Certosa: il dovere dei Carabinieri e … il border-line della politica

Aldo Bianchini

PADULA – Nell’ultima puntata ho scritto dell’intervento dell’Arma dei Carabinieri di Sala Consilina dentro la Certosa di San Lorenzo di Padula al fine di verificare se e quante “guide abusive” stessero operando al suo interno domenica mattina 16 ottobre 2016. Di questa notizia, data in anteprima da questo giornale, ne hanno scritto anche altri quotidiani online che hanno pienamente confermato la veridicità della stessa notizia; anzi qualcuno ha aggiunto che nel dettaglio sarebbero state identificate anche un paio di guide abusive. Ma i Carabinieri cosa hanno fatto e quali provvedimenti hanno adottato ? Difficile rispondere perché non è dato sapere se e cosa hanno scritto i militari dell’Arma accorsi sul posto perché, probabilmente, chiamati dalla direttrice della Certosa dott.ssa Emilia Alfinito nell’ottica di mettere la parola fine ad una pratica sicuramente illegale e partorita dalla politica border line, ovvero sul filo del rasoio dell’illegalità. Ma vediamo prima cosa i Carabinieri avrebbero dovuto fare una volta messo in atto l’accesso nella Certosa. I Carabinieri in questi casi, così come fa la Guardia di Finanza, dovrebbero eseguire una serie di controlli incrociati per arrivare a scoprire tutte le irregolarità amministrative e individuare tutte le persone sprovviste del titolo che abilita all’esercizio di questa particolare attività professionale prevista dall’articolo 2 della legge regionale numero 11 del 1986. Si tratta di un patentino che viene rilasciato dalla Regione dopo aver superato selezioni ed esami finali e che ogni guida abilitata deve portare con un badge ben visibile. Le guide sono ben riconoscibili perché alla testa del gruppo di turisti c’è sempre una persona con un coloratissimo ombrellino aperto sotto il solleone (mi segnalano che, domenica scorsa 23 ottobre 2016 in barba al controllo effettuato dai Carabinieri la domenica precedente, una guida non autorizzata sia entrata in compagnia di una delle due guide ufficiali ed abbia provveduto -sotto copertura- a dare sfogo al suo solito schow). Al termine dei controlli i Carabinieri, se scoprono persone prive del titolo abilitante all’esercizio di professione di guida, devono verbalizzare il fatto e notificare loro una sanzione amministrativa che va da un minimo di 3mila a un massimo di 10mila euro. Oltre all’ammenda contestualmente i militari devono provvedere a denunciare le false guide all’autorità giudiziaria onde poter valutare l’ipotesi di reato di esercizio abusivo della professione, relativo all’articolo 348 del codice penale. In materia esistono molti precedenti; l’ultimo in ordine di tempo è il controllo effettuato dalle Fiamme Gialle, un anno fa nell’isola di Capri e precisamente presso la Grotta Azzurra, Anacapri, i Giardini di Augusto, il belvedere di punta Tragara, la Certosa. Ebbene nel caso di Capri la GdF  dopo aver identificato e sanzionato gli abusivi, ha controllato anche le guide turistiche che erano regolarmente provviste del titolo abilitativo alla professione per i quali si è proceduti all’identificazione e si profila per loro, in una fase successiva, una serie di accertamenti di carattere fiscale; difatti il controllo era mirato a contrastare l’evasione e i reati economici e di natura finanziaria. Ovviamente, l’operazione della Guardia di Finanza non poteva passare inosservata e ha attratto la curiosità e l’interesse dei vacanzieri della domenica e qualche malumore tra i componenti dei gruppi di turisti che per continuare il loro tour hanno dovuto attendere il termine della fase degli accertamenti (la stessa identica cosa accaduta a Padula nelle due domeniche del 16 e 23 ottobre scorsi), mentre i gruppi guidati da accompagnatori non in regola hanno dovuto continuare la loro visita aggregandosi ad altri gruppi di vacanzieri in trasferta sull’isola (cosa non accaduta a Padula domenica 23 ottobre quando una guida patentata avrebbe fatto da copertura a quella abusiva).  Dando per scontato che quando l’Arma si muove finisce sempre che scrive e verbalizza; la stessa cosa è verosimilmente avvenuta anche domenica 16 ottobre 2016. Sarebbe opportuno, a questo punto e tenuto conto dei sotterfugi utilizzati per driblare le regole scritte, che l’Arma dei Carabinieri provvedesse a pubblicizzare la sua azione repressiva (mantenendo ovviamente il segreto sulle identità degli abusivi) anche al fine di risolvere un annoso e inquietante problema esistente a Padula come a Capri, ed in tante altre località. Un problema che, almeno a Padula, è stato creato dalla politica in accordo con una conduzione approssimativa del monumento storico che l’attuale direttrice ha cercato di raddrizzare e che con coraggio nel luglio 2016 “ha stracciato” un accordo stipulato una quindicina di anni, tra il Comune e la Certosa, per dare modo alle guide abusive di continuare a fare il loro lavoro. Un lavoro che, ci tengo a precisare, in molti casi viene effettuato in maniera perfetta e professionale pur rimanendo, comunque, un lavoro illegale; e l’illegalità va combattuta sempre e comunque, a meno di non pensare ad una sanatoria per i casi più noti con la consegna del patentino che, per svariati motivi, non è stato mai ottenuto. Ma come mai a Padula esistono soltanto due guide autorizzate ? Cercherò di spiegarlo nella prossima puntata.

One thought on “Certosa: il dovere dei Carabinieri e … il border-line della politica

  1. TESEO NEL LABIRINTO…

    GRAZIE PER IL TENTATIVO DI FARE CHIAREZZA… NON DEMORDERE!

    Mario Senatore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *