PORTO: una riforma da riformare !!

Aldo Bianchini
SALERNO – Quella della contrapposizione del porto di Salerno a quello di Napoli, in fatto di crescita, è una vicenda amara ma molto datata. Fin dal tempo remoto i salernitani, come se avessero dovuto difendersi da chissà chi e da chissà cosa, ad ogni puntuale insuccesso portuale amavano dire: <> (Se Salerno avesse il porto, Napoli sarebbe morto). Questo detto alimentato ad arte nella fantasia popolare da una sciagurata classe politica serviva quasi da argine a tutte le responsabilità che per decenni politici ed amministratori salernitani si sono portati dietro o sulle loro spalle. Da queste responsabilità non bisogna neppure tenere fuori la Magistratura che ogni tanto, quasi con cadenza storico-puntuale, ha punzecchiato le istituzioni mettendoci lo zampino pesante delle inchieste che, per certi versi e per tanti versi, hanno bloccato lo sviluppo e tarpato le ali a chi vedeva nel porto lo sviluppo di intere comunità e aveva idee progettuali di prima grandezza. All’ombra del detto antico di cui sopra ci si è trastullati troppo, al di là di ogni logica comprensione, e sono stati persi anni decisivi per lo sviluppo e per la stessa necessaria delocalizzazione del porto commerciale se è vero come è vero che il porto, com’è oggi, ha bisogno delle tanto sospirate zone retro portuali nell’agro nocerino, nella valle dell’Irno e nella piana del Sele e, soprattutto, di una viabilità che ancora è latitante nonostante l’avvio dei lavori della Porta Ovest che rischiano, un giorno si e l’altro pure, di essere fermati per anni. Già sotto la presidenza Bonavitacola ma maggiormente sotto quella di Andrea Annunziata l’intera comunità salernitana ha toccato con mano la possibilità di surclassare Napoli anche senza un mega-porto e il detto antico si è subito allontanato dall’immaginario collettivo. E’ stato sufficiente dare all’Autorità Portuale la giusta autorevolezza, ed in questo Andrea Annunziata è stato semplicemente superbo, per portare il <> tra i primi d’Italia e tra i più osservati in campo internazionale per la crescita impetuosa della sua immagine di efficienza e di capacità di gestire enormi flussi commerciali e turistici con una presenza continua e costante sui mercati mondiali. Probabilmente Annunziata già sapeva che questa esplosione organizzativa e di immagine avrebbe avuto un peso significativo nell’attenzione nazionale e governativa e, forse, temeva anche che tutto questo avrebbe fatalmente spaventato Napoli e la sua immemore sonnolenza, per questo motivo ha avuto un atteggiamento poco presenzialista anche se con grande umiltà ha saputo sedersi ai tavoli che contano senza battere ciglio ed imponendo il suo <>. Il porto di Salerno è ormai una realtà immensa, è la prima azienda produttiva dell’intero territorio salernitano ed anche della Basilicata e del Lazio, con la Fiat pronta a delocalizzare all’estero la produzione di Melfi e Cassino, come a dire che la Fiat non è la classe politica salernitana che ha cincischiato per decenni sulla realtà implosiva ed esplosiva del porto. Ma, in tutta onestà, queste cose il presidente Annunziata le ha dette e ridette in tutte le salse, ha più volte avvertito la classe politica dei rischi immanenti, ha con forza sollecitato i lavori per la realizzazione delle aree retro portuali e della Porta Ovest senza ottenere nell’immediato risultati apprezzabili (fatta eccezione per la Porta Ovest i cui lavori sono iniziati anche se sono costantemente a rischio blocco !!). Di più, sinceramente, Annunziata non può fare, di certo non può sostituirsi alla classe politica attuale che si perde dietro battaglie antistoriche e incentrate sul personalismo becero, di certo non può mettere fuori i soldi per le opere infrastrutturali, di certo non può spegnere l’ardente furore delle associazioni ambientaliste, di certo non può mettersi di traverso nei confronti della Magistratura che sta per avviare, se non l’ha già fatto, importanti inchieste su tutte le idee progettuali che attengono il futuro sviluppo dell’attività portuale e di quelle ad essa connesse. Da qualche tempo a questa parte le voci su un probabile accorpamento del porto di Salerno a quello di Napoli con l’eliminazione dell’Autorità Portuale nostrana si fanno sempre più insistenti e corpose con il ministro Maurizio Lupi ogni giorno all’attacco per unificare le due Autority, ovviamente a danno di Salerno. E tutti in coro a dire che Lupi sbaglia, che Lupi non capisce niente, che Lupi va fermato, che Lupi è un delinquente politico perché di centro-destra; addirittura l’ex presidente dell’Autorità Portuale, Fulvio Bonavitacola, a dire che <> (fonte Il Mattino) come se questo problema si affacciasse per la prima volta all’orizzonte, come se a governare la Città di Salerno e l’Autorità Portuale ci fossero stati altri e non lui e De Luca, come se al governo nazionale la maggioranza fosse del centro-destra e non del PD di cui egli fa parte da decenni. Sarà perché l’on. Bonavitacola non mi è stato mai molto simpatico (la cosa è ovviamente reciproca !!) ma il suo parlare mi sembra quanto meno fuori luogo anche se capisco che in politica la <> è una caratterizzazione assolutamente necessaria. A questo punto, a mio modestissimo avviso, la cosa migliore sarebbe quella di mantenere le due autority e se ciò non fosse possibile fare in modo che al vertice dell’unica Autorità Portuale campana venisse nominato il nostro presidente Andrea Annunziata che rispetto ai continui conflitti partenopei ha dimostrato di sapere cosa e come fare per ridare all’intera portualità campana la sua giusta dimensione in campo internazionale. Con Annunziata ai vertici regionali si otterrebbero nell’immediato almeno due risultati: il riconoscimento delle potenzialità di Salerno e l’aggiustamento dello sfacelo napoletano. Ma per fare questo ci vorrebbe un PD con gli attributi piuttosto che un partito di maggioranza lacerato violentemente al suo interno. Lo ha capito anche Stefano Caldoro che dal canto suo cerca di rassicurare tutti per tenere meglio in mano il bandolo della matassa in uno scenario dove tutti si stanno accapigliando, da Maccauro a Gallozzi per finire a Paolo Graziano (presidente Unione Industriali di Napoli). <> -dice Caldoro-; ma Caldoro non è né il Governo né il PD, è semplicemente il governatore della regione e per giunta è anche di centro-destra.

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