Gianni Paciello: “ anarchico “ sulla strada

 

Antonio Citera

 

SASSANO – Un ragazzo vivace Gianni, così lo definiscono gli amici e chi lo conosceva. Così lo definiscono i tanti cittadini di Silla che quotidianamente incrociavano le sue gesta. Spericolato con la sua BMW nera, un bolide dal rombo di tuono. Spesso si divertiva a fare acrobazie, sgommate, testa coda, per questo motivo era considerato un anarchico al volante. Anarchico perché non sempre rispettava le regole, il codice della strada. Era conosciuto anche per questo ma, anche perché in fondo in fondo era un “bravo guaglione”. Gestiva in società il Gran Caffè Silla, un bar non molto distante dal luogo della tragedia consumatasi domenica che ha visto la morte di quattro giovani. Gianni come spesso faceva ha imboccato la rotatoria di Silla a forte velocità ma, stavolta qualcosa non ha funzionato nella sua acrobazia, la macchina impazzita ha preso il volo e ha centrato in pieno i quattro amici al bar. Una corsa folle quella di Gianni, i carabinieri che hanno rimosso e sequestrato il veicolo dicono che la lancetta del contachilometri della BMW era ferma tra i 160 e i 170 km orari, una velocità folle in un tratto urbano dove vista la mole di traffico al massimo si possono raggiungere i 30,40 km orari.  Una strage annunciata dunque, non dico voluta (anche se l’accusa è di omicidio volontario, dimostrarla sarà difficile !!) perché sempre di incidente si è trattato ma, dettata dalla sua foga di apparire e dimostrare la sua superiorità al volante. Quasi a dire ho il pieno controllo del mezzo anche in situazioni estreme e con la mente offuscata dall’alcool. Forse la stessa cosa che ha pensato due anni fa quando coinvolto in un altro incidente poco più avanti ha visto morire Giovanni Rubino, un 22enne amico di Gianni. I due erano nella stessa auto. In quel frangente si disse che a guidare la Toyota finita contro un albero fosse Rubino ma, le testimonianze sul posto affermarono il contrario, ossia, che al momento dell’impatto mortale alla guida ci fosse Gianni Paciello. Una lunga diatriba giudiziaria, gli fu sospesa la patente proprio per far luce sulla vicenda. Dopo un anno gli fu ridata. Una vicenda con molti lati oscuri ancora da chiarire, finita bene per Gianni discolpato e rimesso in condizione di poter riprendere in mano il volante. Oggi piantonato dai carabinieri all’ospedale è accusato di omicidio plurimo volontario ed  è sottoposto ad arresto. Il suo sguardo fissa il soffitto, il ricordo lo assale, ha nella mente Giovanni e Nicola, due fratelli che amavano il calcio, ha nella mente Daniele soprannominato “U Russo” per il colore dei capelli, ha nella mente Luigi, suo fratello ragazzino allegro e solare, ha nella mente tutto questo e il suo folle gesto che ha spezzato per sempre la serenità di quattro famiglie e dell’intera comunità sassanese.

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