CHIESA: quella che non vorrei … soprattutto dopo il femminicido di Violeta e gli omicidi di Pascuzzo e Marchesano

 Aldo Bianchini

SALERNO – “Da qualche settimana sto scrivendo sulla Chiesa cercando di mantenermi a metà strada tra le cose buone e quelle brutte che la chiesa cattolica evidenzia da sempre; tutte cose che Papa Francesco da un lato esalta e dall’altro denuncia con fermezza. Quando, come tantissimi, si è a metà strada è più facile abbozzare qualche considerazione sulla “Chiesa che vorrei” o, almeno, sulla funzione della Chiesa che un po’ tutti abbiamo idealizzato fin dalla fanciullezza, quando cioè frequentavamo i cosiddetti “oratori” che, credo, siano da tempo scomparsi. In sintesi ricordo ai lettori che in questi ultimi tempi ho avuto modo di scontrarmi con un sacerdote, di aver segnalato alcune inadempienze della diocesi di Nocera Inf., di aver ricordato lo scempio della Curia salernitana, di avere anche omaggiato la memoria del compianto arcivescovo Demetrio Moscato di Salerno nel cinquantenario dalla sua morte, e di avere trattato il caso della campana della discordia di Buonabitacolo”. Questo ho scritto in un precedente servizio e questo mi sembra anche giusto ripubblicare per continuare il viaggio nelle realtà della Chiesa Cattolica nostrana.

Intendo, oggi, iniziare questa nuova puntata del viaggio con un’affermazione forte del Vescovo di Teggiano-Policastro, S.E. Mons. Antonio De Luca, dopo l’efferato delitto di Violeta Mihaela Senchiu (ho parlato di delitto, per parlare di sicuro femminicidio bisognerà aspettare almeno un rinvio a giudizio): “”La tragica vicenda di Violeta è già finita nel dimenticatoio, mentre su altre vicende di minore gravità continuano ad essere accesi i riflettori come per l’omicidio di Antonio Pascuzzo avvenuto a Buonabitacolo ad aprile scorso per mano di Karol Lapenta. Entrambi 18enni. Si protesti pure per la campana regolamentata a Buonabitacolo ma non si lascino nell’oblio vicende che hanno implicazioni sociali e soprattutto che coinvolgono persone deboli e indifese”” (fonte Ondanews.it).

 La reprimenda del Vescovo, giusta e doverosa, è diretta soprattutto alla stampa locale (che si guarda bene dal rispondere !!) che secondo don Antonio non farebbe tutti i passi necessari per tenere viva l’attenzione delle varie comunità su fatti delittuosi e molto stridenti con una realtà raccontata e che vuole quelle comunità del Vallo di Diano come isole felici in un mondo che non è più così. Fa bene il Vescovo a prendersela con la campana di Buonabitacolo; io stesso ho scritto su quel caso (anche se in maniera completamente diversa dal resto della stampa) assumendomi tutte le responsabilità del caso nel descrivere la comunità buonabitacolese come fosse alla ricerca di qualcosa da fare in un panorama di abbandono e di assoluta distanza tra le istituzioni e la gioventù locale che, molto verosimilmente a causa di questo abbandono e questa distanza, esprime alcune negatività davvero inquietanti e molto pericolose. Proprio in queste ore stiamo assistendo a fatti che con gli occhi chiusi facciamo finta tutti, Vescovo compreso, di non vedere: l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti a carico di Antonio Marmo, figlio del sindaco di San Rufo, sulla cui vicenda “ilmattino.it” ha scritto “Il pusher ultimo che vende la droga ai clienti del Vallo di Diano. Nei fine settimana soprattutto. È questo il ruolo di Antonio Marmo, figlio del sindaco di San Rufo, arrestato con altre sei persone in un’operazione portata avanti dai carabinieri di Castellammare con il supporto della compagnia di Sala Consilina. Quest’ultima guidata dal capitano Davide Acquaviva”. Questi, se veri, sono episodi degenerativi che vengono da molto lontano; episodi sui quali innanzitutto la Chiesa dovrebbe intervenire (e non lo sta facendo) con tutte le sue armi di convincimento e possibilità di analisi sociologiche; altrimenti gentile Vescovo di Teggiano-Policastro non ne usciamo, anche perché gli avvenimenti si accavallano agli avvenimenti ed è di questi ultimi giorni l’ultima notizia che ha sconvolto, nuovamente, la comunità di Buonabitacolo. Un suo giovane figlio, Giuseppe Marchesano, 27enne originario del piccolo comune valdianese, è stato ritrovato senza vita a Castel del Bosco, nel comune toscano di Montopoli Valdarno; ucciso con varie pallottole al petto ed alle gambe.

