19 marzo, festa della legalità

 

Giovanna Naddeo

“Per amore del mio popolo non tacerò.”

Ecco, in poche e semplici parole, l’intera forza, l’intero coraggio, l’intero operato di Don Peppino Diana, sacerdote, scrittore e scout campano, assassinato dalla camorra per contrastare la sua lotta contro la mafia. Era il 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, quando il sacerdote fu ucciso nella sagrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre si accingeva a celebrare la santa messa. Un killer lo affrontò con una pistola. I cinque proiettili andarono tutti a segno: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo. Invano ogni tentativo di soccorso; don Peppino morì all’istante.

Dal 2012 la regione Campania ha istituito proprio nel giorno del 19 marzo la festa della legalità, in memoria di tutte le vittime della mafia e di quelle sacrificatesi per il valore della legalità.

Numerose le iniziative sul territorio campano già da diversi giorni: il giorno 16 marzo, a vent’anni dalla morte del sacerdote, proprio a Casal di Principe si è tenuta una marcia  a cui hanno partecipato numerosi gruppi scout: ben 6000 ragazzi provenienti non solo dalla nostra regione, ma anche da Puglia, Basilicata, Lazio ed Emilia Romagna. Anche nel territorio salernitano sono state  organizzate, per la giornata del 19 marzo, diverse attività: molte scuole secondarie di primo e secondo grado, infatti, parteciperanno a dibattiti con esperti in legge o assisteranno alle proiezioni di film sull’argomento, con dibattito finale.

Eppure, c’è ancora tanto da fare. “Istituzionalizzare nuovamente in Campania la Giornata della legalità del 19 marzo rappresenterebbe per Napoli e per la Campania un segnale importante in un momento di grave recrudescenza dell’emergenza criminale, che ha richiamato la presenza del ministro degli interni Alfano alla prossima riunione del Comitato per l’Ordine Pubblico e la Sicurezza convocata a Napoli”. Queste le parole del segretario regionale della Cgil, Franco Tavella.

Ma ancor più importanti sono le parole dello stesso don Peppino Diana, parole che restano scolpite nel nostro cuore come testamento di un uomo di libertà, amore e giustizia: “ Siamo preoccupati. Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra. Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere “segno di contraddizione”, coscienti che come chiesa dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.

 

(Forania di Casal di Principe, Natale 1991)

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