La via europea al presidenzialismo

  

Angelo Giubileo

Si rischia anche di essere definiti arroganti o altezzosi, se, nel ribadire certe prese di posizione (vivaddio, è finita l’epoca del politically correct), altri giudicano mera presunzione ciò che, viceversa, costituisce ed è il semplice racconto dei “fatti”, in tal caso occorsi nella nostra Seconda Repubblica e così come da più tempo narrati da uno storico italiano, vivente e tra i più reputati, quale per l’appunto è Ernesto Galli della Loggia.

Nell’articolo pubblicato giovedì sul Corriere della sera, in edizione cartacea, e qui di seguito su internet (www.corriere.it/opinioni/19_settembre_11/paese-trasformismi-1b1dea8a-d4bf-11e9-8dcf-5bb1c565a76e.shtml), lo storico mette in risalto alcuni punti essenziali che hanno attraversato la storia del Paese negli anni che hanno contrassegnato l’impegno di una generazione alla quale io stesso appartengo, punti che ritengo pienamente condivisibili e che in forma succinta ripeto pedissequamente nei virgolettati che seguono.

1) Gli ultimi vent’anni sono stati “vent’anni di crescita zero”.

2) Ciò che si è manifestato è stata una “trasformazione del sistema politico” a tutela e garanzia di un sostanziale “immobilismo”.

3) Il maggiore interprete di questo “trasformismo” è stato ed è il Partito Democratico. A riprova di tale giudizio, lo storico scrive: “ … laddove il togliattismo, infatti, prevedeva che alla lunga il Pci riuscisse a egemonizzare l’establishment italiano, oggiAggiungi un appuntamento per oggi è viceversa l’establishment italiano che appare essere riuscito ad egemonizzare il Pd. Sotto l’etichetta della ‘difesa della Costituzione’ i Democratici sono diventati infatti il vero partito delle élite della penisola I Dem sono il partito dell’europeismo ortodosso e dell’atlantismo ufficiale, di tutte le magistrature, dell’alta burocrazia, della ‘Civiltà cattolica’ e delle alte gerarchie della Chiesa, dei ‘mercati’, del vasto stuolo dei professionisti della consulenza e degli incarichi pubblici ad personam, dei vertici dei sindacati, delle forze armate e degli apparati di sicurezza, nonché dell’assoluta maggioranza di coloro che operano nel settore dell’elaborazione delle idee e del consenso”.

Difendendo l’ordine costituzionale, o anche costituito, il “partito dello Stato” opera principalmente su due fronti:

4) qualificando spregiativamente di “destra” (ciò che, visto anche dall’Europa e da Bruxelles, accade soltanto in Italia) e “antidemocratici” tutti coloro che la pensano diversamente; 5) “in qualche modo saldando la trasformazione del Pd con un’altra trasformazione di fondo intervenuta nel nostro sistema politico: vale a dire l’assoluta centralità che nella geografia dei pubblici poteri e del loro orientamento ha acquistato ormai la figura del Presidente della Repubblica, da molti anni vero dominus incontrastato (anche perché di fatto incontrastabile) di tutte le dinamiche politiche oltre che in vari modi dell’accesso alle maggiori cariche pubbliche …”.

E dunque: se, così come sembra, stanno in massima parte le cose, allora perché non avanzare una proposta di riforma del sistema in senso presidenzialista? Si può discutere la forma, semipresidenziale piuttosto che presidenziale, ma sembra altrettanto che vi sia una necessaria e sufficiente ragione democratica per farlo o, se preferite, non vi sia una necessaria e sufficiente ragione democratica per non farlo.

 

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