San Matteo 2014: ma chi sono i camorristi ?

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Inorridito sono !! Così non va. Non so fare il giornalista come lo fan tutti. Probabilmente io non sono un vero giornalista e non conosco le regole fondamentali del mestiere; difatti non sono andato a scuola da nessuno e con nessuno. Mi muovo in piena libertà accollandomi tutte le responsabilità del caso e di volta in volta cerco di attenermi alla verità dei fatti per poterli meglio commentare. Non concepisco, però, il giornalismo che oggi scrive “Nelle paranze figli e vedove della camorra” (con chiara ed errata allusione a Maria Cristina Tortorella che è stata la moglie a tutti gli effetti, e non la semplice compagna, di Pierpaolo Capri con il quale ha vissuto una splendida e tormentata storia d’amore che questa città di bigotti non ha mai voluto capire) ed esattamente il giorno seguente, dopo appena 24 ore, “Ho solo urlato <vattenn>, non sono un camorrista”. Per la legge non scritta e per una doverosa parità di accesso al mondo dell’informazione (ma in alcuni casi bisognerebbe non concedere questa parità di accesso !!) mi sembra giusto pubblicare il 17 ottobre il punto di vista della Procura e il giorno 18 ottobre il punto di vista dei paranzieri. Ma, mi chiedo: il punto di vista della stampa dov’è e qual è ? Delle due l’una, o io non ho capito niente di come si fa il giornalista, o tutta la stampa salernitana è fuori strada. Per quello che ho letto, a poco o niente vale il tentativo di approfondimento del responsabile della redazione de Il Mattino di Salerno che dice e non dice, che fa riferimenti storici e filosofici, ma che non esprime non dico il suo personale punto di vista (ci mancherebbe in una città bigotta e retrograda come la nostra !!) ma almeno il punto di vista della stragrande maggioranza dei suoi lettori tra i quali mi annovero, deluso, anche io. In uno dei precedenti approfondimenti su quanto accaduto intorno e dentro la processione di San Matteo mi permettevo di promuovere e proporre una “scaletta di merito” per incominciare a distinguere i buoni, i meno buoni e i camorristi; perché se è vero come è vero che la camorra esiste, sarà anche possibile distinguere un camorrista ed il suo comportamento da me e da tantissimi altri cittadini cosiddetti normali. O dire queste cose fa il pari con una eresia soltanto apparente e vittima delle paure verso un mondo, quello della malavita, che certamente non conosciamo in tutti i suoi dettagli perché non sono e non siamo malavitosi ? Nella maledetta serata del 21 settembre scorso ho ascoltato direttamente (non ho bisogno di ricorrere alle interviste per riferire quello che è accaduto !!), per averlo vissuto dal vivo, frasi ed epiteti farneticanti all’indirizzo del Presule: “”Scemo, scemo …vergognati, vergognati …magnat e men … miettet a dieta … vatten … ue munnezz, ue munnez … miettet a diet si vuò sparagnà …sei un ridicolo, sei un ridicolo … vatten, affanculo … vai via, vai via …”” e tante altre vergogne che hanno soltanto sfiorato l’Arcivescovo e si sono, però, abbattute con tutta la loro protervia sulla comunità intera. Ecco io comincerei da qui per fare il primo distinguo, partendo alla pari dei paranzieri in quanto se loro non sono camorristi (e nella loro stragrande maggioranza non lo sono) a maggior ragione non lo sono neppure io, perché io queste volgarità nei confronti del Capo della Chiesa salernitana non le avrei mai pronunciate come non le ho pronunciate. Il secondo distinguo è dato dal fatto che io non ho mai avuto la possibilità di portare i Santi in processione (e in verità non lo avrei nemmeno fatto !!) e, con tutto il rispetto per i morti, non avrei mai consentito che le statue si inchinassero non solo dinanzi all’ex abitazione del “Crapariello” ma anche a quelle dei vari camorristi uccisi o massacrati a vario titolo negli anni scorsi. Ce ne sarebbero altri di elementi distintivi, ma lascio perdere perché il mio approfondimento è più dedicato ai giornalisti che ai camorristi, visto e considerato che in questa città di camorristi (secondo quanto riferisce la stampa !!) non c’è più neppure l’ombra; anzi ci troviamo di fronte a tanti bravi ragazzini con il giglio in mano che vanno in pubblico corteo a chiedere scusa all’Arcivescovo. Dal 21 settembre scorso ci si dibatte, in maniera ridicola e vergognosa, su chi ha aperto i cancelli del Comune per far entrare le statue e mi chiedo: “Ma vuoi vedere che quella sera c’ero soltanto io dinanzi al Comune quando ho visto due vigili urbani in uniforme aprire dall’interno i cancelli ben prima che arrivassero le statue, ovvero quando ancora le statue erano poggiate per terra dinanzi alla Provincia ?”. Certamente che non ero solo, c’erano tantissimi colleghi con me (e ricordo benissimo i nomi che potrei anche elencare agli inquirenti se la Procura vuole !!); io ho già reso la mia testimonianza scrivendola a più riprese (se poi la Procura la vuole ignorare, bontà sua !!), si apprestino anche gli altri a dare la loro testimonianza scrivendola o annunciandola in tv; farebbero metà del loro dovere civico che è altra cosa rispetto alla cronaca giornalistica e alla presunta parità di accesso ai mezzi d’informazione. E aggiungo che dal mio punto di osservazione non potevo individuare e leggere il numero di matricola che i vigili portano sulla divisa, alla Procura sarà sufficiente acquisire le note di servizio per arrivare con sicurezza all’identità dei vigili urbani comandati e a chi ha impartito il comando. E sarebbe, di per se, già un punto di ripartenza molto forte per le indagini già frettolosamente chiuse (così dice Il Mattino !!) dal pm Francesca Fittipaldi e dal capo Corrado Lembo che da questo approfondimento potrebbero trarre nuova linfa investigativa se proprio intendono arrivare alla verità entrando, semmai, anche nel Palazzo di Città. Il “camminiamo insieme” di S.E. Mons. Luigi Moretti non è una resa e neppure una condizione, è semplicemente l’essenza della missione pastorale di un Vescovo che è disponibile (e non potrebbe fare altrimenti !!) a camminare insieme anche con chi lo ha tradito proprio perché Lui “non ha preclusioni, non ha interessi personali e neppure idee da salvaguardare” e deve saper ricondurre nel gregge anche le pecore smarrite. Per il momento le distanze tra il Vescovo e i portatori sembrano incolmabili, nonostante le lettere e i finti pentimenti. Domani chissà, domani è un altro giorno. Alla prossima.

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