Autoritarismo e corruzione: due cancri della politica

vania de maio

PAGANI – Ci scrive Franco Pelella di Pagani, volentieri lo ospitiamo: <<Caro direttore, ieri Andrea Scanzi, il noto giornalista de Il Fatto Quotidiano, ha scritto su Facebook le seguenti parole: “L’Italia è quello strano paese in cui i toni birbi di Grillo sono ritenuti più gravi dei politici che rubano. Un po’ come condannare chi bestemmia perché è stato infettato e assolvere ilari chi ha diffuso il virus. Siamo davvero un microcosmo bizzarro”. La mia opinione è che il problema che voleva porre Andrea Scanzi va posto in altri termini perché i toni di Grillo, anche se sono una cosa diversa, sono gravi come (e forse anche di più) i comportamenti dei politici che rubano. La mia opinione è che sono due i principali cancri della politica: l’autoritarismo e la corruzione; ma, mentre sulla corruzione siamo tutti d’accordo, nel giudizio sull’autoritarismo non c’è unanimità di vedute. Anche a sinistra spesso il comportamento autoritario di alcuni politici viene visto con favore perché si ritiene che esso sia un male necessario per ottenere dei risultati; ma quelli che spesso non vengono considerati sono i danni che il comportamento autoritario comporta. La mancanza della democrazia nel prendere le decisioni comporta l’illusione che le scelte di uno o di pochi siano migliori delle scelte di molti; la mancanza di rispetto delle persone che sta dietro alle scelte autoritarie è un danno considerevole alla vita sociale perché esso comporta delusioni forti e l’abbandono dell’impegno personale nella vita pubblica. Ma la cosa più grave della prevalenza delle persone autoritarie sulla scena politica è che, rispetto ai vantaggi immediati che possono derivare da determinati comportamenti, ci sono le incognite relative ai possibili grossi svantaggi derivanti dal dipendere dall’imprevedibilità delle  mentalità autoritarie; si rifletta, ad esempio, sulle immani catastrofi prodotte dai dittatori che sono stati sulla scena politica nel corso del 20° secolo>>.

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