Elezioni 2019: come fermare De Luca e 5stelle … l’analisi suggestiva, ma non troppo, di Carmine Pinto

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Mentre escono di scena le elezioni regionali in Abruzzo e Sardegna, e nell’attesa di quelle in Basilicata del 24 marzo prossimo venturo, fioccano i commenti e le analisi passate, presenti e future da parte di molti personaggi che, spesso, si improvvisano “guru” e/o “santoni” della politica, o meglio ancora “affidabili lettori” dei possibili risultati delle future consultazioni elettorali a cominciare dalle Europee del 26 maggio 2019. Tanto che giornali quotidiani e riviste generaliste e di settore fanno a gara per accaparrarsi gli approfondimenti di detti personaggi che felici offrono le loro “elucubrazioni politiche” anche gratuitamente pur di salire sul palcoscenico e recitare a soggetto.

Capisco che nei giornali e nelle riviste scarseggiano gli opinionisti perché agli editori costerebbero molto di più; ma dovrebbero cercare di non fare come il grande giornalista sportivo Gianni Brera (La Gazzetta dello Sport) che, stanco e scocciato di seguire le squadre milanesi nelle trasferte in giro per l’Europa, si avvaleva dell’arbitro Concetto Lo Bello (all’estero arbitrava quasi tutto lui !!) per le notizie  sui reportage realizzati nella comoda sede milanese dopo il fischio finale dei grandi match della Coppa Campioni; almeno così si diceva all’epoca negli ambienti giornalistici bene informati.

Prima di andare avanti, però, è giusto chiarire il mio pensiero; a mio avviso così come i protagonisti non possono scrivere la storia, allo stesso modo chi ha rivestito cariche e incarichi politici non può diventare un analista politico molto credibile.

 

Con questi presupposti ho letto e riletto, prima di commentarlo, un articolo a sei colonne (con richiamo in prima) scritto da Carmine Pinto sotto il titolo di “Occasione storica col traino-Lega per fermare De Luca e i 5Stelle” per scoprire, a valle di lunghi e tortuosi ragionamenti, che la “coalizione unita e plurale” del centro-destra è sempre vincente in un Paese che sicuramente, aggiungo io, non viaggia a maggioranza di sinistra.

Non era necessario scomodare un giovane e valente docente universitario per un racconto che tutti, dico tutti, conoscono benissimo fin dal secondo dopo guerra; anche perché un analista dovrebbe essere asetticamente fuori dalla mischia, cosa che non si può dire nel caso del prof  Pinto perché nel 1993 era impegnato con Vincenzo De Luca nella scalata del potere comunale di Salerno, poi era transitato alle corti di Antonio Bassolino e dell’ex rettore Raimondo Pasquino, per approdare anche nell’ente  provincia di Salerno (periodo 2005 – 2010) con Angelo Villani presidente e Gaetano Arenare assessore alla cultura. Sicuramente Carmine Pinto ha attraversato quegli anni e quelle fasi storico-politiche facendo leva sulla sua grande capacità dialettica, politico-storica e filosofica, ma un dubbio comunque insorge quando attestandosi sul piedistallo dell’analista cerca di dare consigli ad una sola parte dello schieramento in campo (il centro destra, ndr !!) finendo per apparire di parte pur parlando e scrivendo come un personaggio assolutamente equidistante rispetto ai fatti commentati oggettivamente. Ma si sa che l’oggettività non è mai il simbolo e neppure il sintomo della obiettività.

Dall’altro lato è vero che la Lega potrebbe fare da traino per fermare De Luca e i 5Stelle ma la circostanza non è “un fatto storico”, come descritto da Pinto, piuttosto è la storia (a parti invertite tra Lega e Forza Italia) di questi ultimi decenni del nostro Paese; ed incominciano a capirlo anche quelle due “cape toste” di Mara Carfagna e di Edmondo Cirielli che sembrano volersi riavvicinare dopo almeno un decennio di durissime battaglie. Un centro-destra che avrebbe continuato normalmente a vincere, nei comuni – nelle province e in Regione se non fosse stato incancrenito, in tutta la Campania, dalle faide interne e dalle mazzate giudiziarie; le vittorie in Abruzzo e Sardegna non sono un fatto storico ma rappresentano, quindi, la normalità.

