Zia TETTA: trenta giorni dopo …

 

 

Aldo Bianchini

 

SASSANO – La folla in attesa davanti al cancello del cimitero di Sassano, tutti in fila per esternare le proprie condoglianze ai parenti stretti della defunta; silenzio assoluto, il momento è particolarmente emozionante e, sebbene surreale, coinvolge tutti in un clima ambientale molto particolare. Anche io, teso e sensibilmente emozionato, in fila ed a piccoli passi mi avvicino a quello che è l’atto finale della cerimonia funebre che sancisce l’ultimo momento di contatto fisico e visivo con chi, nelle ore precedenti, ha subito e sopportato il peso di una grave disgrazia e va rincuorato e sostenuto; un rigorosamente dovuto.

Questa la scena che nel pomeriggio del 2 gennaio scorso mi si era presentata davanti agli occhi mentre facevo la fila e poi incominciavo ad abbracciare i parenti stretti del defunto che in questo caso era una donna, una donna speciale che per tanti versi era stata comunque presente negli ultimi decenni  della mia vita.

Di colpo mi svegliai da quel torpore, che ti prende sempre in queste occasioni, perché nelle orecchie mi giunsero poche parole intense e sentite: “Zia Tetta non c’è più”; stavo abbracciando Michele, il giovanissimo e attivissimo nipote, e quelle parole da lui sussurrate con una certa decisione furono il primo momento in cui presi realmente coscienza che in quella bara in mezzo all’atrio non c’era un corpo esanime qualsiasi ma c’era il corpo, ormai irrigidito per sempre, di una donna speciale, Za’ Tetta (come la chiamavamo molti di noi), una donna che in religioso silenzio e con grande umiltà aveva restituito la sua vita a chi tanti anni prima gliel’aveva donata.

Ma chi era Zia Tetta, o meglio ancora chi è stata ?

E’ stata, come accennavo prima, una donna speciale capace di trascorrere i novanta e più anni della sua vita solo ed esclusivamente nel nome e nell’interesse della sua famiglia fino all’ultimo momento di lucidità, fino all’ultimo respiro. Ma è stata sicuramente una donna d’altri tempi capace di guardare anche al di là della sua famiglia per veicolare nella maniera migliore la fanciullezza, la gioventù ed anche la fase adulta dei suoi due figli, Nella e Nino Pinto, dei suoi nipoti Paolofranco (detto Paolo) e i due Michele, di suo genero Franco Biancamano, e di sua nuora Elisa Rapacchiale.

Quando nacque, nel lontano 2 marzo 1928, fu registrata all’anagrafe come Antonia D’Alessio e sembrava essere destinata ad una vita normale, quasi anonima in un piccolo paese della provincia salernitana, Sassano; è stata in grado, però, di ritagliarsi un  suo spazio molto preciso che tracimava dagli stretti confini della sua famiglia e invadeva, sempre in punta di piedi, anche le famiglie di quelli che la frequentavano, le volevano bene e la rispettavano. Aveva sposato da giovanissima l’indimenticato Michele Pinto (deceduto nel 2003). Io l’avevo conosciuta una cinquantina di anni fa quando, ancora poco più che ventenne, incominciai a frequentare Sassano ed a costruire insieme ad Enzo Cantisani un’amicizia solida e indissolubile con Nino, Nella e Franco; e poi con i loro figli Paolofranco, Michele ed ancora Michele (figlio di Nino Pinto); un’amicizia che resiste ancora oggi fin dall’inizio degli anni ’70. Come dimenticare lo scherzo bestiale che organizzammo (anche con la complicità di Zia Tetta che ci svelò dove erano diretti gli sposi) la prima notte di matrimonio di Franco e Nella; uno scherzo che nacque tra i tavoli della cena nuziale nell’hotel Venezuela a Montesano, si trascinò fino davanti alle porte lussuose dell’ Hotel Baia per finire a notte fonda sui banchetti di Vietri sul Mare con una “melonata notturna”.

E tutto questo è da ascrivere alla grande capacità aggregativa di Zia Tetta che non ha mai lesinato consigli e suggerimenti anche in questi ultimi mesi; lo ha fatto con me e non soltanto con me; ma lo ha fatto sempre con enorme discrezione e signorilità.

