ANCE: la fine di una lunga storia … forse !!


Aldo Bianchini

SALERNO – La storia, la lunga storia dell’ ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), sarebbe meglio dire dell’ ACES (Associazione Costruttori Edili Salernitani) di Salerno sembra ormai giunta al suo capolinea. Forse !! Il dubbio è legato al fatto che non è la prima volta che all’interno di detta associazione si è scatenata una battaglia senza esclusione di colpi, battaglia che spesso ha permesso l’intrusione della magistratura con effetti a volte devastanti. Vado a memoria, e la prima grande battaglia in seno all’associazione risale alla fine degli anni ’80 quando si schierarono, l’una di fronte all’altra, due grosse componenti capeggiate da un lato da Mario Del Mese (papà dell’allora sottosegretario di stato Paolo) e dall’altro da Gennaro Citarella (il capo di una delle famiglie più potenti dell’agro nocerino-sarnese). Quella battaglia fu cruenta, sembrava che l’ Associazione dovesse dissolversi come neve al sole da un momento all’altro, ma alla fine sopravvisse grazie al fatto che Gennaro Citarella fu ucciso dalla camorra la mattina del 16 dicembre 1990, che Mario Del Mese fece un passo indietro favorendo una soluzione concertata in favore dell’avvocato Luigi Cardito (potente imprenditore edile di Salerno). La tregua durò poco; Luigi Cardito fu arrestato la mattina del 5 dicembre 1993 (giorno dell’elezione di De Luca a sindaco di Salerno) insieme ad Alberto Schiavo (imprenditore, Aldo Linguiti (funzionario CIPE), Francesco Scelza, Pasquale Pepe, Antonio Angelo Cavallo (segretari comunale di Ricigliano, poi pienamente scagionato), Antonio De Rosa (imprenditore di Battipaglia, più volte arrestato), Cosimo Chechile (esponente di una nota famiglia di imprenditori che in seguito acquistò l’Hotel Jolly e costruì il Grand Hotel), Giovanni gentile, Umberto Chicchella e Salvatore Torsiello (sindaco di Laviano che in quel momento era già in carcere per altre accuse). Erano i tempi di tangentopoli e fu anche il momento di stipulare nuove alleanze imprenditoriali-economiche e politiche; molti di questi nomi sono ancora oggi sulla scena pubblica salernitana. Ma l’ ANCE si sfasciò di nuovo e, come qualche anno prima, sembrò sull’orlo della fine; ma ce la fece a sopravvivere. Ancora qualche anno e ritorna lo scandalo in seno alla sezione salernitana della prestigiosa ANCE; due funzionari dell’associazione vengono travolti da un’inchiesta giudiziaria devastante, si parla di appropriazioni indebite e di “pacchi dono” che l’Ance aveva negli anni distribuito a desta e a manca per tenersi buoni dirigenti e funzionari dei vari Enti previdenziali, dell’Ispettorato del Lavoro e di molti Enti Locali; insomma una vera e propria “mappa del potere” che gli imprenditori associati avrebbero costruito per potersi infiltrare in ogni angolo delle istituzioni. Ancora qualche anno e sulla scena irrompe tumultuosamente e rumorosamente il giovane rampollo di una nota famiglia di Vallo della Lucania dedita alle costruzioni edili ed ai grandi lavori pubblici: Antonio Lombardi, ingegnere ed erede incontrastato di un grosso impero economico. Lombardi, per certi versi, rappresenta il passaggio di consegne dalla vecchia nomenclatura imprenditoriale proveniente dalla famosa “mazzetta e cucchiara” alla nuova generazione di imprenditori moderni, rampanti, tecnologizzati e tutti doverosamente laureati. Con un difetto però, quello di non aver conquistato con il sudore della fronte i vari scalini del successo come avevano fatto i loro genitori. E chi si aspettava grandi cose da questa generazione nuova, giovane e rampante è rimasto profondamente deluso, anche se qualche esempio virtuoso c’è anche stato in quella che la storia sta registrando come la “nuova casta proletaria” dedita allo sperpero delle risorse incamerate dai predecessori. Mi spiace dirlo ma Antonio Lombardi non appartiene a questi pochi esempi virtuosi, tutt’altro; contro di Lui parla la stolria di questi ultimi anni. Difatti dovunque abbia messo le mani ha provocato dei disastri. Quello più eclatante riguarda la Salernitana Calcio che aveva acquistato ed aveva cercato di rilanciare con l’appoggio del sindaco Vincenzo De Luca e con il miraggio di ottenere l’esclusività su alcuni grandi lavori pubblici (dal trincerone alla tangenziale, dall’inceneritore a Porta Ovest, e così via). Gli equilibri politico-imprenditoriali mutarono nel breve volgere di qualche tempo e la Salernitana finì nel suo fallimento più clamoroso, anche se oggi non è che stia molto meglio di allora. In merito alla Salernitana un suo fedele esecutore (anch’egli titolare di un’impresa tuttora iscritta all’Ance) una sera, in presenza di testimoni mi disse: “… Ho dovuto sorvegliarlo per evitare che sulla Salernitana facesse altri guai … ora dovrò stare attento a cosa mi combina con l’Ance …”. Probabilmente quell’amico o presunto tale non è riuscito nella sua opera di salvataggio dell’Ance e l’associazione, forse per l’ultima volta, è precipitata in un vortice senza precedenti. Se in passato le annunciate e proclamate spaccature erano state sempre ricomposte, ora si è arrivati addirittura alla paventata espulsione dell’Associazione salernitana dal novero nazionale dell’Ance che avrebbe già assorbito l’ AIES (Associazione Imprenditori Edili Salernitani) velocemente e furbescamente costituita dal suo rivale Vincenzo Russo. Ma lui, Antonio Lombardi, resiste sulla tolda di una nave che molto probabilmente non è più sua e che il suo avversario, anche in maniera spericolata ai limiti della corretta competizione, gli sta soffiando giorno dopo giorno. I due un tempo erano sfidanti apparentemente leali, ora probabilmente sono acerrimi nemici. Lotta di potere per il potere, mi ha sussurrato qualcuno; non lo so, di certo però questa battaglia rischia di far naufragare definitivamente un’associazione che, nel bene e nel male, ha tracciato parte della storia della nostra città.

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