La relatività dei valori morali

 

di Alberto De Marco

Nella società di oggi, diventa sempre più effimero il confine, tra il bene ed il male.

L’aforisma di Franco Basaglia assume contorni di maggiore valenza: “La pazzia è

una dimensione umana. In noi la pazzia esiste ed è presente come la ragione”. Ci

chiediamo quante volte nel corso dei secoli, l’uomo protagonista di efferati crimini,

ha trasformato la sua vita nel servizio e nell’amore per il prossimo, diversamente da

coloro, che si prodigavano nei formalismi religiosi, ma erano supportati solo

dall’indifferenza, dall’animosità, dall’incoerenza nel dialogare con i loro simili.

L’uomo, plasma del bene e del male, è il fulcro dell’Universo ed è alimentato

dall’amore, ma soprattutto dall’indifferenza e dall’incoerenza. Non possono sussistere

confini tra i valori umani. E’ difficile creare una separazione tra il bene e il male, tra

la verità e la menzogna, tra l’odio e l’amore, oppure tra una visione ottimistica e

pessimistica della vita. Nella declinazione del male ritroviamo anche nell’individuo

l’esasperazione, la vessazione, l’incapacità e l’indifferenza per la crescente

corruzione. La vera Giustizia quella Divina, sicuramente avrà una diversa valutazione

nei confronti di coloro che hanno vissuto in contesti familiari delinquenziali e scevri

di valori morali, ma soprattutto per gli ultimi e per gli emarginati; diversamente sarà

implacabile nei confronti dei potenti, degli organi istituzionali, che hanno abusato del

loro potere, delle classi privilegiate, che hanno alimentato la corruzione, ignorando e

disinteressandosi della collettività, nei confronti dei “poteri forti” deviati e delle

classi politiche che continuano a “sgovernarci”. Ricordiamoci sempre il ladrone

morto in Croce con Gesù, quando disse: “… Gesù, ricordati di me quando entrerai nel

tuo regno”, che Gli rispose: “… In verità io ti dico, oggi con me sarai nel Paradiso”,

nonché la Misericordia di Dio che è infinita. E’ forse da ricercare nell’essenza della

verità, la mancanza di un valore relativo? Questo interrogativo ci fa riflettere e

scatena incertezza. Non è facile superare queste esitazioni, ma alla fine ci si convince

della relatività di questo valore. La verità, si trova negli angoli più reconditi del

nostro inconscio e il nostro sforzo è diretto sempre a soffocarla, in quanto ci spaventa

la possibilità di vederci riflessi nell’interezza di una “vera luce”. E’ forse l’odio in

antitesi con l’amore? L’odio come l’amore è un sentimento profondo. Il tempo gioca

su questi valori per farli apparire diversi, ma la vera differenza consiste solo nelle

manifestazioni esteriori, che non sono mai le stesse. L’odio come l’amore è generato

dalla stessa fonte e nel corso del tempo, possono continuamente trasformarsi e

presentarsi in modo completamente opposti e divenire per assurdità umana anche un

sinonimo, quando erroneamente e con “gesti insani” si generano azioni violente con

se stessi o con le persone amate. Io credo che nell’infinita Misericordia di Dio, anche

Caino, che ha ucciso suo fratello Abele e lo stesso Giuda, che ha tradito Gesù anche

se lo amava, ma ha creduto erroneamente in un Suo regno terreno ed auspicava in una

reazione del Figlio di Dio per salvarsi dalla morte, che anticipasse in tale modo, la

realizzazione di quel regno, abbiano compreso i loro errori anche negli ultimi istanti

della loro vita e possono comunque oggi gioire nella Grazia di Dio. Questa

inimmaginabile Misericordia per i figli di Dio, è incomprensibile per l’uomo, che ha

ricevuto anche un altro grande dono, quello del libero arbitrio, che ci consente fino

all’ultimo istante della nostra vita, di avere consapevolezza degli errori e di confidare

nella pietà e nel perdono per ricongiungerci al Nostro Padre Celeste. Naturalmente

questa compassione per l’uomo non deve generare confusione di comprensione,

anche per il principale artefice del male, quella figura diabolica, che pure avendo

consapevolezza della Maestosità di Dio, continua a profondere nell’uomo il germe

del male, che manifesta nella continua ricerca del “delirio di Onnipotenza”,

autocelebrandosi e con la convinzione di ricostruire una nuova “Torre di Babele”, che

gli consente non soltanto di arrivare in cielo, ma di sostituirsi a Dio nella ricerca

spasmodica dell’immortalità e con l’utopia di autogenerarsi, ignorando volutamente

l’importanza del rispetto della natura e la necessità di salvaguardare tutte le specie

animali. Alimentando una ricerca spasmodica diretta non alla sopravvivenza di

milioni di persone, che muoiono nel mondo per la povertà, ma alla realizzazione di

armi capaci di distruggere in un breve lasso di tempo l’intera umanità. A tale

proposito è interessante la lettura del libro “La vita e le Preghiere di Padre Pio,

Edizioni Vesuvio. Si evince da una lettera che Padre Pio scrisse ad un suo figlio

spirituale, dell’apparizione che aveva avuto di Gesù, dopo avere celebrato la S.

Messa: “…Figlio mio, non lasciare di scrivere quello che oggi odi dalla mia bocca

perché tu non l’abbia a dimenticare. Io sono fedele. Nessuna creatura si perderà senza

saperlo. Molto diversa è la luce delle tenebre. L’animo a cui voglio parlare l’attiro

sempre a me; invece le arti del demonio tendono ad allontanarlo da me. I timori che

l’anima sente in certi momenti della vita sull’eterna sua salute, se hanno me come

autore, si riconoscono dalla pace e dalla serenità che lasciano dopo”. Nella disamina

sulla relatività dei valori morali non possiamo che concludere con l’assunto, che

l’ottimismo e il pessimismo sono percezioni dinamiche. Queste sono le riflessioni e le

inquietudini, che alimentano il cuore, di un personaggio “scomodo”, che nel corso

della sua vita ha “navigato” sempre “controcorrente”. Non possiamo e non dobbiamo

mai sentirci una nullità nello sconfinato Universo.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *