Peppino Di Capri: lo show di Sassano

 

Aldo Bianchini

SASSANO – Mentre gli strali luminosi e caldi della luna piena contribuivano a mantenere sulla Terra, e più specificamente nella Villa Comunale Paolo Borsellino di Sassano, quel suggestivo tepore di fine estate, sono partire le prime note di “Luna caprese” (incisa nel 1960) ed è stato subito spettacolo, uno spettacolo fatto di grande professionalità, di capacità canora e di immensa passione per la musica e per il canto. Ed eccolo apparire sul palco !! Peppino Di Capri, sommerso spesso da applausi scroscianti, ha sfoderato subito il meglio della sua tonalità di voce, fatta di gorgheggi impareggiabili, quasi intatti da quando 58 anni fa fece il suo esordio sul palcoscenico nazionale della musica leggera. Era poco più di un diciottenne quando nell’agosto del 1958 un dirigente della casa discografica Carisch, in vacanza ad Ischia, ascolta Peppino e la sua band; subito scatta un contratto e già un mese dopo i cinque partono con una Fiat 1100 per Milano dove incidono una decina di dischi che riproducono pezzi già largamente cantati dal gruppo. Nasce, così, per caso la storia, il mito e la leggenda di Peppino di Capri che dura intatta fin dagli anni ’50. Uno studio scientifico fatto in occasione del suo cinquantesimo compleanno artistico ha stabilito che Peppino è, forse, uno dei pochissimi cantanti-artisti al mondo ad aver conservato intatte le sue capacità canore e di gorgheggi; ancor più di Frank Sinatra al quale spesso è stato accostato come “la voce italiana” nel mondo. Ha sciorinato gran parte del suo immenso repertorio ed anche a Sassano sicuramente ha stuzzicato la fantasia di qualche “cuore”; qualche statistica racconta che probabilmente nel corso della sua carriera ha fatto innamorare almeno un cinquantina di milioni di cuori, ma le statistiche, si sa, vanno sempre prese con le molle; e questa volta sicuramente in difetto. Tra un pezzo e l’altro ha detto l’artista di essere stato avvicinato, tempo fa, da un suo fan per confidargli di avere avuto nove figli, uno ogni anno, proprio in coincidenza delle uscite iniziali delle grandi canzoni di Peppino che hanno attraversato alcuni decenni della nostra storia; partendo da quei mitici anni ‘50 l’artista ha accompagnato, quasi per mano, gli italiani innamorati e laboriosi verso il miracolo economico che ci portò sul filo di lana della conquista della Luna, proprio quella Luna che venerdì sera 16 settembre scorso a Sassano ha illuminato a lungo le tantissime chiome grigie presenti in una vasta platea attenta e specializzata nell’ascoltare e nel giudicare la buona musica. Non per niente Sassano è conosciuto con il nomignolo di “Città della musica”, come giustamente ha affermato il sindaco Tommaso Pellegrino che con grande sensibilità ha evidenziato le doti dell’immenso artista senza scalfirne minimamente l’identità personale e l’intensità dello spettacolo che stava portando avanti dall’alto del suo essere un pezzo corposa della storia della musica leggera italiana. Il presidente Pellegrino è salito sul palco in punta di piedi e, contrariamente a quanto accade nelle manifestazioni canore interrotte dai discorsi di organizzatori e politici, ha saputo entrare nell’unico momento giusto tanto da apparire come uno spaccato probabilmente anche desiderato dai numerosi spettatori che a quel punto hanno tirato un sospiro per prepararsi meglio al grande finale.  Ed è stato proprio così, al riattacco Peppino ha sfoderato “Roberta” (la canzone incisa nel ‘63 che dedicò alla prima moglie Roberta Stoppa, una modella torinese sposata nel ‘61 quando aveva appena 22 anni e dalla quale si separò poco più di un anno dopo) per proseguire con “Un grande amore e niente più” e “Il sognatore” e con tanti altri pezzi d’autore che con i loro ritornelli hanno mandato il pubblico in visibilio: molti cantavano ed alcune ballavano.

Ma tutto in perfetta sintonia con le note capresi che hanno sciolto i cuori di tante generazioni passate. E volendo trovare con il lanternino qualche difetto si deve fatalmente scivolare sul fisico del cantautore ed attore (recente la sua interpretazione di “Natale col boss” con la regia di Volfango De Biasi nel 2015) che rispetto agli esordi si è naturalmente appesantito a causa soltanto dell’età; questo gli ha fatto perdere quelle piccole mossettine che, oltre ai gorgheggi, lo avevano imposto all’attenzione generale; ma la voce, quella voce magica è rimasta identica ed immutata e immutabile nel corso di tutti questi ultimi 58 anni; ed è un record assoluto difficilmente eguagliabile. Il momento magico l’ha indubbiamente toccato con l’attacco delle prime note di “Champagne” del 1973; una canzone che realmente ha fatto una larga strage di cuori nei balli lenti che in quegli anni erano il toccasana per milioni di dolci coppiette. Con dolcezza e senza farsene accorgere è arrivato alla fine del concerto e il pubblico, tutto in piedi, a reclamare il suo ritorno sul palco che, contrariamente al solito, l’artista ha fatto sfidando anche il freddo venticello della sera sotto una lunga che andava sempre più offuscandosi per l’incipiente maltempo. Tre canzoni in rapida successione seguite calorosamente dal pubblico che è rimasto in piedi fino al saluto finale che ha accompagnato il grande Peppino Di Capri dietro le quinte. Una considerazione, in chiusura, va spesa per l’organizzazione della splendida serata. Ha funzionato tutto ottimamente, quasi ai limiti della perfezione, a dimostrazione che è così che vanno organizzate le serate e che la pubblica amministrazione quando si impegna seriamente fa funzionare tutto nel migliore dei modi. Sinceri complimenti al sindaco Pellegrino ed a tutti i componenti l’amministrazione comunale che si sono spesi interamente dal primo all’ultimo senza sosta.

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