Angellara Home/22: il tribunale !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – E arriva il grande giorno anche per l’Arcivescovo Emerito Mons. Gerardo Pierro;  è il 14 maggio 2012 quando mette piede nel Palazzo di Giustizia di Salerno, sicuramente per la prima volta in qualità di imputato. Esordisce alla grande l’Arcivescovo che ha guidato la Chiesa salernitana per vent’anni: <<Signor Presidente, signori Giudici, signor Pubblico Ministero desidero esporre i fatti riguardanti la vicenda Villaggio San Giuseppe di proprietà della Diocesi di Salerno …>>. E giù duro mons. Pierro con tutta la sua grande capacità oratoria che ha avvolto per anni migliaia e migliaia di fedeli. E continua: <<in occasione del Grande Giubileo dell’anno 2000, inoltrammo l’istanza di contributo per la ristrutturazione del Villaggio con l’intento di metterlo a disposizione dei gruppi dei pellegrini che, recandosi a Roma per lucrare l’indulgenza, avrebbero potuto far tappa a Salerno. Lo scopo era quello di offrire un servizio, in continuità con quanto la Colonia aveva sempre fatto, fin dalla fondazione, senza scopo di lucro, nel rispetto delle persone che ne avessero fatto richiesta …>>. La deposizione dell’Arcivescovo continua in una esaltante e tambureggiante esposizione dei fatti e spiega che l’on. Arch. Siola si era fatto carico di inoltrare l’istanza agli Organo Governativi. L’intero iter fu anche giustamente sottoposto al vaglio ed all’approvazione del Cardinale Michele Giordano che venne anche informato della sottoscrizione di un protocollo d’intesa con la Regione in forza del quale le Diocesi che possedevano strutture d’accoglienza potevano accedere ai fondi di ristrutturazione, sempre senza scopo di lucro. Per seguire la pratica l’Arcivescovo decretò apposito affidamento a don Comincio Lanzara che già dirigeva il complesso, mentre i progettisti furono l’arch. Giovanni Sullutrone   e l’ing. Nicola Sullutrone. Il 17 settembre 2005 ci fu l’inaugurazione del plesso centrale alla presenza del governatore della Campania on. Antonio Bassolino, del vice presidente on. Antonio Valiante, del presidente della provincia Angelo Villani, del sindaco di Salerno dr. Mario De Biase, di altre autorità e di numeroso pubblico. E dopo aver spiegato dettagliatamente la nascita di un’associazione senza scopo di lucro cui affidare, sotto il controllo di don Comincio Lanzara, la gestione del complesso il presule dichiara espressamente che: <<Nessun cambio di destinazione d’uso ! Il Villaggio San Giuseppe è da sempre destinato all’accoglienza. Ci si preoccupò soltanto di approntare una struttura all’altezza dei tempi, sostituendo le vecchie camerate con servizi igienici in comune, con stanzette a uno due o tre posti, a tutela della privacy, con i servizi igienici all’interno di ogni singola stanza. Né io né i miei collaboratori abbiamo mai pensato di trarre vantaggi economici dalla struttura. Ho rifiutato offerte economiche vantaggiose sia per la spiaggia sia per il resto della proprietà, quando ho avuto l’impressione, per non dire la certezza, che si pensasse solo al profitto …>>. E poi spara, alzo zero, sull’Istituto per il Sostentamento del Clero e, soprattutto, sul presidente dello stesso Istituto: <<Il presidente uscente, sacerdote don Matteo Notari, aveva chiesto a me più volte, anche per mezzo di altre persone, di essere riconfermato nell’incarico. Giunto, infatti, alla scadenza del mandato quinquennale, come stabilito dalla CEI, non volle prendere atto della scadenza, e insistette nella richiesta. Ancora oggi è legittimo chiedersi il perché di tanta insistenza. Al mio rifiuto, affermò che me l’avrebbe fatta pagare. Così fu e l’11 febbraio inoltrò alla Procura il libello accusatorio, dopo aver incontrato, l’8 febbraio 2008 il card. Re, prefetto della congregazione per i Vescovi. La notizia l’appresi dalla stampa. Il 5 febbraio, dopo un incontro nella sala dei consigli del Palazzo Arcivescovile di Salerno, durato ben tre ore, la richiesta di conferma fu insistentemente reiterata. Uno dei membri laici prof. Emilio Polverino, del consiglio di amministrazione, commentando la notizia dell’invio del libello alla procura della Repubblica, a firma di don Matteo Notari presidente, e del dott. Luca De Franciscis, presidente del collegio dei revisori dei conti, mi disse: “Ve l’avevo detto, se l’aveste confermato, tutto questo non sarebbe accaduto” …>>. La dichiarazione di Emilio Polverino che l’arcivescovo riporta a verbale con veemenza lascia intravedere quale clima si respirava all’interno della Curia salernitana in quegli anni decisivi non solo per le sorti future dell’Arcivescovo in carica ma anche per tanti altri sacerdoti direttamente o indirettamente coinvolti nella vicenda dell’Istituto per il Sostentamento del Clero e anche in quella de “Il Gregge” che, dall’altro lato, spingeva le alte sfere romane contro mons. Pierro che, comunque, non si arrese neppure quando il cerchio intorno a lui si stava stringendo in maniera inesorabile ed inestricabile.  Ma don Gerardo Pierro, da uomo vero prima ancora che da pastore di anime, si lancia anche in una difesa a tutto campo di don Comincio impegnando non solo la sua integrità morale ma anche tutto il suo potenziale  dialettico: <<Di ciò era ben consapevole mons. Lanzara, che ha goduto della fiducia mia e dei miei predecessori (gli arcivescovi Moscato, Pollio e Grimaldi) informandomi di tutto e rendendo conto di ciò che eseguiva con scrupolo e competenza, mosso unicamente dal dovere di servire la diocesi, senza alcun tornaconto personale. Pertanto ogni atto amministrativo contabile o movimentazione economica veniva da me deciso, o comunque autorizzata e da lui fedelmente eseguita>>. Un atto veramente di grande sensibilità umana, in un momento in cui sarebbe stato sufficiente (come qualcuno, forse, gli aveva anche consigliato !!) addossare tutta la responsabilità a don Comincio per liberarsi di ogni accusa ed uscire indenne quella stessa mattina dal Tribunale di Salerno. Ma la storia continua.

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