CERTOSA: tra i segreti criptati nel chiostro più grande del mondo, templari, monaci e il battistero di San Giovanni in Fonte … il cammino letterario di Giovanni Cancellaro

Aldo Bianchini

PADULA – Il giorno di ferragosto (2017, ndr !!) entrando nella Certosa di San Lorenzo di Padula ho incontrato sulla scalinata d’accesso tre visitatori provenienti dal nord Italia; con il loro permesso li ho anche fotografati perché la donna del gruppetto imbracciava in bella vista il libro “Il segreto della Certosa con il chiostro più grande del mondo” scritto recentemente da Giovanni Cancellaro. Incuriosito ho chiesto come mai avessero con loro un libro edito da poche settimane, la signora con garbo mi ha risposto che alcuni loro amici di Padula le avevano segnalato positivamente la pubblicazione di quell’opera, lei lo aveva ordinato ed appena giunta a Padula glielo avevano consegnato. Ma la signora ha aggiunto che “Sto leggendo il libro da ieri e l’ho trovato interessantissimo perché oltre alle stupende fotografie in esso contenute c’è la storia, romanzata fin che si vuole, che è davvero avvincente e fa letteralmente entrare fin nei sotterranei del monumento anche chi non conosce nulla delle vicende che hanno circondato la vita della Certosa fino ai nostri giorni.  Attraverso il suo giornale faccio i miei migliori complimenti all’autore Giovanni Cancellaro che non ho il piacere di conoscere”. Come dire che chi viene da fuori avverte subito le potenzialità del libro, mentre chi è del luogo e potrebbe fare di più per promozionare il lavoro di Cancellaro fa finta di niente.

            Ma chi è Giovanni Cancellaro ? Sicuramente non è uno scrittore, sicuramente non è un politico navigato, è soltanto un giovane e capace imprenditore (lui ama definirsi “scalpellino”) che si è prima prestato alla politica, allontanandosene quasi subito, e poi ha dato sfogo alla sua vena di ricerca della possibile verità sul “perché la Certosa è stata realizzata proprio a Padula” andando a scavare nelle tradizioni più antiche e nei documenti ufficiali di diverse epoche. Amore sviscerato per la sua terra o frutto di ambizioni letterarie tenute celate per decenni ?; probabilmente sia l’una che l’altra cosa anche se appare evidente che l’amore per la sua terra ha prevalso su tutto il resto e gli ha dato la forza di impegnare molto del suo tempo prezioso anche nell’ottica di una futura estensione dell’immagine della Certosa con ricadute di interesse turistico, economico ed occupazionale. Per certi versi Giovanni è di una spanna superiore ad uno scrittore normale, perché lo scrittore alla fine, fa quello che fa e che scrive, per mestiere, per abitudine e per lucro; mentre il nostro lo ha fatto semplicemente per confezionare ed offrire un contributo di conoscenza su uno dei monumenti storici più importanti del Paese e, forse, di buona parte della Terra; anche perché le origini dello stesso monumento e le decisioni che ne hanno accompagnato la sua costruzione sono strettamente legate e connesse ai grandi capovolgimenti storici, e quindi di potere, che avvennero lungo tutto il 14° secolo tra guerre intestine, epurazioni di massa e nascita di nuovi modelli imperiali e di governo dei territori e della cosa pubblica. E per farlo si è letteralmente intrufolato nei palazzi del potere del tempo passato, nascondendosi astutamente dietro i pesanti tendaggi dei saloni delle feste, per raccogliere dal vivo e poi mettere insieme storie personali e vicende istituzionali che, ad una prima e sommaria lettura, non avevano e non hanno probabilmente alcun collegamento tra loro; ma così ricostruiti appaiono veri e credibili.  La via seguita è stata lunga: dai segreti criptati della Certosa di Padula a quelli del Battistero di San Giovanni in Fonte, dal fondatore della Certosa Tommaso Sanseverino ai Cavalieri Ospetalieri del Reale Ordine di San Giovanni Battista di Gerusalemme, fino alle congiure di palazzo immancabili per l’epoca in cui i fatti e le vicende si sono svolti. In questo lungo e articolato viaggio Giovanni Cancellaro, da attento osservatore, si è preoccupato non soltanto di nascondersi dietro i pesanti tendaggi ma di andare direttamente alla ricerca delle motivazioni delle grandi scelte e poi di acquisire le prove provate delle sue teorie che possono apparire anche stravaganti (difatti nella stessa Padula non sono stati pochi i personaggi istituzionali che hanno preferito non rischiare neppure un pezzetto della loro presunta reputazione e si sono tenuti a debita distanza dal complesso lavoro di Giovanni) ma che se ben ordinate e assemblate tra loro svelano un “mondo reale” che i potenti dell’epoca cercarono affannosamente di offuscare se non proprio cancellare.

