Caimangate: comiche finali … tra figli e nipoti !!

 

Aldo Bianchini

 SALERNO –  Indubbiamente Giuseppe Zitarosa deve ripassare la storia, almeno per quanto riguarda Diocleziano (Gaio Aurelio Valerio Diocleziano) l’unico imperatore di Roma ad essersi dimesso nel 305 d.C.; paragonare Vincenzo De Luca a quell’imperatore è errato, almeno per quanto riguarda la “via delle dimissioni” in quanto Enzo è stato cacciato al contrario di Diocle che ebbe il merito di lasciare e di godersi gli ultimi anni di vita nella quiete dorata del “suo palazzo a Spalato” quando ancora i suoi fedelissimi invocavano a gran voce il suo ritorno al potere. Vincenzo De Luca potrà, forse, trascorrere gli anni del dopo sindacato in qualche villa dorata alle Canarie (dove il suo ex amico Bohigas è pluriproprietario), ma qui nella sua terra non lo vuole più nessuno, anche i suoi fedelissimi che soltanto all’apparenza sfidano la storia, la legge e i magistrati ma che, comunque, se la farebbero sotto al primo vero stornire di fronde, soprattutto quelle giudiziarie. Andate a chiedere qualcosa a chi è già stato vittima del sistema deluchiano, andatelo a chiedere all’ing. Domenico Barletta cosa si prova ad essere condannati solo per il fatto di avere stoltamente ubbidito agli ordini di un capo che non vuole sentire ragioni. Piuttosto accosterei la figura di De Luca a quella di Marco Aurelio Caro (imperatore per un anno 282-283 d.C.) che cercò disperatamente, prima di morire, di assicurare la successione  ai suoi due figli (Numeriano e Carino) e poi al nipote Nigriniano (figlio della figlia Paolina) il titolo di imperatore. Ecco la presenza nel salone dei marmi, la mattina di venerdì 13 febbraio 2015, di Roberto figlio di Vincenzo mi richiama alla mente la figura di Marco Aurelio Carino piuttosto che quella di Diocleziano (nato da famiglia borghese, unica assonanza con il kaimano) che ebbe il merito, se non altro, di stroncare ogni palpito di velleità imperatoriale degli eredi della nobile famiglia illirica. Come in ogni storica decadenza anche Enzo non si sottrae al rito infelice, e per certi aspetti contestabile ancorchè odiosa, di inviare sulla scena del defunto potere uno dei figli; cosa questa, almeno per quanto mi riguarda, assolutamente fuori luogo; come se il kaimano volesse ancora controllare attraverso le pupille del figlio i buoni e i cattivi per poterli annoverare come fedelissimi o traditori. E lì tutti a farsi belli, quelli apparentemente fedeli, con paroloni e frasi da incasellare nella storia, mentre gli altri ad incattivirsi ancora di più per dimostrare al popolo la loro autonomia e indipendenza; quel popolo (invocato dal consigliere comunale Horace Di Carlo) che se è vero che ha dato ad Enzo un successo strepitoso nel 2011 è altrettanto vero che è prontissimo a negarglielo. Horace è un giovane istintivo, espansivo, coraggioso e generoso, ma farebbe bene a non schierarsi mai così apertamente in favore del kaimano che non ha mai restituito niente a nessuno. Non voglio essere frainteso e preciso meglio il mio pensiero sul figlio di De Luca; Roberto ha tutto il diritto di essere presente in aula così come ha tutto il diritto di dialogare a lungo con chicchessia, anche con felice Marotta; ma tutto questo spero sia avvenuto al di fuori delle transenne del salone o nei corridoi del palazzo. Sarebbe di estrema gravità se ciò fosse avvenuto all’interno del recinto dei consiglieri. Per tutto questo sento di dover dare pienamente ragione all’altro giovane istintivo e coraggioso consigliere “Roberto Celano” (anch’egli come Horace imparentato con il sottoscritto)  quando dice che “siamo alle comiche finali e che la vergognosa sceneggiata finisce qui”. Al duro presidente della Commissione Finanze, Nino Criscuolo, vorrei soltanto ricordare che nessuna fine della democrazia è stata decretata l’altra mattina e che semmai la democrazia comincia proprio dalla decadenza di De Luca. Non per De Luca fine a se stesso piuttosto perché la democrazia esige dei cambi generazionali e dopo oltre venti anni credo che siano assolutamente giusti non uno ma due passi indietro. E dove era Criscuolo quando, per colpa di sentenze altrettanto speciose e politiche come quelle che hanno defenestrato il kaimano, sono stati mandati a casa tanti sindaci del centro destra che parimenti avevano ottenuto consensi popolari straordinari ? E poi, in tutta sincerità, l’unico forse a dover essere preoccupato per un’eventuale nuova candidatura a sindaco di De Luca (sempre che venga emanata una legge ad personam !!) è proprio Angelo Caramanno perché gli altri sono preoccupati si, ma della tenuta della democrazia. Ma al di là delle chiacchiere d’ora in poi il vero problema per il Consiglio Comunale e per lo stesso sindaco f.f. sarà quel benedetto articolo della L. 56/2014 anche se il tutto, compreso la decadenza conclamata, cadrà nelle mani del ministro dell’interno Angelino Alfano, punta di diamante di quel pacchetto di personaggi politici che Vinzenzo De Luca ha prima tacciato di inettitudine e poi schiacciato sotto il rullo compressore della sua tracotanza politica.

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