Regionali Campania. Non poteva mancare il “Tribunale di Sala Consilina”


Antonio Citera

NAPOLI – Una campagna elettorale strana quella che porterà domenica 31 maggio al rinnovo del consiglio Regionale della Campania. Tra mille polemiche e altrettante promesse, i candidati, spesso nel ridicolo, stanno affrontando lo sprint finale con tenacia ma, aimè, senza fantasia. Una Regione allo sfascio, lo si vede, lo si percepisce dai volti stanchi delle persone, sconfortati dalla mancanza di razionalità della politica che negli ultimi anni ha decisamente oltrepassato il limite di tollerabilità. Un lento morire che si ripercuote quotidianamente sulle spalle già spossate di inermi cittadini. Non entriamo nello specifico altrimenti ci vorrebbero decine di pagine per spiegare l’incoscienza diffusa che ha amministrato e che non si è opposta alla cattiva gestione della cosa pubblica. Una dilagante corsa alla poltrona che ha spezzato definitivamente le speranze di centinaia di migliaia di persone. Dopo la prefazione d’obbligo, entriamo nello specifico. Pur di racimolare qualche voto, si continua a speculare sulle coscienze, sugli strazi che negli ultimi tempi hanno colpito i territori. E’ il caso del Vallo di Diano, da sempre nella rete della politica strumentale. Un Territorio di conquista, della politica ovviamente che, nel passato prossimo ha dato il meglio di se e continua imperterrita a dare. Potremmo parlare di disoccupazione, di sanità, di diritto alla vita ma, oggi mi voglio soffermare sullo scippo del tribunale di Sala Consilina, ossia, il diniego della giustizia, un presidio soppresso per mano di politici rampanti che dalla vicina Basilicata hanno aperto le loro braccia trascinando con se anche la dignità delle persone. Una riforma epocale quella della geografia giudiziaria che ha soppresso in tutta Italia quasi 1000 presidi di giustizia osannando quel risparmio che a oggi non si percepisce. Il tribunale di Sala Consilina era un gioiello di concretezza ma, qualcuno ha deciso che doveva trasferirsi a Lagonegro e così è stato. Quel qualcuno risponde al nome di Gianni Pittella, politico di razza, politico Lucano con le “palle” che, forse giustamente ha gettato acqua al suo mulino traghettando come faceva Caronte, le anime perse da una parte all’altra del fiume. Fatto sta che le sue gesta hanno consentito alla sua terra di crescere, nel bene e nel male naturalmente, seguendo sempre quella che è la morale di chi fa politica. Tutto questo accadeva qualche anno fa e, in tutto questo, nessun politico del Vallo di Diano o meglio della Provincia di Salerno, si è opposto se non con languidi e tiepidi tentativi di sviare il problema con contestazioni di facciata. Ricordi vivi, che bruciano, che dimostrano l’incoerenza tra il dire e il fare tipica di chi mastica politica quella con la P maiuscola. L’assurdo però sta nel mezzo, sta nel divulgare , nonostante tutto, ancora speranze e, ancora speranze legate a una possibile riapertura del tribunale. Lo si fa senza senno, lo si fa per dirompente esasperazione di fronte a una realtà che ha coronato la sconfitta della politica ma, soprattutto dei politici. P.S. Per chi ancora ha dei dubbi in merito, si prega di guardare la foto.

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