SARNO: un consorzio da cancellare

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Prendo spunto dal commento di un lettore di questo giornale per incominciare a parlare del “Consorzio di bonifica integrale del comprensorio Sarno”. In verità il commento del lettore, l’anonimo STEP, è stato postato su un articolo inerente il processo Gambino ma è comunque interessante per il nostro discorso perché il lettore scriveva “step – Mi aspettavo qualche news circa le disavventure di questi ultimi giorni del Consorzio Di Bonifica Integrale Comprensorio Sarno. Come mai questa testata non si è ancora espressa in merito??”. Mi ha colpito soprattutto l’ultima frase di STEP quando dice “Come mai questa testata non si è ancora espressa in merito ??” come a voler dire che aspetta il nostro commento-approfondimento su una vicenda quasi surreale. Ringrazio l’anonimo lettore perché, per l’ennesima volta, mi dà la possibilità di ribadire un concetto essenziale, cioè che molto probabilmente noi pur essendo un giornale online siamo forse l’unica testa giornalistica ad esprimersi ed a prendere posizione, siamo cioè un giornale d’opinione e probabilmente “di nicchia” soprattutto per quanto riguarda la giudiziaria. Insomma il famigerato copia e incolla delle migliaia di notizie che girano sul web non ci interessa. Ma passiamo rapidamente all’argomento oggetto di questo approfondimento che è il Consorzio del Sarno. Questo è un Consorzio che non ha, e forse non ha mai avuto, ragione di esistere in quanto, al di là degli sprechi e della mala-gestio sui quali è giusto che indaghino gli inquirenti per squarciare i veli e mettere a nudo le responsabilità, non ha mai seriamente portato avanti lo spirito che i suoi fondatori probabilmente volevano imprimere all’azione amministrativa e tecnica di un organismo deputato alla “bonifica integrale del comprensorio Sarno” (lo dice la stessa denominazione dell’Ente). Ebbene mi interesso di giornalismo da oltre trent’anni ma non ho mai potuto registrare un’azione risolutiva del Consorzio ed ho sempre sentito parlare, in Italia e all’estero, del fiume Sarno come uno degli esempi più attuali e visibili del cattivo funzionamento dei tanti Enti (forse migliaia !!) chiamati a curare l’ambiente e la bonifica del territorio in un Paese concretamente esposto, per via della sua orografia, ad eventi drammatici di tutti i tipi. Eppure sul fiume Sarno e dentro il fiume Sarno sono stati spesi centinaia di milioni di euro, sono stati indetti concorsi, sono stati sbandierati lavori pubblici di risanamento da prima grandezza, sono stati organizzati centinaia di convegni, sono state spese parole che avrebbero riempito probabilmente un libro come l’antico e il nuovo testamento e tutte le opere religiose di un millennio di storia. Spesso, in questi lunghi anni, mi sono posto la domanda. “Vuoi vedere che il Sarno è l’unico fiume al mondo non bonificabile?”. Eppure hanno bonificato il Volga, il Nilo, il Mississipi ed anche il Rio delle Amazzoni, ma il Sarno resiste ed evidenzia sempre di più una voragine che inghiotte denaro pubblico a volontà. Mi fa sorridere, oggi, l’azione politica dei sindaci di Baronissi, Cava de’ Tirreni, Fisciano, Lettere, Pagani, Pompei, San Giuseppe Vesuviano, San Marzano sul Sarno, Sant’Antonio Abate, Santa Maria la Carità, Scafati, Solofra, Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, che chiedono in coro al governatore Stefano Caldoro di autorizzare l’indizione di un referendum popolare abrogativo per la soppressione del Consorzio. Siamo alle solite, tutti questi sindaci non hanno capito niente o fanno solo finta di non aver capito che il Consorzio va cancellato. Punto. In questo chiacchierificio inutile e che si fa sempre più assordante e pressante l’unica proposta originale e percorribile, senza guardare ai colori,, mi sembra quella fatta da Enzo Stile (componente l’Assemblea Nazionale del PD) che chiede la trasformazione del Consorzio in “Ente che controlli in area vasta l’inquinamento nei corsi d’acqua”, tenendo ben presente che se non fa quello che deve fare bisogna cancellare anche questo presunto nuovo organismo. Io personalmente quando sento parlare in politichese (e Stile un po’ di politichese ce l’ha messo nella sua proposta !!) inorridisco di fronte a termini “controlli” oppure “area vasta”  o ancora “Ato” e così via. Non vale a niente la storiella dell’avvocato licenziato perché incassava parcelle d’oro, se ha sbagliato paghi, ma la vera iattura del Consorzio sta negli sprechi continui e quotidiani, la solita goccia che esce da un rubinetto e che è capace di provocare un allagamento. Lo abbiamo visto per il Mose di Venezia, per l’Expo di Milano, per i lavori di bonifica mai fatti in Liguria e per la tragica manfrina romana delle Cooperative e dei Consorzi in quella che tutti chiamano “Mafia Capitale”. Ma una storia come quella del Consorzio Sarno è davvero impressionante perché, forse, è la più lunga della storia, non soltanto per il percorso tortuoso delle sue acque, ed è ancora lontanissima dalla foce e tutta da seguire. Alla prossima.

One thought on “SARNO: un consorzio da cancellare

  1. “Mi ha colpito soprattutto l’ultima frase di STEP quando dice “Come mai questa testata non si è ancora espressa in merito ??” come a voler dire che aspetta il nostro commento-approfondimento su una vicenda quasi surreale.”

    Magari fosse surreale. La vicenda è fin troppo reale e diffusa a tanti altri enti.
    E visto che sulla realtà ci siete sempre (anche se non sempre condivido il punto di vista, ma questo è dettaglio davvero secondario) mi sembrava davvero strano il vostro silenzio.

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