Dossier Salerno/29: dal Sea Park a … Fausto Martino

Aldo Bianchini

SALERNO – Un personaggio chiave nei processi SEA PARK ed MCM a carico di Vincenzo De Luca e tanti altri personaggi è sicuramente l’ex assessore all’urbanistica del Comune di Salerno Fausto Martino, architetto e dipendente ministeriale della “Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici” di Salerno. Questa connotazione lavorativa di Fausto Martino non è estranea al disegno originale partorito nel “quinquennium deluchianum” per la ricollocazione della città in un disegno urbanistico che doveva guardare al futuro ed alle nuove generazioni, anche attraverso l’opera iniziale del catalano Oriol Bohigas. Nel famoso “ufficio di piano” Fausto Martino fu uno dei protagonisti in assoluto del rinnovamento urbanistico, credeva nelle qualità politiche ed amministrative del kaimano che lo aveva chiamato a se andando, di persona, a prelevarlo negli uffici della Soprintendenza; a quell’epoca nell’ufficio di piano si lavorava notte e giorno e molti valenti tecnici salernitani trovarono la loro sublimazione professionale. Poi arrivarono i giorni dell’incomprensione, quelli del contrasto e, infine, quelli dell’avversione diretta e senza infingimenti. Insomma Fausto Martino non credeva più nell’azione rinnovatrice di De Luca, incominciava anzi a sospettare della messa in atto di pratiche molto distanti dalla legalità e dalla trasparenza che aveva sempre sognato fin dal momento in cui, apoditticamente, era stato scelto dal grande capo. Preferì andarsene di sua spontanea volontà quando si rese conto che il terreno intorno a lui era stato completamente bruciato. Passò del tempo ed, infine, venne convocato dalla magistratura come persona informata sui fatti; ed iniziò la collaborazione stretta e sempre fedele con la pm Gabriella Nuzzi che stava istruendo i grandi processi sul Sea Park e sulle Mcm.

In uno dei precedenti capitoli di questa lunga storia ho scritto di un momento in cui il rapporto tra Martino e la Nuzzi si era intercotto perché la Nuzzi non credeva più nella fedeltà di Martino e che quest’ultimo, in sede dibattimentale, aveva cercato di alleggerire le posizioni degli imputati in contrasto con quanto più volte aveva dichiarato in sede di indagini preliminari nelle mani della Nuzzi che, nelle more, aveva richiesto per ben tre volte l’arresto di Vincenzo De Luca e di altri. Sembra, invece, che le cose siano andate diversamente e che il rapporto Martino-Nuzzi non si sia mai incrinato, semmai è stata la giustizia a non aver utilizzato in pieno e correttamente la collaborazione spontanea di Martino. Le cronache raccontano di un fatto accaduto tempo fa e sfuggito, non so quanto involontariamente, a tutta la stampa locale salernitana. Mi riferisco al momento in cui Fausto Martino fu convocato in tribunale per essere interrogato, in contraddittorio, nell’ambito del pubblico dibattimento del Sea Park (che era il processo più pericoloso per l’attuale governatore);

quel giorno in aula non si sarebbe presentato il pm titolare (Vincenzo Montemurro) ma un pm di turno che per mancanza di tempo non apparve preparato sul contenuto della imponente quantità di faldoni cartacei di quel processo; da qui le domande molto ridotte che non avrebbero consentito a Fausto Martino di raccontare (e confermare le precedenti dichiarazioni) tutto quello che presumibilmente sapeva. Alla luce di tutto questo, se vero, bisognerebbe rivedere e riscrivere anche la requisitoria del pm titolare, Vincenzo Montemurro, che prima della sentenza di assoluzione (perché i fatti non sussistono !!) della seconda sezione penale del tribunale di Salerno aveva, in buona sostanza, massacrato tutte le indagini preliminari condotte dai precedenti pm (Spiezia e Nuzzi) della stessa procura. Senza dimenticare, lo ripeto per l’ennesima volta, tutto lo sconvolgimento che ha travolto l’ordine giudiziario salernitano con il processo a carico degli allora procuratori aggiunti (Michelangelo Russo e Luciano Santoro) con condanne più o meno miti, se non proprio inesistenti, e con provvedimenti da parte del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura); ma non solo, non bisogna neppure dimenticare cosa accadde dopo il terremoto Sea Park con l’inchiesta, in una procura irrimediabilmente spaccata, che la Nuzzi insieme ad alcuni altri colleghi e con il capo Luigi Apicella condusse contro i colleghi della procura di Catanzaro.

