LA TERRA DEI FUOCHI

Di Corrado Caso

L’inferno esiste. Non nell’altra vita. Ma in questa, maledettamente terrena. Lo puoi vedere, l’inferno lo puoi toccare . Ci puoi vivere e mangiare. E morire.  Sulle carte geografiche non è indicato, eppure c’è: “ a nord di Napoli , a sud di Caserta” come racconta  Don Maurizio Patricelli parroco di Caivano. E’ un groviglio di case imbrogliate, vie intrecciate  come il cappio dei condannati  sospeso sui misteri del Vesuvio  in attesa dell’ultimo cancro. “Napule è na carta sporca e nisciun se n’mport” canta Pino Daniele con una smorfia di dolore e nello stadio stracolmo di giovani  tutti inseguono le sue parole e suonano e cantano alzando le braccia verso il cielo. Eppure l’agonia   è penetrata lungo  le arterie  dei monumenti di questa città e li scuote e li apre in mille fessure. Alle porte di Napoli, la  strada che porta alla terra dei fuochi è un viale maleodorante  d’immondizia  che risale le mura dei palazzi fino a raggiungere i primi piani degli edifici. La gente passa ed esorcizza la morte portando il fazzoletto alla bocca. Inorridita  e impotente“.. ognun aspett a ciort…”. I cassonetti  bruciati sono pietre miliari che orientano il viaggiatore e lo portano per mano nell’Inferno di Don Patricelli dove, anche, la mala coscienza del nord ha avvelenato e ucciso i figli di questa terra. Qui muore la speranza  e  le bancarelle vendono la passione di Cristo e la vita degli innocenti per trenta denari.  Chiedi  meravigliato se questa è la Campania felix. E  ripeti incredulo “E’ questa la terra degli antichi romani?”. Costeggiamo Capo Miseno dove la flotta romana ancorata  nella baia  riflette  sul mare segnali di fuoco  e il vociare dei marinai, i loro richiami  increspano  gli spazi immensi, il sapore della tempesta. “Bella fantasia…” e sorridi e aggiungi con tono provocatorio “Tiempe belle i na vota…” “E’ la storia che fu rapinata” rispondo e continuo mentre alla luce del tramonto l’argilla ha il colore del sangue “Cuma!” dico facendo un cenno con la testa “ Vedi  l’antro misterioso della Sibilla. Qui le notti d’estate la brezza del mare porta con sé  il tumulto dei legionari che si danno appuntamento e si interrogano sul loro destino.” “ E la Sibilla risponde?” chiedi sorridendo “Sì!  la Sibilla risponde sempre allo stesso modo perché non muoia la speranza: Ibis redibis non morieris in bello”. Un riverbero di luce sull’orizzonte   divide cielo e terra e il sole  è sceso alle spalle del mare e guarda un altro mondo. “Napoli è questo paesaggio mozza fiato?”mi chiedi  “ Anche  di notte c’è sempre una  fiammella sul mare. E’ una lampara che  vive, una voce che canta mentre le  anime dei morti increspano il lago d’Averno ed  Enea incontra il vecchio Tiresia. La nostra è una realtà unica dove   vita e morte sono da tempo immemorabile racchiuse nella nube rovente  di Plinio. ““… un’ enorme nube di ceneri, pomici, blocchi solidi e gas … a diversi chilometri di altezza. Dalla ricaduta da questa nube si depositarono in poche ore diversi strati di pomici che seppellirono completamente Pompei.”  il Vesuvio   rigenera la vita dopo averla distrutta in una  catarsi di fuoco e  lava che  come una striscia sanguinolente precipita  lungo le strade dei paesi e distrugge il vecchio, le sicurezze, il delirio di onnipotenza dell’uomo. “Forse…” mi rispondi.  “Terra di vita e morte che  il  bradisismo  innalza verso il cielo e sprofonda nel suo inferno di anime morte che viaggiano senza sosta da nord  a sud nella terra dei fuochi.  Ormai la notte confonde  gli angoli più nascosti delle case, il suo linguaggio è essenziale, operativo indifferente alle chiacchiere, convegni, manifestazioni, al vuoto istituzionale e alla mala coscienza. Dice  che la terra dei fuochi soffoca la vita e la testimonianza di medici  che svelavano in termini di percentuale l’incremento del cancro che devastava i corpi in quelle zone. Gli antichi filosofi greci parlavano di una interazione tra terra e cielo. Perché dalla terra si sollevano i vapori, i fumi che nutrono il cielo che a sua volta li restituisce con i raggi del sole. Tutto  ciò che vola alto non ha barriere e i confini sono soltanto luoghi comuni per esorcizzare le paure. l’Inferno  è qui ma è la casa comune dei buoni  e non dei diavoli.

One thought on “LA TERRA DEI FUOCHI

  1. come territorio coloniale il sud e in particolare la campania è stata destinata alla distruzione ambientale è umana. Siamo condannati a morte senza neppure una sentenza legale. Nessuno farà niente per salvarci abbiamo una sola strada Andare via in massa e mandare in tilt il Sistema.

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