Fermare De Luca, così, semplicemente come ipotizza Carmine Pinto è soltanto un sogno da scanzonato pensatore che ha comunque condiviso con il governatore la parte iniziale del suo impero politico. Nella sua analisi Pinto dimentica che De Luca ha molteplici capacità aggregative che nessuno è in grado di prevedere e di arginare, neppure i 5Stelle che si stanno incartando su loro stessi; capacità aggregative soprattutto quando si parla di rapporti storicamente consolidati, anche se mai scritti e/o riconosciuti, tra il partito personale del governatore e le varie anime della destra come accaduto nelle comunali del 1993 (accordo De Luca – Colucci/De Masi) e del 2006 (accordo De Luca – Cirielli/Cosentino) e nelle regionali del 2015 con accordi trasversali da Salerno a Caserta per arrivare a Napoli. Contrariamente al PD tradizionale che non ha più niente da offrire (alludo ad incarichi e convenzioni in un panorama ormai tutto esaurito) De Luca ha una struttura organizzativa capillarmente diffusa su tutto il territorio e in grado di calamitare i voti con la promessa di offrire tanto e di più. Perché ? semplicemente perché Lui ha una capacità eccezionale di creare, attribuire, togliere, ridare nuovi incarichi e nuove convenzioni che, in definitiva sono la chiave di volta di ogni “sistema di potere politico” che controlla ogni angolo del territorio, e non solo nella provincia di Salerno.

Vero è che anche la Lega (traino del c.d.) e i 5Stelle hanno ampie possibilità di concedere prebende, le loro caselle sono ancora quasi tutte vuote, ma i primi devono ancora radicarsi sul territorio che non lascia spazio a facili conquiste (data l’onnipresenza del sistema di potere deluchiano !!), mentre i secondi innanzitutto devono superare le visioni ideologiche della politica e poi gli ostacoli insormontabili dovuti alla natura stessa dei suoi attivisti riuniti in incomprensibili e non controllabili meet-up che sembrano le torrette di sicurezza di un Fort Apache che come visione gestionale del potere non va oltre la palizzata dello stesso forte con il serio rischio di implodere senza possibilità di appello.

Insomma quelli che potevano apparire come i nemici naturali di De Luca potrebbero non avere fra un anno le possibilità e le armi per combatterlo; difatti da più parti si sussurra che De Luca sta già concentrando, per ora a livello romano, la sua manovra politica a largo raggio sui rapporti che “deve” forzatamente attivare con la Lega e con tutto il centro destra; e in questo il governatore in carica, come abbiamo visto, è abilissimo; e questa volta ha un valore aggiunto su cui poter contare, difatti il figlio Piero (che Carmine Pinto, sbagliando, non prende proprio in considerazione), è già brillantemente inserito nei circoli capitolini che contano e può offrire al padre una ulteriore possibilità di giocare le sue carte su due fronti soltanto apparentemente diversi. Del resto i due De Luca, che sembrano navigare a vista, hanno ben chiaro dove dirigere il timone nella navigazione assai scoordinata del PD nazionale.

Per chiudere è giusto affermare che, al di là di questa specifica analisi prodotta per Il Mattino di Salerno dal prof. Carmine Pinto e pubblicata a pag. 29 del 24 febbraio scorso, va comunque riconosciuta al giovane e capace docente universitario, seminascosto in un certo ceto intellettuale, la sua capacità nel cercare di fare opinione; almeno ci prova, e già questo è molto importante in un’epoca in cui in molti si trincerano nel silenzio.

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