Una storia brutta e lunga che portò addirittura alla caduta del governo Prodi (2006-2008) ma anche all’espulsione dalla magistratura del capo Luigi Apicella e il trasferimento della stessa Nuzzi insieme ad altri sostituti procuratori. Mi sono sempre chiesto, ed oggi me lo chiedo con più forza, se alla luce di una sentenza Sea Park che ha mandato assolti tutti gli imputati perché i fatti non sussistono come è possibile mantenere ancora in piedi i provvedimenti sanzionatori contro Russo e Santoro senza pensare a risarcire anche sul piano morale due valenti magistrati che avevano dunque visto giusto sull’inconsistenza delle indagini della Nuzzi e sull’innocenza degli imputati; come dire che i due procuratori aggiunti, accusati di turbativa delle indagini, avevano cercato di prevenire gli errori palesi della giovane Gabriella Nuzzi. Ma queste sono soltanto considerazioni espresse come un comune cittadino che si chiede con quale giustizia abbiamo a che fare giorno dopo giorno.

Prima parlavo della particolare qualità e qualifica professionale di Fausto Martino che per oltre dieci anni è riuscito a convivere con due importanti incarichi cadutigli addosso: assessore comunale all’urbanistica e dirigente tecnico della Soprintendenza; due organismi che dovrebbero sempre essere schierati naturalmente su fronti opposti per meglio tutelare l’ambiente, l’urbanistica, la qualità della vita e il nostro stesso futuro. Dico questo perché è giusto non dimenticare come, con grande correttezza, l’architetto Fausto Martino nella sua qualità di “dirigente della Soprintendenza” è riuscito a gestire il difficile fardello di responsabilità piovutogli sul capo con il parere sull’impatto ambientale del Crescent, a causa di questo fu letteralmente aggredito sia dall’allora sindaco che dalla vice-sindaco ma non abbattuto; anche se tutti hanno potuto toccare con mano l’evidente imbarazzo del capo della Soprintendenza ing. Gennaro Miccio che ormai ha lasciato Salerno.

L’aggressione di De Luca contro Martino fu denunciata dal consigliere comunale Roberto Celano con una durissima nota che anche questo giornale pubblicò in data 13 febbraio 2014: —Non c’è limite all’arroganza! L’Amministrazione Comunale di Salerno “diffida” un valente funzionario della Soprintendenza a fare il suo dovere e ad esaminare gli atti del Comune. Fausto Martino, sarebbe, a dire dell’Amministrazione, incompatibile perché avrebbe espresso contrarietà al megacondominio che il Sindaco “illegale” vorrebbe, invece, realizzare ad ogni costo. Non si rammenta forse che anche la Direzione regionale del Ministero, in una nota, asserì che l’autorizzazione paesaggistica non fu annullata solo per il decorso del termine, lasciando, dunque, trasparire un giudizio fortemente negativo rispetto all’impatto ambientale dell’opera. Si tratta, dunque, di gravi interferenze nei “poteri” dello Stato. L’Ente controllato pretende addirittura di “scegliersi” i funzionari dell’Ente controllore nel vano tentativo di perseguire le proprie finalità. Si rammenta, tra l’altro, che sulla vicenda è in atto un’ispezione della Direzione Generale sul paesaggio del Ministero competente. Farebbe “comodo”, del resto, a tutte le Amministrazioni comunali potersi scegliere funzionari “graditi” degli Enti demandati a controllare la legittimità o il merito di atti amministrativi. De Luca e la sua Amministrazione gradirebbero magari “affidare” le sorti del Crescent a qualche dipendente accondiscendente che possa metterci ancora lo “ZAMPINO”—. Ma qual è stato il vero rapporto tra De Luca e Martino e perché è finito ? Provai a spiegarlo il 14 marzo 2014 in un mio approfondimento dal titolo “Fausto Martino è incompatibile … e quella strana telefonata !!”: —Che Fausto Martino, architetto, fosse “incompatibile” lo si sapeva già da un pezzo. Ma non lo è per la Soprintendenza in cui svolge ottimamente il ruolo di architetto, lo è soltanto per l’immarcescibile sindaco di Salerno Vincenzo De Luca che (come ho scritto spesso) quando non gli ubbidisci ti caccia, poi ti demolisce e, infine, ti distrugge. O almeno cerca di farlo. Il “caso tecnico-politico” di Fausto Martino è, comunque, leggermente diverso dagli altri; di ostracizzati nella lunga carriera di De Luca ce ne sono stati tantissimi, basta citarne alcuni per capire il soggetto: Pino Cantillo, Peppino Cacciatore, Mario De Biase, Fernando Argentino e lo stesso Fausto Martino; nessun personaggio, però, ha avuto con De Luca un lungo periodo di condivisione e di assoluta alleanza come l’ha avuta Fausto Martino. Gli è stato vicino  per due consiliature intere ed anche oltre (in  tutto dieci anni dal 1993 al novembre 2003) nelle vesti di “assessore all’urbanistica”. In pratica con De Luca e Bohigas ha costruito il modello della “Salerno del futuro”  che lui stesso, molto spesso, ha poi contestato e demolito. Quindi nessuno più di Martino ha potuto capire, ragionare, credere, correggere, ispirare la visione di De Luca sull’urbanistica della Città.