            E’ sufficiente l’esempio che segue per capirne di più. Come mai la Certosa più grande del mondo non appariva su nessuna della grandi ed anche ben articolate mappe geo-topografiche dell’epoca ? Se con il ragionamento si parte da questa domanda non è difficile arrivare a capire che la varie teorie insistentemente e caparbiamente portate avanti da Giovanni sono assolutamente credibili ed anche verificabili. E’ proprio questo il valore dell’opera che, pur distaccandosi dalla storia scritta dai vincenti, si inoltra per i difficili sentieri della ricostruzione della storia dei perdenti. Del resto quando si parla diffusamente dei “Templari” tutto è ancora possibile scoprire e portare alla luce; lo stesso Dan Brown con il “Codice Da Vinci” (quarta opera che più che un romanzo sui Templari, sul Sacro Graal e sulle varie sette segrete è un thriller letterario-cinematografico di grande successo del 2003) ha fatto la sua fortuna letteraria e, soprattutto, quella economica. E’ assolutamente palese che Brown ha lavorato su molti documenti ed ha anche riscoperto tradizioni e racconti, ma non si può sostenere che egli non abbia lavorato anche di fantasia nell’assemblare tutto il lavoro e proporlo in una chiave di grande successo almeno nell’immaginario della gente.

            Sicuramente Giovanni non ha la stessa fama di Dan Brown ma nel suo lavoro ci ha messo lo stesso identico impegno, e questo gli va riconosciuto senza alcun tentennamento anche dalla critica e non solo dai lettori che hanno già identificato nel libro di Cancellaro un modo semplice e schematico per raggiungere verità inconfessate e, forse, inconfessabili. La stessa ineguagliabile dimensione del Chiostro Grande (denominazione che occupa buona parte della copertina del libro), secondo Giovanni Cancellaro, può e deve dare molte spiegazioni sul perchè della sua costruzione in un luogo apparentemente dimenticato dal mondo intero; difatti se si leggono attentamente i numeri tecnici che denotano il progetto esecutivo dell’opera (altezza, larghezza, lunghezza, numero di arcate e di celle) si capisce che qualcosa di strano c’è e che quel qualcosa è legato agli intrighi ed ai segreti dei Templari che da secoli gestiscono la vera fase propositiva e gestionale della Chiesa nel mondo, e non solo.

            Dicevo prima che Giovanni Cancellaro non è uno scrittore ma bisogna riconoscere che questa sua opera prima è paragonabile ad una tesi che per un giovane studente universitario è prodroma alla laurea; paragonabile ma non identica, perché per Giovanni c’è sicuramente un valore aggiunto costituito dal fatto che per lui è il lavoro letterario che gli accredita la “laurea di uomo, studioso, riflessivo e tenace”, cosa questa riservata a pochi. Uomo perché, come lui stesso asserisce, ha saputo “lasciare la politica per scelta perché stanco di vedere i miei congiunti soffrire a causa di cupole istituzionali in cui si annidano falsi uomini di potere che, sostenuti da piedistalli di corruzione, hanno cercato di annientare un avversario politico colpendo duramente la ditta Cancellaro”. Ho voluto inserire questa frase, presa a stralcio dalla lunga dedica che Giovanni ha scritto su una copia del suo libro che mi ha donato, per meglio rappresentare chi è davvero Giovanni Cancellaro che, pur di difendere a denti stretti l’azienda di famiglia (non solo la produzione di marmi) costata tantissimi sacrifici al padre Amedeo, non ha esitato ad abbandonare il mondo perverso ed inquietante della politica trovando nella scrittura, intesa anche questa come servizio, la sua giusta sedimentazione con un’opera davvero molto bella ed interessante, come diceva la turista sulle scale di ingresso della Certosa; un’opera che si pone su un binario parallelo a quello dei tanti presunti storici ma che si distingue per la sua originalità e per la sua indipendenza.

            Conosco Giovanni Cancellaro fin da quando era poco più che bambino ed io, agli inizi degli anni ’70, mi recavo spesso nell’abitazione in cui viveva con i genitori e i fratelli per incontrarmi con Amedeo (amico sincero e papà di Giovanni), intorno ad un focolare sempre scoppiettante, e dargli tutti i consigli utili per il superamento delle prime e immancabili difficoltà imprenditoriali. Il padre di Giovanni in quegli anni ha lavorato duramente e con grande capacità intuitiva ha rinunciato spesso a traguardi immediati e personali per fare spazio alla creazione di un’azienda di famiglia perfettamente armonica ed in linea con gli insegnamenti paterni che ora, meritatamente, può essere annoverata tra le più solide del territorio; nonostante la politica, nonostante tutto.

            In chiusura riprendo le parole di Giovanni per dire che con la sua opera ha aperto una “porta culturale” più grande di ciò che umanamente avremmo mai potuto immaginare; e aggiungo che con il suo libro-studio ha aperto anche una porta sulla vita che quotidianamente ci accompagna lungo il nostro cammino, tra segreti, congiure, invidie, apprezzamenti, denigrazioni e anche giusti riconoscimenti.

            Ognuno può pensarla come crede ma Giovanni Cancellaro, a mio modesto avviso, ha dato un contributo per la conoscenza della Certosa molto più valido dei tantissimi libri che sono stati fin qui scritti quasi sempre in maniera strumentale e personale senza pensare al “bene Certosa” che non solo è patrimonio mondiale dell’Unesco ma che è un gigantesco strumento storico-politico-economico che appartiene a tutti noi e che in quest’ottica dovrebbe essere maggiormente tutelato dagli Organi preposti a farlo.

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