Io e la mia famiglia, siamo stati molte volte seduti alla “tavola di Zia Tetta”, ed in ogni occasione non ho mai notato nessun segnale di impazienza anche quando la sua salute non era più solida come un tempo.; insomma era l’ospitalità fatta persona (una qualità riservata a pochissimi eletti).

L’avevo vista felicissima, abbastanza in forma, la sera del matrimonio di suo nipote Paolo ed eravamo soltanto nel mese di settembre scorso; forse quella sera la felicità le fece da alleata ripagandola per i molti sacrifici. Prendere atto che dopo quattro mesi da quella sera non ci sarebbe più stata sembra davvero impossibile.

L’ultima volta che ho avuto modo di cenare a casa sua è stata appena qualche mese fa, ed è stata anche l’ultima volta che l’ho abbracciata, riconoscente, prima che Nella l’accompagnasse nella sua stanza da letto; vedendola di spalle, sorretta amorevolmente dalla figlia, mi resi conto che stava imboccando l’ultimo tratto della sua vita, ma mai e poi mai avrei pensato che ci avrebbe salutato l’ultimo giorno dell’anno, quasi a simboleggiare la fine della vita terrena e l’inizio di quella eterna. Ma lucidamente mi corre l’obbligo morale di ricordare che anche in quella breve serata, con parole semplici, non mancò di farmi sentire la sua vicinanza spendendo ulteriori consigli, gli ultimi.

Per anni e anni, tutte le sere d’estate, il nostro gruppo bighellonava sulla scalinata adiacente la “Fontanella” o dinanzi al portone della casa di Zia Tetta e nelle nostre lunghe chiacchierate entravano anche molti conoscenti; e tutti a turno imparavano presto a chiamarla “Za’ Tetta” nell’ottica della visione di un personaggio che riusciva ad essere presente nei nostri discorsi pur non essendoci fisicamente.

Perché ?, semplicemente perché era il nostro punto di riferimento che trovava nei figli Nella e Nino e nel genero Franco (per molti e diversi aspetti personaggi notissimi a Sassano) la giusta sedimentazione di un discorso improntato verso una maturazione ed una crescita sana anche dei nostri figli, cosa che ci sarà utile per tutta la vita.

Nel corso del pomeriggio del 31 dicembre 2018 venni avvertito, via telefono, da mio figlio Giuseppe che “Zia Tetta” era morta; parlai subito con Franco e poi di getto scrissi a Nino (il figlio) che era in viaggio verso Sassano: “Carissimo Nino, in questo momento Giuseppe mi ha detto della grave perdita di tua madre. Come possibile conforto sappi che per me e tutti noi tua madre è stata un vero punto di riferimento e di accoglienza, sempre materialmente disponibile, anche direttamente nei miei confronti che non sono poi tanto giovane. Ricordo con nostalgia e con amarezza l’ultima volta che ho mangiato con voi; in quella occasione dimostrò tutta la sua capacità di comprendere e supportare anche con parole semplici. Con lei va via un altro pezzo di storia della nostra vita e della nostra amicizia. Ti abbraccio con molto affetto”.

Mentre lasciavo lentamente il cimitero di Sassano tutto mi apparve più chiaro, le parole di Michele mi risuonarono nuovamente nella mente, Zia Tetta non c’era più e non ci sarebbe mai più stata; la immaginai lenta e affannata che si inerpicava lungo i sentieri che portano lassù verso il Paradiso portando tra le mani ceste cariche di fiori e frutti d’amore; tutto quello che Lei aveva sempre donato, senza risparmio e senza tentennamenti, a tutti noi.

Ma in fin dei conti non è vero che Zia Tetta non c’è più; sta soltanto riposando in un mondo sconosciuto e ancora inaccessibile per noi.

Oggi pomeriggio, alle ore 15.30, nella Chiesa della Madonna del Carmine di Sassano sarà celebrata una messa in suo suffragio.

One thought on “Zia TETTA: trenta giorni dopo …

  1. Che gran conforto ricevere conferma che sentimenti profondi di tale portata sono ancora vivi nell’animo umano.
    Sentimenti che “zia Tetta” ha saputo instillare e poi mutare in vento, che ora soffia nel mondo e sparge profumo di amicizia e valori.
    Figure che diventano care pur non avendole mai incontrate.
    Grazie, Direttore. Un abbraccio alla famiglia.

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