Aldo Bianchini
SALERNO – Parafrasando una notissima lettera aperta dal titolo “Salerno frana … chi la ferma” che l’antico lottatore contro la deriva ambientale-territoriale e la cattiva tenuta idro-geologica del territorio salernitano, Gaetano De Simone, ho ritenuto giusto ampliare l’argomento anche sulla gravissima problematica degli allagamenti di molte zone della città all’insorgere delle prime piogge stagionali e passare da Salerno frana a Salerno si allaga. Insomma Salerno si allaga un po’ dovunque anche per una semplice “bombetta d’acqua”; figurarsi quando da settembre in poi arriveranno le piogge torrenziali. Per intavolare, però, un ragionamento serio bisogna premettere un dato tecnico essenziale per non cadere nell’errore di dire o scrivere argomenti poco conosciuti o non conosciuti affatto e di addebitare responsabilità individuali che non esistono. Quella del territorio urbano di Salerno è una orografia-idrografia molto particolare ed è divisa in almeno due distinti settori; il settore occidentale (la città vecchia) ha il piano del terreno che in altitudine supera il livello del mare; il settore orientale (dal fiume Irno fino a Mercatello ed all’Arechi) ha il piano del terreno che per il buon 70% perfettamente a livello del mare e per il restante 30% al di sotto di tale livello. Sulla scorta di questo semplice dato, anche chi non è tecnico capisce facilmente che gli allagamenti sono propri della città nuova, anche perché difficilmente c’è una fogna in grado di drenare e scaricare velocemente acqua (quando questa cade in maniera almeno insolita) perché si intasano subito di polveri ed altri detriti e scoppiano; e no n tanto o non solo per colpa dell’Amministrazione Comunale. Ha perfettamente ragione, quindi, il consigliere comunale delegato alla protezione civile, Augusto De Pascale (vero cultore della protezione civile), quando dice che i tombini non c’entrano molto nella limitazione dei danni di allagamento, perchè il problema è a monte e viene da molto lontano. Dovrebbe, però, lo stesso De Pascale aggiungere, ma non lo ha fatto, che al problema che viene da lontano (fin dagli anni ’50) si deve aggiungere anche il problema che viene da vicino e cioè che negli ultimi ventidue anni il “kaimano” (Vincenzo De Luca, ndr !!) non ha voluto o non ha potuto affrontare, quello cioè di cominciare la ricostruzione totale del sistema fognario di Salerno; lavori occulti, direbbe qualcuno, molto diversi da piazzette, giardini e fontane. Altrimenti da questo problema non se ne esce. Sarebbe sufficiente andare a riprendere tutti gli atti promossi sempre da Gaetano De Simone, quando nel 1994 era consigliere comunale di maggioranza, e mai tenuti in buon conto non solo dall’amministrazione del tempo ma anche da quelle successive (sempre rette da De Luca). In effetti De Simone, nella sua lotta contro il “dissesto idro-geologico” del territorio intorno alla città, aveva suggerito e continua a suggerire alcune cose fondamentali: la perfetta tenuta delle sette aste torrentizie, il divieto di deviazione delle aste (e come se niente fosse è stato addirittura deviato il Fusandola -sotto Piazza della Libertà- che nel 1954 causò molti lutti e tantissimi danni), il monitoraggio costante delle fogne e la ricostruzione graduale delle stesse con sistemi e tecnologie moderne. Cosà è stato fatto di tutto questo ? Un paio di anni fa, dopo altri disastrosi allagamenti, ad un mio scritto rispose l’assessore all’ambiente Gerardo Calabrese che, giustamente, affermò che diverse cose erano state fatte e che ingenti finanziamenti erano stati spesi per la risoluzione di questo grave problema. Sicuramente tutto ciò non è stato sufficiente, ed alla fine è stato come andare a mettere un tappo su una damigiana lesionata; soldi probabilmente non spesi bene. Ma il problema è vecchio, obietterà qualcuno e l’ho detto anche io; è talmente vecchio che già nel 1990 l’allora sindaco Vincenzo Giordano commissionò uno studio che venne effettuato dal prof. ing. Franco Amatucci con l’utilizzo di un robot immesso nelle fogne del centro storico (conservo ancora alcune immagini in vhs), ma l’esperimento venne brutalmente falcidiato dall’onda anomala di tangentopoli e tutto finì nel dimenticatoio della storia. L’ultima ufficiale grande pulizia delle sette aste torrentizie risale sempre a quegli anni e, fortunatamente, venne completata su progetto dell’ing. Raffaele Galdi; anche se pure per questo progetto arrivò, ma a cose concluse, il vento di tangentopoli. Sempre in quegli anni, ma era già al potere Vincenzo De Luca con assessore all’urbanistica l’ing. Ernesto Ricciardi, venne autorizzato la deviazione dell’asta torrentizia “Mercatello” per consentire l’edificazione della struttura che ospita il comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri (la deviazione servì per accorpare due terreni contigui appartenenti alla stessa famiglia Ricciardi) e creare una “bomba esplosiva” inimmaginabile che, grazie a Dio, fino ad oggi non è esplosa. Dove erano gli ambientalisti e perché nessuno ostacolò quella scelta ? Ma questi, ovviamente, sono argomenti che non tirano, non producono voti e soprattutto i lavori in sottosuolo per le fogne non si vedono e, quindi, possono essere rinviati sempre, di amministrazione in amministrazione. Per buona pace di tutti.
direttore: Aldo Bianchini