Il mortaio di Gaspare Russo: dalle elezioni politiche ai pericoli del fronte mare

Aldo Bianchini

SALERNO – A poche ore dalle elezioni per il rinnovo del parlamento nazionale sono ritornato nello studio dell’avv. Gaspare Russo (già sindaco di Salerno e già presidente della Regione Campania) per saperne di più.

Presidente secondo Lei come andranno le imminenti elezioni politiche ?

==Mi volete far fare l’indovino ? E’ una situazione talmente confusa e talmente contrassegnata dagli avvenimenti giudiziari e dai fatti che si susseguono tutti i giorni che è difficile azzardare un pronostico. Anche  perché la gente, l’elettore, almeno per quanto riguarda quelli che incontro (che non sono poi tanti), non si manifestano anche se l’insoddisfazione e le preoccupazioni, le ingiustizie, la totale sfiducia nei confronti del mondo politico e in generale dei politici, può anche indurre a pronostici sbagliati. Dal mio punto di vista penso che, per quanto riguarda la situazione regionale e provinciale di Salerno, sia il principio della fine di un’era politica.

Allude all’era deluchiana ed alle ultime vicende giudiziarie sui rifiuti ?

==Si, penso che sia l’inizio di un processo discendente. Anche se l’attivismo dimostrato da Forza Italia e, soprattutto, dai Grillini non affronta nessun reale problema e si naviga nel vuoto. Quindi diventa difficile capire come si orienteranno gli elettori.

Ne riparleremo nel prossimo incontro. Per ora ritorniamo al fronte mare; Presidente perché quella zona orientale della città si chiama Via delle Risaie ?

==Perché, da Torre Angellara alla foce del fiume Fuorni e oltre, tutti quei terreni dalla sponda del mare più o meno corrispondenti all’attuale litoranea fino alla linea ferroviaria e oltre, fino a lambire la SS/18 erano terreni coltivati a risaia, e naturalmente come tutti sanno l’acqua era a pelo di terreno. Eravamo nell’era fascista e nulla faceva pensare al successivo sviluppo di Salerno. Poi arrivò l’on. Carmine Di Martino che decise di far costruire il nuovo ospedale su quei terreni che apparivano come la naturale espansione della città. C’erano i progetti, c’erano i finanziamenti ma furono costretti a rinunciare quando si resero conto della natura delle terre delle risaie.

Ma allora, Presidente, le numerose costruzioni di oggi in quella zona non sono sicure ?

==Non sono un  geologo né un ingegnere e neanche un indovino, in quella zona sono concepibili soltanto, con costi enormi, costruzioni leggere e non grattacieli. Anche perché i riempimenti che sono stati praticati a mano larga nel secondo dopoguerra sono stati effettuati con i rifiuti solidi urbani e di ogni tipo (compreso quelli dell’edilizia) che la città in espansione urbanistica e di popolazione produceva in grande quantità.

Quelle opere di riempimento furono fatte con licenze del Comune ?

==Credo di no, c’era all’epoca una volontà di allargare la città e i riempimenti si facevano anche con i rifiuti che tutti sversavano a loro piacimento e senza alcun controllo.

In questo discorso è compresa anche la strada litoranea ?

==Si, la strada che attualmente è definita “lungomare Clark e Allende” e oltre fino al campo sportivo Volpe e al vecchio depuratore. E’ stata realizzata con riempimenti a mare aperto; ne ricordo uno fra i tanti.

Ma ci fu qualche tentativo di porre freno a questo scempio ?

==Si, alla conclusione della mia esperienza di sindaco alla fine del 1974 uno degli ultimi atti fu la stipula del contratto con una cooperativa della Lega delle Cooperative (CCC) per la messa in funzione degli impianti di trasformazione di rifiuti urbani in compost (impianto sito in loc. Ostaglio a poca distanza da Cupa Siglia dove in questi anni doveva sorgere il termovalorizzatore) che doveva e poteva servire all’agricoltura. Il contratto era triennale. Tuttavia successivamente, ma su questo dovreste interrogare il mio successore (il compianto Alberto Clarizia), il compost riuscì impossibile venderlo e anche regalarlo perché bruciava i terreni. Naturalmente una volta prodotto bisognava smaltirlo; la soluzione fu quella di sversarlo come riempimento sul fronte mare, e venne aggiunto sciagura si sciagura. Ovviamente alla scadenza del contratto non fu fatta nessuna proroga; sono rimasti i capannoni e gli impianti che sono attualmente utilizzati dal Comune come uno dei supporti per lo smaltimento degli attuali rifiuti e tutto ciò che ad essi è collegato.

Perché nessuno dice niente di questa vicenda ?

==A me sembra che ci sia una generale volontà per ignorare il passato in tutte le sue sfaccettature, quelle che apparivano all’epoca necessarie, utili e anche negative.

Voi, quindi, avevate avuto un’idea quasi geniale di produrre compost per la terra, cosa della quale oggi si fa un gran parlare a vuoto ?

==No, non era un’idea geniale. Per rispondere devo tornare un po’ indietro. E inquadrare il problema per sommi capi nella realtà dell’epoca. All’inizio, sia pure con lo sguardo al futuro, si trattava di guardare anche le iniziative che erano in corso di realizzazione in altre regioni d’Italia e all’estero. E inquadrarle nella legislazione allora vigente ai fini dell’ottenimento dei finanziamenti necessari per la realizzazione. L’amministrazione Menna, prima degli fine degli anni ’60, trattandosi di un impianto di tipo industriale quale era quello che fu realizzato, si avvalse dei finanziamenti previsti dall’industrializzazione del momento.

Presidente, mi sfugge qualche passaggio politico ?

==Si, è vero. Nel 1967 io mi dimisi da assessore alle società partecipate ed al turismo e proposi una delibera all’interno della DC che fissava i limiti in cinque per tutti gli assessori e comportarono le dimissioni di tutti quelli in carica; ma di questi passaggi ne parleremo in un’altra occasione. Durante il mio assessorato partecipai, quindi, a tutta la fase di progettazione e realizzazione di un impianto per la trasformazione dei rifiuti finanziato dalla Cassa del Mezzogiorno. L’impianto entrò in funzione soltanto quando io divenni sindaco della città nel 1970, e poi è stato il degrado totale.

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