Si erano conosciuti un giorno del 1993 (almeno così dice Martino !!) quando De Luca, in compagnia di Remo Russo (fratello del più noto pm Michelangelo), si era presentato da lui in Soprintendenza per chiedergli se poteva inserirlo nella sua squadra come assessore all’urbanistica. Poco credibile !! dirà qualcuno; invece io credo fermamente nella voce-verità di Fausto Martino. Quando qualcuno gli chiede se con De Luca ha avuto un rapporto di amicizia l’architetto risponde laconicamente: <<Guardi che con de Luca non si può avere un rapporto di amicizia, o sei complice o sei nemico>>. Ammazza e che botta; ma ciò conferma in pieno quella che è stata sempre la mia teoria sulla tipologia di “amicizia” che il sindaco di Salerno intreccia di volta in volta con i più svariati personaggi. Insomma De Luca ti sceglie, ti sfrutta e ti molla brutalmente. Lo scontro finale si ebbe nel 2003 quando l’architetto chiuse finalmente il piano regolatore e prima di passarlo alla giunta e al consiglio lo sottopose, giustamente, a Vincenzo De Luca (all’epoca deputato) che gli avrebbe risposto: <<Il piano regolatore non deve essere approvato. Se si approva bisogna chiudere lo sportello unico. E noi che facciamo, ci mettiamo a battere i piattini? Noi invece dobbiamo creare un gruppo di studio, dobbiamo mettere tutti a parlare di questo piano, anche nelle salumerie. E nel frattempo andiamo avanti>>. Se vera è una dichiarazione assolutamente devastante per due ordini di motivi: da un lato è giusto far partecipare tutti, dall’altro è inquietante quel voler andare avanti in carenza del piano. Insomma, come dire, il potere o lo si amministra così o ti frana addosso. Qualcuno, anche in questo caso, dirà che è poco credile !! Chissà; il problema, comunque, non è questo; il problema è costituito dal fatto che un’apparente “grande alleanza urbanistica” si è di colpo spezzata nel novembre del 2003 con le dimissioni esplosive ed irrevocabili presentate da Fausto Martino nelle mani dell’allora sindaco Mario De Biase. Che cosa sia realmente accaduto è di difficile interpretazione; qualcuno sostiene che lo strappo ci fu perché Martino smise di ubbidire ai diktat del “kaimano rosso”. Se, però, seguiamo la storia degli anni immediatamente successivi alle dimissioni di Fausto Martino, soprattutto quella giudiziaria, potremmo ipotizzare anche scenari diversi. L’architetto opera nella Soprintendenza da decenni e da decenni è CTU (Consulente Tecnico dell’Ufficio) presso la procura di Salerno, è amico di Remo fratello di Michelangelo Russo (PM in Procura) ed è collega della moglie di Luciano Santoro (altro PM della Procura); anzi i due PM (negli anni che portarono alle famose tre richieste di arresto per De Luca) sono entrambi “procuratori aggiunti” di  Luigi Apicella (procuratore capo), nonché colleghi della PM Gabriella Nuzzi, titolare di alcune inchieste devastanti dal Sea Park all’MCM. Che la Procura, in quegli anni dal 2003 al 2005, stesse preparando un blitz in danno dell’amministrazione comunale di Salerno non è fantascienza ma è cosa assai concreta e poco opinabile; tanto è vero che nel dicembre del 2005 la Nuzzi chiese per ben tre volte l’arresto di De Luca, di De Biase ed altri. Tutte storie, ovviamente, parzialmente finite nelle secche giudiziarie delle assoluzioni o della prescrizione, che confermano però la teoria del “golpe giudiziario”. In questo ambito molto ristretto la figura di Fausto Martino, lo si vuole o no, è stata certamente di primo piano non solo per le sue dichiarazioni pubbliche contro Vincenzo De Luca ma anche sul piano giudiziario per le varie rivelazioni fatte prima al pm Filippo Spiezia e poi a Gabriella Nuzzi. Quest’ultima, però, non si fida fino in fondo di Martino (che è anche CTU per altre vicende), crede che egli sia alleato dei due procuratori aggiunti nella presunta azione di depistaggio in favore di De Luca (sospetto caduto in fase processuale con l’assoluzione di entrambi gli aggiunti per non aver commesso abusi di potere nei riguardi della Nuzzi per quella storia dei dati succhiati dal suo computer per le inchieste Sea Park ed Mcm) ed ordina un fatto inconsueto: intercettazioni telefoniche ed ambientali a carico Fausto Martino. L’intercettazione più inquietante è quella effettuata la sera del 5 maggio 2004, alle ore 21.29; Fausto Martino ha appena finito la sua deposizione dinanzi alla Nuzzi ed esce nei corridoi del Tribunale per ritornare a casa; in quel momento la sua utenza telefonica mobile viene intercettata e viene registrato un aggancio con l’utenza telefonica di casa del dott. Luciano Santoro. Apriti cielo, per la Nuzzi è la prova regina dell’azione di depistaggio. In pratica Fausto Martino, nonostante volesse dire tutta la verità su De Luca, avrebbe ceduto alle pressioni di Russo e Santoro; ma il processo a carico di questi ultimi due sancirà il contrario. Ma con chi parlò Martino quella sera e cosa disse al telefono qualche minuto dopo la sua deposizione ? Il mistero è fitto; in sede processuale Martino spiegò che era stato contattato dalla moglie di Luciano Santoro, sua collega in Soprintendenza, per ragioni d’ufficio—. Questo scrivevo il 14 marzo 2014; la storia degli anni successivi avrebbe dimostrato (anche in sede giudiziaria) che non era il telefono di Martino sotto controllo ma quello di casa del procuratore aggiunto Luciano Santoro e che in quella telefonata partita da casa Santoro verso l’utenza cellulare di Martino era stata fatta soltanto per uno scambio di auguri.

