i personaggi si troverebbero, verosimilmente, a casa in pensione; la storia però ci dice che due sono stati letteralmente graziati e che da quel momento il dirigente Bianchini rimane appeso nel vuoto, nessuno lo colloca realmente in pensione, a scuola non può andare per svolgere il suo servizio e viene pagato a mesi alterni (grazie alle virtù di un solerte funzionario del provveditorato !!) senza un senso logico, nell’attesa forse di un qualcosa che è ben lungi dall’arrivare. Ma sapete quando accade un’altra cosa davvero strana? Esattamente il 28 gennaio 2014 quando, presso la Provincia di Salerno (palazzo Sant’Agostino), si apre un tavolo di concertazione sindacale alla presenza dell’assessore per la pianificazione della scuola e dell’edilizia scolastica. Nel summit provinciale è stato varato il “nuovo piano di dimensionamento scolastico per il territorio provinciale” con, in appendice, una decisione importantissima: <<Il Convitto Nazionale  riprenderà la sua autonomia e tornerà ad avere un suo dirigente>>, ovviamente dal 1° settembre prossimo venturo. Non voglio ripetere il detto di Andreotti ma qui i dubbi sono davvero tanti perché la fregatura, di questo si tratta, è stata devastante. Abbiamo assistito ad una “vacatio dirigenziale” nel Convitto Nazionale, rimasto senza dirigente fisso; abbiamo registrato la tempestività del provveditore Diego Bouchè nel tamponare la vacatio con una reggenza (che guarda caso è toccata al pensionando Salvatore Carfagna, al quale l’Ufficio Scolastico Regionale conferisce un incarico senza considerare che è in corso un giudizio per stabilire se possa essere o meno collocato a riposo); abbiamo visto come il Ministero della Giustizia si sia premurato a trattenere in servizio un suo dipendente e, infine, abbiamo assistito al fatto che la politica e il sindacato si sono mossi (pochi mesi dopo le sentenze !!) per ripristinare l’autonomia gestionale del Convitto Nazionale quando ormai la frittata per Bianchini (perché gli era stata negata la reggenza di San Cipriano Picentino dallo stesso Bouchè!!) era fatta e la torta con tanto di ciliegina per Carfagna e Taiani era stata consumata, con brindisi al sapore di champagne. Giustizia è fatta, meno male.

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