Elezioni 2018: Conte e la lunga via del successo

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – La location è stata scelta con cura, la Sala Moka (adiacente all’ex mitica segreteria politica di Conte) nel centro di Salerno ha rappresentato e, forse, ancora rappresenta per i tanti socialisti salernitani il vero cuore pulsante del “potere politico” di quello che fu il “laboratorio politico laico e di sinistra” promotore della prima e unica “svolta di Salerno” i cui frutti, però, sono stati raccolti tutti da Vincenzo De Luca che da politico furbo e ingrato ha sempre rimandato al mittente ogni tentativo di restaurazione di quello che fu innanzitutto un laboratorio scientifico in cui ben 240 tecnici, tutti salernitani, estratti dalle migliori professioni (architetti, ingegneri, geometri per l’aspetto puramente tecnico-urbanistico, ma anche avvocati, commercialisti, ragionieri per l’aspetto tecnico-amministrativo), nel segno di una svolta reale non fatta di sterili inaugurazioni di fontane che non funzionano, di colate di cemento per favorire speculazioni edilizie private, di società miste usate come merce di scambio elettorale, di nomine riservate soltanto ai fedelissimi  e anche di giardinetti lasciati all’incuria del tempo. Quel laboratorio partorito dalla fervida mente politica di Carmelo Conte non ha mai avuto uguali ed è stato anche riproposto, allora, in sede nazionale con scarso successo perché non c’erano i cervelli che Conte aveva sapientemente scelto, con grande lungimiranza politica, nell’ambito di un discorso di apertura a tutti nella realizzazione di un disegno che poteva e doveva tramandare ai posteri una nuova Salerno tutta “da bere”.

            Così non è stato perché ci si mise di mezzo una magistratura che all’epoca tracimava spesso dai suoi compiti istituzionali mettendosi a fare politica, sostenuta da quel PCI la cui figura principale a Salerno era da tempo Vincenzo De Luca che riuscì, con innegabile astuzia, a spremere il frutto per prenderne il nettare migliore.

            Ora i tempi sono cambiati e di fronte all’orgia del potere deluchiano elevato a “sistema” (Lui come governatore della Regione, il figlio Roberto assessore e prossimo vicesindaco al Comune di Salerno, il figlio Piero molto probabilmente seduto sugli scranni di Montecitorio) ecco riemergere con forza la linea politica equilibrata e costruttiva dell’era contiana.

            Il legittimo erede di quella politica ha un nome ed un cognome, si chiama Federico Conte, primogenito dell’ex ministro Carmelo; anche Federico è figlio d’arte (e che arte !!) ma non ha mai  cercato di scindere la sua passione-azione politica da quella che fu del padre; anche Federico è “figlio di …” ma il padre da molto tempo ormai non è al potere e, quindi, tutto quello che riuscirà a fare sarà soltanto merito suo e del suo staff in cui, ovviamente, c’è anche un pezzo da novanta come il padre.

            Si racconta che per le elezioni politiche del 2006 Federico fu interpellato dalla segreteria nazionale socialista per una possibile candidatura alla Camera; con corretta e decisa presa di posizione si dice che rispose: “In questa famiglia uno solo fa politica, mio padre”, liquidando sul nascere ogni sibillino tentativo di espellere dalla politica (come poi è accaduto) l’illustre genitore. Oggi è lui a fare politica e il padre, molto attentamente, ha fatto un passo indietro per poter trasfondere nel legittimo erede tutte le sue eccellenti capacità politiche.

            Federico Conte ha avuto fin qui, bisogna riconoscerlo altrimenti parleremmo di aria fritta, un percorso tortuoso dal punto di vista delle alleanze politiche; si è fidato troppo della sua conoscenza dei figli del kaimano, fino al punto di farsi trascinare nella competizione elettorale regionale del 2015 accettando di farsi inserire nella lista del PD, senza tener conto che da qualche altra parte, in qualche altra lista collegata, veniva allestita la trappola in cui cadde nonostante i suoi 14.154 voti, tutti personalissimi, che sono ancora lì scolpiti nei ricordi del tempo.

            Quell’ultimo smacco, irriverente e spocchioso, è stata la goccia che fece traboccare il vaso; ora la posizione di Federico è più autonoma, solida e concreta; nella provincia di Salerno è sicuramente il leader di LeU (Liberi e Uguali) che si oppone con decisione allo strapotere renziano e deluchiano. Il suo intervento di ieri mattina, alla presentazione delle liste, è stato ascoltato con attenzione e applaudito da tutti; Federico Conte ha un progetto politico proprio che si innesta in quello nazionale per fare da bilancia tra i populisti e la destra al fine di rilanciare una sinistra più moderna e sicuramente progressista, un progetto con tanti tasselli costruttivi che avremo modo di analizzare nel corso di questa breve ma intensa campagna elettorale.

            La battaglia non sarà facile ma la struttura organizzativa di Conte è quasi perfetta; per la Camera nel collegio proporzionale di Salerno sarà accompagnato da Dea Squillante (anche nell’uninominale di Nocera Scafati), Francesco M. Iandorio e Maria Cammarano; nel collegio uninominale di Salerno sarà sostenuto da Carmine Ansalone (già consigliere provinciale); da Luigi Giordano (ex assessore provinciale socialista) nel collegio uninominale di Agropoli; nell’uninominale di Battipaglia ci sarà lo stesso Federico Conte.

            Per il Senato ci saranno Giampaolo Lambiase (collegio uninominale di Salerno-Scafati) e Maria Antonietta Boffa (collegio uninominale di Agropoli-Battipaglia); nel proporzionale per il collegio Campania/3, Portici-Salerno ci saranno Giuseppe De Cristofaro, Valentina Botta, Nello De Luca e Maria Di Serio.

            Una squadra coesa e decisa a raggiungere il miglior risultato possibile salendo con forza tutte le scale del successo che questa volta verosimilmente non mancherà a porterà di nuovo la “politica contiana” ai vertici locali e nazionali.

            La sfida è lanciata, De Luca e figli stiano attenti perché per loro potrebbe finalmente iniziare la parabola del declino.

            Per la cronaca la Sala Moka era gremita all’inverosimile, la gente comune e i probabili elettori hanno invaso anche parte di Corso Vittorio Emanuele; tirato, commosso ma intimamente felice Federico Conte con voce stentorea ha dato il via alle danze tra applausi convinti e scroscianti. Il resto ce lo dirà la storia prossima futura.

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