“don Nunzio/2”: dal lusso di Scarano alla povertà di Moretti


Aldo Bianchini
SALERNO – La realtà della Chiesa cattolica, soprattutto nell’epoca che stiamo vivendo, potrebbe essere riassunta con il titolo di oggi: Dal lusso di Scarano alla povertà di Moretti, ammesso che la Chiesa impropriamente cristallizzata nelle immagini di mons. Nunzio Scarano sia stata davvero lussuosa, sfarzosa, esuberante, poco cattolica e molto distaccata dai problemi della sterminata pletora di fedeli; e ammesso, anche, che la vera Chiesa sia quella dell’arcivescovo metropolita mons. Luigi Moretti che, almeno nelle apparenze, mostra il lato buono e povero di se stessa. Un fatto è certo e va, comunque, rimarcato: anche la stessa conferenza stampa di qualche giorno fa (mercoledì 16 aprile 2014) è stata improntata nel segno della povertà con l’immagine sublime di due piccoli vassoi contenenti un po’ di dolcetti, due bottiglie di coca-cola e due di aranciata per il buffet improntato anch’esso alla comunione culturale e pastorale piuttosto che allo sfarzo delle passate edizioni. Qualcosa in Curia sta cambiando, forse è già cambiato, e non c’era certamente bisogno dell’intervento di Giuseppe Pecorelli, dalle pagine de Il Mattino, per ricordarcelo attraverso una intervista che il presule ha concesso a Telecolore (un po’ spocchiosa la propaganda unidirezionale, tenuto conto che l’intervista è stata concessa anche ad altre tv locali !!). Lo sappiamo tutti, ormai è arcinoto il pensiero della Chiesa, soprattutto dopo l’avvento di Papa Francesco che ha riperimetrato i confini della Chiesa Romana riportandola bruscamente negli stretti e difficili sentieri della fede e della povertà; lo sappiamo tutti, dicevo, che la politica sia al servizio dell’uomo e non diventi luogo della divisione e del conflitto, ma del dialogo e della costruzione di una società più giusta, capace di rispondere ai bisogni delle persone. E’ proprio questo, da sempre, il punto nodale e più difficile per la Chiesa che spesso non ha saputo o non ha voluto rispondere ai bisogni delle persone. Ci sta seriamente provando mons. Luigi Moretti, bisogna dargliene atto anche se non so se ci riuscirà preso com’è ancora dalla coesistenza, in Curia ed altrove, con moltissimi uomini de Il Gregge che a ragione e/o a torto hanno comunque scrollato la Chiesa salernitana fin dalle sue fondamenta in anni abbastanza recenti. Ci sta provando, questo è il punto di verità; e meno male che ci sta provando. Del resto la stessa semplicità organizzativa della conferenza stampa di mercoledì scorso ne è la prova provata; semplicità che conferma la grande professionalità di chi sta remando (cito a caso Don Alfonso D’Alessio), sotto la guida dell’Arcivescovo, verso i bisogni delle persone nel segno del cambiamento totale, improcrastinabile ed anche inarrestabile dopo tutto quello che è accaduto proprio da noi, a Salerno, con una delle eccellenze intellettive più vive dell’intera Chiesa Cattolica Romana. Alludo a don Nunzio Scarano che non a caso faceva parte de Il Gregge e che da quell’associazione, con il diniego prima di mons. Grimaldi e con il consenso poi di mons. Pierro, fu direttamente proiettato nella alte sfere romane con l’aiuto pesantissimo del card. Renato Raffaele Martino. Don Nunzio come fenomeno bancario e finanziario, voluto e costruito dalla Chiesa o capitato lì per caso ? Se avete, amici lettori, la bontà di alzare lo sguardo verso l’alto noterete che nel titolo parlo di don Nunzio/2, segno questo (per chi segue le mie inchieste) che del fenomeno ho scritto fino ad ora soltanto poche righe nel giorno in cui fu arrestato il 28 giugno 2013; da quel momento sono rimasto in silenzio per capire meglio la genesi del problema perché a me (l’ho detto in tutte le salse) non piace la scarna cronaca che pure è giusto che venga fatta anche se con toni più bassi. Adesso è giunto il momento di ricominciare e di far partire la vera inchiesta giornalistica su Scarano per analizzare il fenomeno in tutte le sue sfaccettature: l’improvvisa vocazione insieme ad altri, l’appartenenza a Il Gregge, la specializzazione, la crescita inarrestabile, il successo, la gloria, gli amori (con le ragazze, con le donne sposate e con gli uomini !!) i primi tracolli, la caduta e la sconfitta altrettanto veloce come la corsa verso l’altare degli Dei. L’occasione, anzi meglio sarebbe dire la spinta finale, me l’ha offerta proprio la semplice e povera (nel senso cristiano !!) cerimonia dell’altro giorno che ha evidenziato la grande umiltà del primate salernitano nell’accostarsi prima e nel distaccarsi poi dai mezzi di informazione sempre più aggressivi ed invasivi. Non deve, però, l’Arcivescovo Metropolita (a mio sindacabilissimo avviso !!) ripetere gli errori dei suoi predecessori e cimentarsi in discorsi troppo tecnicizzanti e politicizzanti e soprattutto non deve cadere sulle domande (più superficiali che da trabocchetto !!) della stampa, ma deve tenersi assolutamente fuori dai giudizi di merito (metro, responsabilità amministratori e politici, ecc.) che la gente comune, i fedeli normali non capirebbero come argomenti necessariamente trattabili da un pastore di anime. Certo, quelli indicati, sono temi che non possono essere ignorati ma la loro trattazione deve avvenire in un’ottica diversa, molto diversa; non come è accaduto l’altro giorno con l’appropriarsi della politica politicante e non per rispondere ai bisogni delle persone. Il lavoro per Don Luigi Moretti è ancora lungo ed impegnativo ma è sicuramente incamminato sulla strada maestra del rinnovamento attraverso il cambiamento di persone e cose. Bisogna, però, avere pazienza; la Chiesa ci ha abituato a tempi molto lunghi nelle decisioni cruciali ma anche a velocità impressionanti quando le situazioni da rimuovere e da correggere sono davvero tante, così come nella Diocesi che Egli governa già da qualche anno. Non deve apparire riduttivo l’esempio che porto, ma anche la riorganizzazione dell’ufficio delle comunicazioni sociali della Curia è un fatto importante e fondamentale e la lenta scomparsa dal suo vertice di don Nello Senatore (sacerdote comunicatore ovunque !!) potrebbe essere la conferma di questo vento di cambiamento che l’altra mattina si avvertiva lungo lo scalone e nello stesso Salone degli Stemmi. Quella del rinnovamento attraverso il cambiamento, infine, è una guerra dalle tante battaglie che Mons. Moretti dovrà vincere l’una dopo l’altra se vorrà raggiungere in fretta il livello d’immagine di Francesco che ha mandato il suo elemosiniere (mons. Konrad Krajewsky) a donare ai barboni di Roma Termini una busta con una manciata di euro cadauno e con gli auguri del Papa. Questa è l’immagine della Chiesa che la gente vuole, che i fedeli desiderano, perché no anche qui a Salerno.

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