SALERNO – Ho letto e riletto il documento, a firma di Agostino Gallozzi, diffuso pochi giorni fa a tutta la stampa nostrana, documento che potete consultare nella pagina di questo giornale. Ho compreso lo sfogo del grosso imprenditore (già presidente di Assindustria e attuale presidente di Assotutela) ma non ho capito lo scopo del comunicato e il fine che vuole raggiungere, se non un atto in difesa dell’on. Tino Iannuzzi che aveva proposto una interrogazione parlamentare sul porto e il suo accorpamento a quello di Napoli, ovvero una critica (se non un vero e proprio attacco) sia alla recente dichiarazione del ministro Graziano Delrio che alla risposta del ministero all’interrogazione del parlamentare salernitano. Ribadisco la mia idea che su questo scenario tutti (politica, istituzioni, imprenditori e lavoratori) si sono mossi con gravissimo ritardo e sono usciti allo scoperto soltanto quando la frittata era ormai fatta. Comprendo benissimo la preoccupazione dell’imprenditore Gallozzi in quanto se a Salerno è “padrone assoluto” della attività portuali, a Napoli il discorso diventerebbe subito più difficile ed articolato perché nel porto partenopeo esistono altre realtà che se non sono più forti sono almeno alla pari delle capacità imprenditoriali ed economiche del nostro Agostino Gallozzi. Ma non è questo il problema che è e rimane prettamente di natura politica e, dunque, inevitabilmente ineluttabile; nel nostro Paese è cambiato qualcosa con l’avvento di Renzi, che con tutti i suoi errori ha messo la marcia in avanti e non si opera più con la marcia indietro dei decenni passati. Le differenze tra un decreto e l’altro, l’appellarsi al fatto che alcune regole già esistono, andare a cavillare sui “paradossi linguistici” apparteneva ai sistemi politici del passato; queste cose si chiamavano e si chiamano “melina”, che va bene nel calcio per la squadra che vince; noi, come Paese, siamo ancora perdenti e c’è bisogno di accelerare il gioco, altrimenti è la fine. Ora fortunatamente il regista è cambiato e visto che, sicuramente, non poteva cancellare in un colpo solo tutte le leggi e i regolamenti esistenti, cerca di aggiungere qualcosa che in termini pratici dovrebbe portare ad una maggiore accelerazione dei tempi decisionali e allo snellimento delle burocrazie, in tutte le direzioni. Del resto non si può ancora pensare che le diatribe e le inconciliabili posizioni tra Regioni, Province, Comuni e Camere di Commercio possano rendere impraticabile qualsiasi soluzione meritocratica al posto di quella politica. Gentile dott. Gallozzi, il decentramento in questo Paese ha fallito la sua missione e le leve del comando, piano piano, saranno riportate nella sede naturale di Roma e tutte faranno capo al governo ed al primo ministro. Questa è la minestra, prendere o lasciare. Ecco perché la sua presa di posizione mi appare fondamentalmente strumentale e di parte, anche se ritengo scontato che Gallozzi abbia già capito benissimo che le leve di comando sono accentrate, proprio perché ormai la sua posizione ed anche l’interrogazione di Iannuzzi appaiono come sterili tentativi della politica locale di mettere i bastoni tra le ruote ad un sistema che sta velocemente cambiando; e se non ci adeguiamo saranno dolori. Uno la può pensare come vuole, ma il semplice fatto che Renzi abbia indotto Junker a venire a Roma la dice lunga sul momento di vero cambiamento che anche tutta l’Europa sta vivendo. E pensate che un piccolissimo problema come quello dell’accorpamento del porto di Salerno a quello di Napoli possa ancora attirare l’attenzione del Governo centrale ?, è roba che non sta né in cielo né in terra; chi lo pensa fa solo finta di non sapere che la realtà è un’altra. La legge di riforma della attività portuali sarà anche confusa, come afferma Gallozzi, ed avrà certamente bisogno di correttivi come dicono in tanti, ma è una confusione necessaria per poter cambiare le cose ed avviarle verso un discorso centralizzato e senza sprechi o fughe in avanti. Solo così il nostro Paese, profondamente immerso nel Mediterraneo, potrà avviarsi a riprendere la sua egemonia e la sua parte di protagonista in un assetto globale che è già cambiato e che si rinnova sempre di più, mentre noi siamo fermi ancora a speculare sulle “diversità linguistiche”. Il ministro ha detto che “Salerno non si annulla dentro Napoli”, perché non credergli; invece di fare battaglie antistoriche (come quella di Gallozzi e Iannuzzi) perché non impegnarsi a condizionare positivamente la scelta degli uomini da chiamare al timone della portualità campana, perché sono gli uomini che fanno e applicano le leggi e i regolamenti, altro che storie. Credo che tutto questo l’abbia già capito il governatore, prima di tanti altri, e su di lui cadrà il peso se non delle scelte dirette, almeno quello delle scelte che sarà capace di condizionare, in positivo ovviamente. La questione, piaccia o no, è tutta politica. La cosiddetta “pari dignità” tra Napoli e Salerno sembra garantita, gli esercizi linguistici lasciamoli per le tante altre occasioni filosofiche.
direttore: Aldo Bianchini