TERREMOTO: il Paese di Cantone e dei “quaquaraquà”

 

Maddalena Mascolo

SALERNO – All’inizio di questo approfondimento una prima osservazione: “mi sembra di vivere nel Paese di Raffaele Cantone e di tanti quaquaraquà”. Nel senso che per ogni cosa, ormai, una quantità impressionante di politici, di amministratori e di semplici affaristi hanno mandato a memoria il ritornello “L’ha detto Cantone”, quasi come se il massimo esponente dell’ ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) possa da solo risolvere problemi atavici e legati, molto più terra terra, ad una equazione vecchia quanto l’umanità. L’equazione la conosciamo tutti: “Uomo : soldi = soldi : corruzione”; ed è un’equazione sempre esistita che ha attraversato tutti i popoli della Terra e tutte le colorazioni politiche, sociali ed economiche. Di quaquaraquà, poi, ce ne sono tantissimi; tutti pronti a ribadire concetti già noti, tutti abili a riversare le responsabilità sempre sugli altri (soprattutto se di destra), tutti pronti a gridare contro le istituzioni e tutti pronti ad ergersi a paladini della legalità. Quaquaraquà è un termine fonosimbolico della lingua siciliana, ormai d’uso comune in quella italiana, in entrambe con il significato di persona particolarmente loquace, ma priva di capacità effettive, per questo ritenuta scarsamente affidabile.  Fatto questo antefatto necessario, considerato che non mi sottraggo ad alcun giudizio, passo a rispondere ai lettori che hanno ritenuto di partecipare al dibattito avviato da questa inchiesta giornalistica sul terremoto; parlo di Filippo, Orlando e Marisa che nei giorni scorsi hanno espresso il loro pensiero anche in dissenso con quanto da me scritto. Mi corre l’obbligo di precisare che non ho mai scritto che Giuseppe Zamberletti è stato il “padre nobile” della protezione civile, ho scritto invece, e giustamente, che è stato il “padre” della protezione civile, cosa ben diversa dalla nobiltà, in quanto non ho inteso prendere le difese di un personaggio comunque controverso ma di ricordare la storia di quanto avvenuto. Dire, ad esempio, che Zamberletti possa essere stato un malfattore come tanti altri, ma io non ne ho contezza, non può intaccare la verità che attribuisce a quello specifico personaggio l’idea fondante della protezione civile organizzata su tutto il territorio nazionale. Se poi questa organizzazione abbia avuto le distorsioni che in tanti lamentano potrebbe voler dire soltanto che anche lui non si è sottratto all’equazione di cui sopra; ma fino ad oggi, nonostante le varie inchieste, Giuseppe Zamberletti è rimasto fuori da qualsiasi sentenza di condanna definitiva.

Ai miei amici lettori, anche se anonimi, vorrei anche dire che la corruzione molto probabilmente ha attraversato anche il terremoto del Friuli ma le stesse e poche inchieste sono state così rapide e così circoscritte da non lasciare alcuna traccia nel ricordo della gente. Detto tutto questo è il caso di ribadire, per l’ennesima volta, che le responsabilità sono esistite in ogni terremoto, che hanno riguardato tutti i partiti politici, che hanno investito tutti i tecnici interessati alle varie ricostruzioni e che, infine, hanno investito tutti i sindaci, a maggior ragione quelli più battaglieri e difensori della legalità almeno a livello mediatico. I casi sono tantissimi e seppure tutti finiti nel tritacarne delle inchieste giudiziarie, alla fine sono stati quasi tutti assolti con la famosa frase “il fatto non sussiste”. Per parlare di quanto accade, oggi, sotto i nostri occhi il caso più eclatante è quello del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che è riuscito a costruire di se stesso un’immagine di immarcescibile difensore della legalità e di paladino dei deboli, disposto a combattere anche contro il “mostro Stato”; un po’ come nella mitologica battaglia tra Davide e Golia. Voglio credere, perché abbiamo ancora bisogno di credere, che il personaggio Pirozzi sia autenticamente vero e verace e che non venga mai scalfito da nulla. Anche se, proprio ieri mattina nel corso della trasmissione “Agorà Estate” su Rai/1, una prima randellata alla sua credibilità gliela data Mario Tozzi (geologo, divulgatore scientifico, giornalista e saggista italiano, noto anche come autore e personaggio televisivo). Tozzi è un personaggio particolare, addirittura antipatico per alcuni aspetti, ma la domanda posta a Pirozzi era ed è assolutamente genuina e legittimamente proponibile:

I sindaci hanno la responsabilità dei controlli sulla corretta esecuzione dei lavori pubblici, soprattutto quando si tratta di edifici da adibire ad uso pubblico; ebbene Lei dove era quando hanno eseguito i lavori di messa in sicurezza della scuola crollata ?”. Naturalmente il sindaco Pirozzi ha fatto spallucce e, visibilmente innervosito, ha prima cambiato argomento e poi ha lasciato sul posto l’inviato di Agorà ed è andato via. Ma io spero ancora, come credo, che Pirozzi sia davvero il paladino di cui tutti abbiamo bisogno, anche perché il suo cognome evoca una probabile origine salernitana del personaggio; e lo dico non per campanilismo. Ci sarebbero, infine, varie considerazioni da fare sul personaggio Pirozzi e sui suoi atteggiamenti pubblici e mediatici, ma è bene farne a meno, almeno per il momento. Credo che la curiosità dei nostri lettori sia stata abbastanza soddisfatta alla luce del fatto, non poco importante, che a noi de “ilquotidianodisalerno.it” non piace la cronaca spicciola ma un sereno e meditato approfondimento. Nell’articolo di domani cercherò di approfondire i momenti della cosiddetta “grande ricostruzione” del dopo sisma dell’80 per paragonare quei momenti a tutti quelli succedutesi nel tempo e ad ogni latitudine.

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