La telefonata, dunque, proveniva dall’abitazione del procuratore aggiunto dell’epoca dott. Luciano Santoro ed ecco cosa risponde dinanzi al gip Francesco Todisco del Tribunale di Napoli (proc. n. 05/30061) Fausto Martino il giorno 22.09.2006 (due anni e mezzo dopo quella registrazione e dopo che il pericolo di arresto per De Luca ed altri è stato sventato e, soprattutto, dopo che De Luca aveva stravinto da solo contro tutti le elezioni amministrative pochi mesi prima): <<In particolare, mi viene rappresentato che il 5.5.2004 si è registrata una telefonata dall’utenza intestata a Santoro a quella intestata a me. Si tratta evidentemente di una telefonata fatta dalla moglie del dott. Santoro in occasione del mio compleanno. Non ricordo invece la telefonata avvenuta il 12.5.2004 tra la mia utenza e quella n. ? intestata agli uffici giudiziari di Salerno. Non ricordo se quella telefonata sia intervenuta tra me ed il dott. Santoro in quanto avrebbe potuto chiamarmi qualsiasi altra persona che lavorava presso gli uffici giudiziari. Varie volte infatti sono stato contattato per motivi di ufficio dalla Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Salerno. Mi vengono anche indicati specificatamente anche gli altri contatti che risultano dai tabulati ed in particolare mi viene indicato un contatto tra le nostre utenze durato 177 secondi ed avvenuto il 5.1.2005 alle ore 19.58>>. A scanso di equivoci ripeto che tutto questo accadimento è stato oggetto di procedimento giudiziario a carico dei magistrati Michelangelo Russo e Luciano Santoro finito con l’archiviazione nel 2007 ma con una specifica sanzione del CSM. Ciò, però, non esclude la possibilità di approfondire quella ragnatela di amicizie, di interconnessioni, di telefonate, di intercettazioni che in quegli anni diedero la stura a tantissime supposizioni, una più inquietante dell’altra. Per la precisione il caso giudiziario (n. 05/30061 RG Notizie di reato – 06/5864 Reg.GIP) a carico di Michelangelo Russo e Luciano Santoro, su richiesta di archiviazione del PM del 20.12.2006, si è chiuso il 16.05.2007 con l’accoglimento della richiesta  di archiviazione del PM non essendo stati raccolti elementi di prova idonei all’esercizio dell’azione penale.

