Aneddoti Castiglionesi

 

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

 

CASTIGLIONE del GENOVESI (SA) – E’ stata indubbiamente una serata di sana cultura quella andata in scena venerdì 7 dicembre 2018 nel salone delle feste del Centro Studi “Antonio Genovesi” di Castiglione; l’occasione è stata offerta dalla presentazione dell’ultimo lavoro letterario di Pietro Guzzo “Aneddoti Castiglionesi” edito da Artcantelmi.

            Il libro di Guzzo si apre con una prefazione insolita, difatti è stato un altro poeta-scrittore a scriverla dimostrando grande senso di rispetto del ruolo dell’autore del libro e individuando in lui un altro elemento essenziale per il rilancio culturale della comunità; l’autore della prefazione è il dr. Biagio Napoletano che anche nel corso del suo intervento ha evidenziato l’assoluta apertura verso tutti quelli che in un modo o nell’altro possono contribuire a migliorare la qualità della vita nel luogo definito “il paese della felicità”.

            L’on. prof. Guido Milanese ha, invece, trattato l’opera di Guzzo da un punto di vista sociale ma anche sociologico e comunicazionale. “L’opera di Guzzo -ha detto Milanese- contiene anche precisi messaggi verso i giovani per spingerli a rimanere sul territorio sulla scorta della storia passata che è sempre il trampolino di lancio verso il futuro”.

            Il dr. Alberto Vitolo, presidente del Centro Studi, ha aperto la serata ringraziando i numerosi cittadini intervenuti e, soprattutto, l’autore Guzzo per i chiari messaggi rivolti anche ai giovani di Castiglione del Genovesi.

            Come sempre ha brillato l’intervento del prof. Francesco D’Episcopo, istrionicamente ironico e mai cattedratico, che ha centrato il suo intervento sulla meridionalità e sull’essenza laboriosa dei castiglionesi che vivono in “un paese di montagna che guarda il mare”. Ha elogiato l’autore Guzzo per essere riuscito a collegare gli aneddoti di un piccolo paese di montagna addirittura al momento in cui Dio diede il via alla creazione dell’universo a noi conosciuto.

            Assente, a causa di impegni di lavoro, il sindaco dr. Matteo Generoso Bottigliero che ha, comunque, patrocinato l’evento culturale castiglionese.

            Proprio dalla riflessione del prof. D’Episcopo intendo partire per esprimere alcune considerazioni personali sull’opera di Pietro Guzzo.

            Come ho detto durante la manifestazione di libri di aneddoti se ne trovano in tutte le salse e in tutti i paesi d’Italia e del Mondo; il libro di Guzzo, però, si dintingue nella sua unicità. L’autore parte dal momento della creazione per affidare alla bacchetta magica di Dio la realizzazione dell’immenso patrimonio ambientale della vallata in cui sorge Castiglione del Genovesi: il primo giorno con il Monte Monna, il secondo con il MonteTubenna, il terzo con il Monte Stella, il quatro riservato all’acqua del Fuorni – del Mastrocampo e del Maretto, il quinto per la distribuzione strategica delle stagioni e dei mesi, il sesto giorno per l’apparizione del mare azzurro all’orizzonte e dopo il risveglio dal meritato riposo l’ultima stoccata geniale con la cacciata del diavolo che si stava impadronendo del paese per restituirlo alla sua iniziale concezione di “paese della felicità”.

            Insomma Pietro Guzzo incomincia dalla creazione il suo viaggio immaginario per attraversare i secoli di storia che caratterizzano l’esistenza stessa di Castiglione del Genovesi; cioè Guzzo nell’ottica della perfetta osservanza del principio che vuole la cultura come viaggio e il viaggio come cultura parte da molto lontano per il suo viaggio (molto più lungo di quello di Ulisse verso la sua Itaca) che ha specifiche proiezioni verso il futuro e che dovrebbe interessare e coinvolgere le giovani generazioni castiglionesi, e non solo, in un discorso di recupero della propria identità e unicità che aveva trovato già trecento anni fa la massima espressione con l’opera del castiglionese più illustre, Antonio Genovesi, economista di fama e grandezza mondiale.

            Gli aneddoti raccontati, con un linguaggio accessibilissimo, da Guzzo sono tantissimi; l’uno più accattivante dell’altro e lo scrittore li ha inseriti con una tale intelligenza da fare immaginare al lettore una visione filmica e non scritta degli episodi che costituiscono anche la scala di giudizio delle varie epoche che essi rappresentano.

            Sotto certi aspetti la modulazione del racconto di Guzzo, perché tutti gli aneddoti messi insieme sono un racconto, apre addirittura scenari inaspettati portando il lettore a considerare anche le evoluzioni sociali in materia di “differenza di genere”, fortunatamente, evoluta in favore del sesso femminile.

            Ma c’è anche, e lo dice lo stesso autore, il fatto che rimane vivo e attuale l’insegnamento di Antonio Genovesi attraverso l’etica, la virtù, la felicità, il bene proprio non a scapito degli altri che trovano la loro naturale sedimentazione in un detto dello stesso abate: “n’ho troppa sperienza”.

            Anche il numeroso pubblico presente ha voluto prendere parte al dibattito con interventi mirati e costruttivi; tra i tanti è giusto ricordare Mario Cerra (scrittore e poeta castiglionese) autore di varie pubblicazioni sulla cosiddetta castiglionesità, Mario Senatore (poeta, giornalista, scrittore) sempre attento a centrare i concetti essenziali propalati dalle opere dei colleghi e Angelo Spera (già sindaco di Pontecagnano e dirigente sanitario) che ha dato ampio risalto al lavoro del Centro Studi sotto la presidenza Vitolo ed all’impegno culturale continuo ed interessante dello scrittore Pietro Guzzo.

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