Donne e Uomini: quote rosa o celesti ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – All’indomani della bocciatura in Parlamento delle cosiddette “quote rosa” obbligatorie per legge non intendo addentrarmi nel problema di fondo della “rappresentanza al femminile”. Non lo faccio innanzitutto perché ritengo che la “parità di genere” debba essere più il frutto di un pensiero culturale maturato nel Paese che un diktat legislativo. E poi non lo faccio perché non vorrei cadere preda delle grinfie di qualche “scatenata femminista” che nel suo orizzonte non vede altro che la lotta armata contro quello che una volta, tantissimo tempo fa, era considerato il sesso forte. Faccio, però, una constatazione logica e, credo, anche legittima: oggi come oggi il Parlamento è rimasto l’unico luogo (unitamente all’esercito ed alle forze dell’ordine) in cui c’è una maggioranza al maschile. Se sia giusto continuare a mantenere questo avamposto maschile lo lascio giudicare, secondo coscienza, alle singole lettrici ed ai singoli lettori. Credo, comunque, di non sbagliare se affermo che in tutto il resto del “Bel Paese” non c’è la parità di genere ma la sicura maggioranza al femminile, comunque e dovunque; se ognuno di noi si guarda intorno si renderà facilmente conto che in ogni ambito professionale le donne sono in maggioranza rispetto agli uomini: magistratura, avvocatura, scuola, pubblico impiego, ecc. ecc. Per non parlare del giornalismo che è il settore che conosco meglio in questi ultimi anni e nel cui ambito muovo i miei passi da qualche decennio. Ieri mattina ho acquistato tutti i quotidiani locali di carta stampata (Il Mattino, La Città, Cronache del Salernitano, Corriere del mezzogiorno e Metropolis) ed ho avuto la conferma del mio pensiero con la constatazione che il 75% delle firme in calce agli articoli è al femminile. Non parliamo, poi, della televisione dove le donne ormai rasentano forse il 90% di presentatrici, conduttrici, giornaliste, tele giornaliste, inviate speciali ed anche “inviate di guerra”; le donne sono scatenate e sono davvero presenti dappertutto. Ricordo l’episodio, alcuni anni fa, del collega Nico Piro (inviato Rai in Afghanistan) che grazie al fatto di trovarsi in quel posto nel periodo di ferragosto riuscì a sconvolgere la geografia delle inviate che erano tutte in ferie ed ha sfoderare alcuni servizi eccellenti su un attentato in danno dell’esercito italiano; e Nico (che aveva cominciato con me a TV Oggi ( e poi mi aveva seguito brevemente a Quarta Rete Tv) il mestiere di giornalista !!) fu anche premiato per questo. Nei giorni successivi accadde l’ira di Dio; le scatenate inviate di guerra lasciarono subito le loro vacanze, i mariti, i figli, i compagni e gli amanti per correre immediatamente sul fronte e far fuori il povero e malcapitato Piro che nel giro di tre giorni scomparve letteralmente dagli schermi Rai. Quello di Piro naturalmente è solo un esempio e, forse, solo un caso, ma provate ad accendere a casa i vostri televisori e vedrete se non ho ragione. E in questi giorni mi sono chiesto del perché di tanta rabbia da parte delle novanta deputatesse in gonnella presenti in Parlamento; me lo sono spiegato ascoltando una considerazione di Emanuela Falcetti (che di certo non ha avuto bisogno delle quote rosa) che in tv ha detto pressappoco così: <<Le donne devono convincersi che la politica è ancora maschile e che la politica la fanno i maschietti>>. Ho continuato a seguire quella trasmissione e le interviste fatte alla gente comune in giro per Roma. Importante quello che ha detto una signora capitolina ai microfoni della Rai: <<Le donne nel Paese sono la maggioranza rispetto agli uomini, perché questa maggioranza non si riflette nelle urne ?>>. Giustissimo !! Sarebbe sufficiente per le donne recarsi alle urne e democraticamente invadere anche il Parlamento; la democrazia non ha bisogno delle leggi e delle forzature per imporsi, basta il voto; così come le donne che hanno studiato per primeggiare nei concorsi ed occupare i posti di prestigio meritatamente non hanno avuto bisogno di una legge che prevedesse la parità di genere in magistratura, nella scuola o in tante altre professioni. Qualcuno adesso obietterà che in Parlamento, da un po’ di tempo a questa parte, si viene nominati e non eletti; giusto, allora è giunto il momento che le donne si battano per il ripristino del voto di preferenza  per poter poi cominciare a fare politica sul serio (ad esempio in un partito di donne !!). Certo !! non è facile, altri timidi tentativi in questa direzione sono miseramente falliti in passato perché, forse, nelle donne non è innato il dna della politica come nel caso dei maschietti. Ma bisogna riprovare, la perseveranza dà sempre buoni frutti e chissà un domani potremmo registrare un Parlamento con il 60% di donne e il 40% di uomini. Soltanto allora potrei esultare e dare finalmente torto alla Falcetti almeno per una volta che dovrà rivedere le sue posizioni ed ammettere che “la politica non è maschia e spesso non viene fatta dai maschietti”.

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