Università: morte e sicurezza (2)

Aldo Bianchini

SALERNO – Quando si parla di infortuni e/o di incidenti verificatisi all’interno di spazi strutturali inerenti gli ambienti di lavoro, la scuola o qualsiasi luogo di aggregazione sociale e lavorativa c’è sempre da tenere presente un principio basilare e cioè che per qualsiasi infortunio e in qualsiasi infortunio, ovvero per il suo determinismo, esiste una componente essenziale che si chiama “distrazione” che va ben oltre la responsabilità oggettiva e soggettiva; senza di essa il numero e la gravità degli infortuni si abbatterebbe almeno del 60/70 %. Ovviamente va subito detto che la cosiddetta distrazione discende prevalentemente dall’assuefazione, dall’abitudine a ripetere per giorni, settimane, mesi e anni le stesse operazioni. Una volta si diceva che la catena di montaggio della grandi fabbriche era la più prolifica produttrice di un altissimo numero di infortuni; oggi il concetto è passato si è esteso ed è passato anche ad altre operazioni lavorative intendendo come lavoro ogni azione compiuta dall’uomo: guidare un pullman, andare a scuola, muoversi in un cantiere, operare in fabbrica, camminare per strada, ecc. ecc.; la ripetizione quasi mnemonica delle operazioni porta gradualmente all’assuefazione ed alla distrazione. Non a caso gli infortuni seriali ed anche di una certa gravità accadono in una fascia di età compresa tra i quaranta e cinquant’anni, cioè quando la sicurezza nell’esecuzione dell’operazione è talmente elevata da sfociare facilmente nella distrazione. In età giovanissima gli infortuni sono, ovviamente, più rari ma quando accadono producono effetti disastrosi. Detto tutto questo dobbiamo ora esaminare il compito preciso che la legge (decreto legislativo n. 626/94 e successive modifiche) assegna ai cosiddetti “responsabili della sicurezza” scelti tra i lavoratori, i dipendenti, i docenti e/o gli studenti. Nella fattispecie dobbiamo ovviamente parlare di sicurezza nella scuola (e l’Università è una scuola !!) facendo riferimento non solo al D.Leg. 626/94 ma anche a tutte le norme successivamente emanate con specificità molto precisa. Dunque nella scuola chi sono i protagonisti della sicurezza ? Gli attori protagonisti della sicurezza nelle strutture scolastiche sono: i dirigenti scolastici (vale a dire presidi e direttori didattici), individuati come “datori di lavoro” dal Decreto del  Ministro dell’Istruzione 21 giugno 1996, n. 292, e gli Enti locali (Comuni e Provincie) il cui ruolo in ordine alla fornitura dei locali da adibire ad uso scolastico ed agli obblighi manutentivi degli stessi, è regolato dalla Legge 11 gennaio 1996, n. 23. Le disposizioni legislative appena citate distinguono in modo chiaro, almeno in teoria, le attribuzioni ricadenti sui singoli soggetti; il capo dell’istituto è responsabile delle misure di sicurezza antincendio di tipo “gestionale” mentre rimane all’Ente locale la competenza degli interventi di manutenzione (non importa se ordinaria o straordinaria) finalizzata alla “messa a norma” degli edifici. In tal modo si individua come componente fondamentale dell’azione preventiva non soltanto il progettista e l’organo di controllo ma anche il titolare dell’attività che ha il dovere e la responsabilità diretta di gestire la struttura anche sotto l’aspetto della sicurezza. Tutto questo per quanto riguarda la scuola ordinaria; per le università se il concetto di sicurezza è comunque identico, lo stesso si allarga ed in particolare stabilisce che necessita fare di tutto al fine di arrivare al punto che  “la situazione in cui i rischi sono stati eliminati o ridotti al minimo possibile per quanto permesso dallo stato dell’arte delle conoscenze tecniche e dall’applicazione delle migliori tecnologie, compatibilmente con le necessità delle attività da svolgere”. A questo punto, dunque, bisogna stabilire preliminarmente se il luogo in cui si è verificata la tragedia di Francesca Bilotti rientra nel comprensorio logistico e perimetrale dell’Università per cominciare a delineare e a delimitare il campo delle attribuzioni ricadenti sui singoli soggetti (nomi e cognomi) e per deduzione delle conseguenti responsabilità. Dobbiamo ripartire, allora dai tre punti focalizzati nell’articolo di ieri ovvero: la distrazione, le responsabilità oggettive e soggettive, la professionalità del pm Amedeo Sessa. Per mia esperienza diretta posso affermare, senza tema di essere smentito, che non esiste infortunio senza un minimo di distrazione da parte degli attori dell’infortunio stesso, cioè di chi lo commette e di chi lo subisce. Dando per scontato che nel determinismo dell’infortunio mortale di Francesca non c’è assolutamente alcun dolo da parte di chi lo ha comunque provocato bisogna ammettere (senza farsi prendere da sentimenti e da emozioni !!) che entrambe le parti erano distratte. Spetta al giudice, e soltanto a lui, stabilire in quale misura può essere fissata la distrazione dell’autista ed in quale misura quella della ragazza; per quest’ultima va comunque detto che la distrazione sarà sempre assolutamente relativa e quindi potrà essere addebitata soltanto come “concorso minimo”, anche ai fini del riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti in favore dell’autista, senza nulla togliere all’enorme distrazione dell’autista che di fatto e in maniera colposa ha determinato l’evento luttuoso. Ma c’è di più, bisognerà anche valutare se e quanto ha potuto incidere l’affollamento dell’autobus e la chiassosità dei suoi occupanti sulla distrazione dell’autista, e se e quanto ha potuto incidere lo stesso affollamento sulla perfetta visibilità dagli specchietti laterali; questi sono elementi che certamente al pm non sfuggiranno nelle sue indagini preliminari. Sulle responsabilità oggettive e soggettive dobbiamo dedicare una puntata di questa inchiesta perché l’esame è complesso e comincia, appunto, dal “settore sicurezza” e dai suoi responsabili incardinati nella struttura dirigenziale ed operativa dell’ateneo salernitano che sembra, ad oggi, essere l’unico responsabile della corretta tenuta del terminal-bus se è vero come è vero che lo stesso terminal ricade tra le strutture universitarie e che  anche il massimo responsabile della Sita (dr. Simone Spinosa) aveva fatto richiesta di una conferenza di servizi proprio all’Università, conferenza che guarda caso doveva tenersi la mattina dell’increscioso incidente e che doveva riguardare appunto la riorganizzazione del terminal. Come scrivevo ieri, sembra anche che il pm Amedeo Sessa abbia già indirizzato le sue indagini verso l’organismo universitario che sovrintende alla sicurezza di tutte le strutture dell’ateneo ed abbia già individuato i singoli componenti con le rispettive attribuzioni in materia di sicurezza, igiene e prevenzione nell’ambito dei due campus universitari. A detto organismo, abbastanza complesso, coordinato dall’ing. Gianluca Basile (dirigente area VI) il pm Amedeo Sessa si accingerebbe a chiedere tutti i piani strategici messi in atto al fine di migliorare la situazione anche stradale all’interno dell’ateneo soprattutto in questi ultimi dieci anni dalla morte per incidente analogo della docente di cui al precedente articolo. Alla prossima.

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