Don NUNZIO: i controlli asfissianti e il campanile della discordia !!

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – La storia, la lunga storia dell’esistenza terrena, dell’opera religiosa e della devozione assoluta verso la Chiesa di Monsignor Nunzio Scarano deve essere ancora scritta; e non è detto che venga scritta in maniera postuma, perché ci sono al momento tutti i presupposti per incominciarla a scrivere fin da questo momento. Difatti Mons. Scarano non ha ancora mai parlato della Chiesa e dei suoi mille misteri (che Lui conosce in gran parte ?) ma ha cercato sempre e solo di difendersi, con lo spirito dell’obbedienza, contro chi ha prima deciso a tavolino e poi messo in pratica la sua epurazione dal “sistema di potere ecclesiastico”, per poi passare alla sua eliminazione per via giudiziaria ed, infine, alla sua eliminazione fisica se i primi due tentativi dovessero sortire un effetto non con sono con  quanto deciso da alcuni alti prelati affaristi che tengono in mano le sorti di tutta la Chiesa cattolica.

Incredibilmente la vicenda giudiziaria di “don Nunzio”, dopo l’arresto clamoroso del 28 giugno 2013 e le successive caotiche e tempestose fasi della detenzione in carcere e della carcerazione ai domiciliari, batte la fiacca in una serie infinita di rinvii senza senso e senza comprensibile motivazione; e intanto il sacerdote salernitano è costretto a sopravvivere senza alcun sostentamento (tra i tanti previsti per il clero) nel contesto di una Curia palesemente ostile a cominciare dal suo capo supremo S.E. Mons. Luigi Moretti che non ha raccolto nessuno degli appelli accorati lanciati da don Nunzio.

Nel corso di questa inchiesta giornalistica che si annuncia lunga e laboriosa cercherò di trattare, ad esempio, l’atteggiamento ostile del Vescovo, la scelta del Vescovo emerito di non testimoniare in favore del sacerdote, la mancanza di un incarico che preclude qualsiasi appannaggio economico vitale anche ai fini pensionistici, l’assillante sequenza delle visite domiciliari (circa mille) da parte delle Forze dell’Ordine e la mancata convocazione del  perito di parte (il dr. Ivan Meta che da un lato è il CTU di assoluta fiducia del Tribunale e dall’altro ritenuto forse scomodo perché potrebbe rivelare la verità) per il chiarimento risolutivo di tutti i movimenti bancari riconducibili a don Nunzio, ed anche, perché no, l’ottuso accanimento degli inquirenti nel volere a tutti i costi ritenere colpevole il sacerdote ancora prima del pubblico dibattimento e del giudizio finale.

Sembra di trovarsi di fronte ad un clero, parlo di quello salernitano, che, dopo aver munto e spremuto il latte della mucca grazie alla presenza positiva sul doppio binario Roma-Salerno e ritorno di don Nunzio, all’improvviso ha girato lo sguardo quasi infastidito dall’altra parte un secondo dopo l’insorgere dei problemi che stanno distruggendo innanzitutto nell’animo il nostro sacerdote.

Non mancano, però, gli esempi di corretta lealtà come quello messo in atto e per iscritto da parte di “don Enzo Caponigro” per ridare la giusta fiducia nell’innocenza dell’indagato. Ma di tutti questi fatti, ripeto, mi riprometto di parlare con ampia rappresentazione di particolari nelle prossime puntate.

Oggi è il campanile che mi interessa, quello del Duomo, ovvero quello più importante della città; il campanile che non esito a definire “il campanile delle spie”.

Tutti sanno che don Nunzio abita nelle vicinanze del Duomo, proprio in posizione centrale e frontale rispetto al predetto campanile che, è bene ricordare a tutti, è un posto extraterritoriale, cioè al di fuori della giurisdizione civile e di assoluta e stretta competenza del vaticano; tradotto in termini più comprensibili, è chiaro che il campanile può essere “visitato” soltanto previa autorizzazione della Curia alla quale anche la giustizia ordinaria deve rivolgersi per poter mettere in  atto qualsiasi azione, anche quelle di controllo con moderne tele-microspie.

E’ accaduto che la procura della Repubblica di Salerno ha ordinato ai suoi uffici di posizionare sul campanile apposite “cimici” per poter spiare tutti i movimenti che avvengono intorno e finanche dentro l’abitazione di don Nunzio; queste mini telecamere attraverso i raggi infrarossi bucano le pareti ed entrano nella più intima privacy con una cadenza di 24 ore su 24. La missione ordinata dalla procura palesemente non è “segreta”, tanto è vero che gli operatori-tecnici sono stati fotografati a più riprese mentre montano o mentre ricaricano le batterie delle mini telecamere. E se questa azione di spionaggio poteva andare bene, ed essere considerata legittima, sempre previa autorizzazione della Curia, per il periodo di “arresti domiciliari” del sacerdote, quasi certamente non va più bene dal momento in cui a don Nunzio sono stati revocati i domiciliari ed è ritornato ad essere un uomo libero, a determinate condizioni, in tutti i suoi movimenti. Anzi diventa una violazione se l’autorizzazione, come sembra, non c’è.

Ma la cosa molto più grave è l’atteggiamento del capo della Chiesa salernitana, il Vescovo don Luigi Moretti, il quale debitamente interpellato dalle parti interessate sembra abbia risposto di non saperne nulla.

Incredibile, se il vescovo non ne sa nulla, allora viene da pensare che la giustizia italiana ha commesso almeno qualche piccolo abuso invadendo con militari e tecnici un pezzo di territorio che non ricade sotto il controllo dello Stato italiano; cioè lo Stato Italiano avrebbe compiuto una irruzione nello Stato Vaticano non contemplata in violazione delle norme previste dai Patti Lateranensi in materia di reciproca collaborazione giudiziaria. E tutto questo passa nell’assoluto silenzio della Chiesa salernitana; cosa incredibile che lascia presupporre un disegno calato dall’alto per annientare il sacerdote che era riuscito ad entrare nei segreti vaticani e, forse, a scoprirne i suoi incancreniti risvolti.

A questo punto verrebbe da chiedersi e da chiedere quale è stata fin qui l’azione salernitana di S.E. Mons. Moretti; forse quella di scardinare il potere fino ad allora esistente e instaurare un potere ancora più devastante, se è vero come è vero che a S.E. Arcivescovo Emerito don Gerardo Pierro sarebbe stato ordinato di non testimoniare nel processo Scarano per spiegare e chiarire i flussi di denaro utilizzati anche per la costruzione del seminario diocesano di Pontecagnano dedicato a Sua Santità san Giovanni Paolo II.

Ma di questo, di tutto questo avremo modo di parlarne nelle prossime puntate.

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