Camorra & Politica: quando la storia non si ripete ma è soltanto … un’altra storia

Aldo Bianchini

SALERNO – Nel leggere e rileggere la denominazione che gli Organi inquirenti hanno dato all’operazione anticamorra di Nocera Inferiore “Un’altra storia” mi viene da pensare che chi inanella queste denominazioni deve essere per forza un esperto di comunicazione mediatica, una comunicazione che deve colpire ed incanalare l’opinione del lettore verso il risultato che lo stesso Organo inquirente vuole raggiungere, almeno nell’immaginario collettivo.

            La prima volta che osservai una cosa del genere fu ventitre anni fa, nel 1994, allorquando incominciò a venire a galla la famigerata inchiesta giudiziaria denominata “California” che portò a processo un ex ministro (Conte), alcuni ex sindaci, e vari camorristi per un totale di 72 persone. Ebbene una delle deposizioni fondamentali per la pubblica accusa era l’interrogatorio di Pinuccio Cillari (un camorrista sfrantumato !!) che iniziava con le seguenti parole: “A.D.R.: Sono stato compulsato da Conte e Del Mese …”. Mi sorprese l’utilizzo del verbo “compulsare” che non è da tutti e che messo sulle labbra di un semi analfabeta come Cillari diventava ancora più inquietante. Ma il verbo compulsare, se vi concentrate un attimo, in una vicenda giudiziaria contorta come quella del “California” induce il lettore e l’opinione pubblica subito a pensare a qualcosa di molto torbido. Scrissi diverse volte di questa mia sensazione; e non mi fermai solo a scriverla, difatti quando in aula venni sentito come teste a difesa una delle cose che dissi fu quel particolare dell’utilizzo di un verbo abbastanza desueto da parte di un quasi analfabeta. La pubblica accusa (pm Luigi D’Alessio) si indignò e mi contestò che in aula le domande le faceva lui e non io. Il processo come sapete è andato, poi, a finire a brodo di giuggiole.

            Senza portarla tanto per le lunghe e per ritornare rapidamente ai nostri giorni intendo soffermarmi su alcune delle ultime inchieste che stanno cercando di mettere a fuoco il rapporto, contorto e inquietante, tra la politica e la camorra nell’agro sarnese nocerino.

            La gente dimentica ma nell’agro sono state attaccate e smantellate diverse amministrazioni di centro destra con denominazioni molto suggestive: a Pagani l’autore delle denominazione se ne uscì con un emblematico “Linea d’ombra”, a Sarno con l’intrigante “Poker” ed a Scafati con un paradossale “Sarastra” (che evoca lontani paradisi malavitosi e fiscali della penisola indiana nel Pacifico); a Nocera Inferiore, invece, la denominazione di “Un’altra storia” cerca di semplificare le cose, di ridurne il loro impatto sull’immaginario, quasi a voler significare che lo “scambio elettorale politico mafioso” in quella città potrebbe anche esistere ma non riguarda assolutamente l’amministrazione comunale in carica perché è “un’altra storia” molto diversa da tutte le altre. Peccato che i camorristi, o presunti tali, siano quasi sempre gli stessi, anche perché i clan camorristici quelli sono e non si capisce il perché a Pagani (caso Gambino), Sarno (il caso Annunziata) ed a Scafati (caso Aliberti) avrebbero dovuto patteggiare con le amministrazioni in carica ed a Nocera no.

            Per l’esattezza, mentre a Pagani – Sarno e Scafati non c’è mai stata la prova provata dello scambio elettorale politico mafioso, a Nocera invece c’è la gigantesca prova costituita dalla lettera di un sacerdote che perora il cambio di destinazione d’uso di un terreno che non appartiene alla Curia e che l’Amministrazione Comunale prima riceve la lettera ad una quindicina di giorni dalle elezioni (quasi come se avesse avuto un segno divino) e poi quattro-cinque giorni prima delle consultazioni elettorali approva  la “variante puntuale” che è cosa molto delicata e ritenuta dai giuristi un atto di estrema responsabilità di ogni amministratore pubblico.

            Unque quella di Nocera Inferiore è un’altra storia ma soltanto nella terminologia letterale in quanto nella sostanza è perfettamente identica alle altro, anzi più pericolosa; ma dice George Barnard Shaw che “la giustizia è sempre giustizia, anche se è fatta sempre in ritardo e alla fine è fatta solo per sbaglio”.

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