Comunali 2016: il PD blinda il Centro ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Se uno volesse dare una spiegazione alla domanda contenuta nel titolo “il PD blinda il Centro” dovrebbe cercare di arrampicarsi sugli specchi fino all’inverosimile per non bacchettare o bastonare tantissimi personaggi politici che in una cittadina come Salerno incontri ad ogni angolo di strada. Ciò nonostante, in considerazione dello sconforto che provo nel vedere certe scene di puro vassallaggio, alla fine rompo gli indugi e parlo, o meglio scrivo. Una foto in particolare mi ha colpito, ed è una di quelle fotografie che parlano da sole che in definitiva rappresentano veri pezzi di storia giornalistica. La foto che pubblichiamo è stata tratta da “Il Mattino” del 7 aprile 2016 e ritrae seduto, quasi stravaccato, dietro una scrivania (da sotto spuntano i piedi !!) il segretario provinciale del PD Nicola Landolfi che, con atteggiamento professorale, tiene banco e spiega la politica (forse !!) ai diversi convenuti seduti in semicerchio intorno alla scrivania e, quindi, intorno al rappresentante in terra del “kaimano”. Di tutti i convenuti mi interessa molto poco, tranne che di uno. La presenza in quel semicerchio dell’on. Guido Milanese sinceramente mi sconforta, e non poco. Proprio lui che è stato il simbolo di un centro destra moderato e pulito accetta di andare a sedersi in quel semicerchio, proprio lui che probabilmente è stato la prima pietra della discordia in seno a Forza Italia prima e al PdL dopo, proprio lui che da ottimo psichiatra ha sempre contestato le apodittiche  esternazioni del grande capo adesso corre alla sua corte anche se lo fa sostenendo la candidatura di Enzo Napoli. E’ un fatto sconcertante che è anche difficile commentare; ognuno ovviamente è libero di scegliere come crede ed è libero di cambiare opinione, ma quando si è stati nella condizione di rappresentare ai massimi livelli uno schieramento politico che, nonostante gli insuccessi elettorali, non lo ha mai espulso è difficile pensare e credere che il mutamento possa trovare le sue radici in spiegazioni comprensibili e giustificabili. Certo, questa affannosa corsa di molti personaggi del centro destra verso le sponde del PD deluchiano nasconde sicuramente delle motivazioni che traggono sostanza dal disfacimento del PdL, ma fare un salto della quaglia così grosso ed eclatante non mi sembra davvero poco. Posso ammettere questo salto nell’ambito dello stesso centro sinistra ma passare da destra a sinistra baipassando un guado insormontabile mi lascia molto perplesso. Lo storia politica di questo Paese e della stessa città di Salerno ci racconta altre storie, molto diverse tra loro, anche se a Salerno la destra ha sempre avuto il pallino di correre in sostegno della sinistra come nel caso clamoroso dell’accordo tra De Luca e Cosentino per il ballottaggio del 2006 che servì ad impallinare l’ex presidente della Provincia Alfonso Andria. Ma dieci anni fa si facevano di nascosto determinati accordi, ora tutto avviene in maniera spregiudicata ed a cielo aperto come se il tutto fosse estremamente naturale. Probabilmente i vari Guido Milanese, Anna Ferrazzano, Nino Marotta sono assolutamente sordi a questi appelli e pur avendo dalla loro una serie infinita di ragioni era, forse, preferibile che non andassero via dal centro destra, in cui potevano trovare altre collocazioni, per non andare a rifocillare le schiere di sinistra che, al di là dello schieramento deluchiano, appaiono fortemente in crisi se da più parti si ventila l’ipotesi della creazione di un’alternativa politica ai democrat. Difatti uno dei personaggi simbolo della vera sinistra salernitana, il filosofo rosso Pino Cantillo, si sta da tempo muovendo in questo senso almeno per spiegare come “sia in atto una chiara trasformazione del PD rispetto al manifesto costitutivo e a quello che ci si aspettava. Un cambiamento in atto da tempo per quello che riguarda i rapporti con i centristi ed una vera e propria mutazione genetica favorita dall’era Renzi … del resto a Salerno c’è sempre stato un rapporto della sinistra con il centro e con la destra ma forse lo si faceva in maniera meno esposta”. E se lo dice Pino Cantillo bisogna crederci ciecamente; oltretutto il filosofo rosso abbandonò il kaimano un paio di mesi dopo la vittoria del dicembre 1993 lasciando l’incarico di assessore alla cultura e scomparendo nei flutti dell’oblio in cui il sistema, quel sistema, lo ha relegato per tanti anni.

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