E veniamo allo scontro tra Soprintendenza, Fausto Martino e Comune di Salerno. Lo scontro raggiunse toni molto al di sopra delle righe in quanto all’architetto Martino la Soprintendenza affidò la redazione del parere sull’impatto ambientale del Crescent; l’affidamento di tale parere arrivò dopo qualche anno dal momento in cui Martino aveva deciso di collaborare con la giustizia contro l’apparato di potere dominante in città e quando il processo Sea Park era ancora in corso di svolgimento. Gli ambienti bene informati della Soprintendenza lasciarono uscire allo scoperto una lettera durissima, a firma del vice sindaco Eva Avossa, indirizzata alla Soprintendenza ed anche al Ministero contro la figura di Martino dichiarata incompatibile per via delle dichiarazioni pubbliche dell’architetto contro il Crescent e, quindi, contro Vincenzo De Luca.

In data 17 luglio 2014 scrivevo: —Qualche giorno fa ho parlato delle donne e degli uomini che gravitano intorno al sindaco, il famoso “cerchio magico”. Sembra incredibile ma la forza del <<sistema del caimano>> si basa soprattutto sull’assoluta fedeltà dei suoi sudditi. Questi ultimi, donne o uomini che siano, sono disposti ad immolarsi sull’altare della patria ed a rischiare anche l’osso del collo per il capo. Il sistema, non c’è che dire, fa quasi invidia oltre che paura; invidia perché mai nessuno in passato è riuscito ad ottenere tanto dai propri sudditi (il riferimento a Conte e Del Mese è palese !!) tanta fedeltà e tanto spirito di sacrificio; paura perché se ci sono sudditi disponibili a tanto è davvero rischioso cercare di attaccare il loro capo, potrebbero infilarti in tasca la <<famigerata saraca>> e distruggerti, tanta è la loro sicumera … Il sindaco aveva, secondo me, tutto il diritto di mettere in discussione l’eventualità che la pratica venisse affidata proprio a quel tecnico della Soprintendenza e, quindi, prendere carta e penna e scrivere al Ministro ed al Soprintendente stesso; ma sempre con la giustezza dei toni e sena alcun piglio arrogante, quasi da padrone verso un servo. Ma qui casca l’asino, nella fattispecie è accaduto un fatto assurdo. La famigerata lettera del 31 gennaio 2014 non è stata firmata dal sindaco ma dal vice sindaco prof.ssa Eva Avossa che conosco benissimo e proprio perché la conosco sono rimasto stupefatto da questo, credo e spero spontaneo, sacrificio in nome e per conto del capo. Faccio il giornalista da tantissimi anni, ho fatto l’ispettore di vigilanza del lavoro per 37 anni, e non ho mai visto una cosa del genere. Qui siamo di fronte ad un fatto che è assolutamente fuori dalle righe dell’etica professionale e civile ed anche di rapporti interpersonali tra conoscenti, per non dire amici. Qui si innesta anche la grande capacità affabulatrice e dominante del sindaco De Luca che riesce, forse neanche richiedendolo espressamente, a far lanciare i suoi sudditi in avventure dalle quali potrebbero tranquillamente tenersi fuori, vuoi per quieto vivere e vuoi per non apparire suddito fino in fondo e senza condizioni—.

Promoveatur ut amoveatur”; la storia della promozione per nascondere un trasferimento disciplinare è cosa antica quanto l’uomo; non so se per Martino sia accaduta la stessa cosa. Posso soltanto registrare che nell’agosto del 2015 (all’incirca un anno dopo la violentissima polemica e l’accordo risibile del taglio di qualche centimetro del Crescent per farlo rientrare negli standard urbanistici, paesaggistici e ambientali) l’architetto Fausto Martino, dirigente di vaglia a Salerno, è stato trasferito in Sardegna con l’incarico di “soprintendente” che sicuramente merita ma che è arrivato in un momento sinceramente sospetto.

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