Certo, anche l’appello drammatico e molto pervasivo gridato a più voci dalla Consulta delle Amministratrici del Vallo di Diano rischia di finire nel vuoto se non si registrerà una presa di coscienza generalizzata chiamata ad organizzare qualche sagra in meno e qualche momento di riflessione in più su queste tematiche ad altissimo spirito sociale. Non a caso le donne della Consulta, presieduta da Gaetana Esposito (assessore di Sassano che conosco e apprezzo per la sua vivacità intellettuale), scrivono nella loro drammatica lettera:

  • “” Violeta, scusaci abbiamo fallito! Non abbiamo ascoltato le tue grida, siamo rimaste indifferenti ed in attesa che fossi tu a trovare la forza di cercarci. Abbiamo fallito! Le nostre azioni non sono arrivate a te perché alle donne non servono solo parole, servono gesti concreti che arrivino dentro le case, soprattutto quando da quelle case non possono far uscire il marcio che vi si rinchiude. Per proteggere i figli, per paura del mostro? Non lo sappiamo! Dobbiamo solo ripetere che abbiamo fallito tutti ed a più livelli. La famiglia ed i legami amicali: nessuno ha percepito tanto livore? La scuola: nessun docente o compagno di scuola ha percepito un disagio dei figli o della madre? Gli Enti comunali, sovracomunali e di settore: attraverso i vari canali di assistenza non hanno mai intercettato il disagio di questa donna? Le forze dell’ordine: in nessun’altra azione hanno visto la brutalità di quel mostro? I cittadini, che poi sono un vicino, un datore di lavoro, il proprietario dell’abituale negozio dove si fa la spesa: non hanno sentito quel dolore? Abbiamo fallito tutti perché abbiamo voltato le spalle e non abbiamo voluto guardare. Scusaci Violeta per averti lasciata andare, ma per Te vogliamo continuare nel dire basta alla violenza e nel sostenere le donne in uscita. Vogliamo far smettere di dire che, se ci sei rimasta, è perché eri debole o, se ti ha maltrattata, te la sei cercata. Quando tutte le donne si sentiranno davvero capite e comprese, parleranno e denunceranno. Con le parole siamo contro la violenza, ma ancora oggi cerchiamo giustificazioni a ciò che ti è accaduto: un violento ha usato la più grande delle violenze ammazzandoti, forse perché molto probabilmente gli avevi comunicato che la vostra storia era già finita””.

Si smuova anche la Chiesa, quindi, e dia fiato a tutte le sue trombe prendendo per mano tutti questi fenomeni degenerativi per portarli verso una onorevole risoluzione, aprendo le sue porte concretamente alle comunità e ai giovani come già sta facendo un giovane sacerdote di Sassano. Si smuovano anche le altre componenti la società, chiamate in causa dal grido delle Donne Amministratrici, senza che nessuna di esse si rizeli come sembra essere accaduto (ma di questo scriverò in un altro articolo).

Non vorrei continuare a dire che “questa è la Chiesa che non vorrei”, che con le Autorità istituzionali locali non interviene, ad esempio, per allontanare dall’immaginario collettivo quella squallida rappresentazione della realtà valdianese che un incomprensibile Michele De Marsico, di Sala Consilina, ha dato di se stesso e dell’intera comunità salese (nell’ascoltarlo mi sono vergognato !!) nella puntata televisiva di Portobello dove è riuscito a mandare in tilt anche la stessa presentatrice Antonella Clerici, non nuova a scoop e gossip.

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