INFORTUNI – SICUREZZA: la Cassazione non “cassa” più, rimescola le carte e confonde le idee, come nel caso del ginnasio-liceo Pisacane di Sapri

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Che lo si voglia riconoscere o meno, è comunque sotto gli occhi di tutti che in questo benedetto Paese bisogna pur darsi una mossa e avviare le riforme essenziali come quella della Costituzione e di conseguenza della Corte Costituzionale, della Suprema Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato, del Tar e di tutte quelle altre strutture che incidono vistosamente sulla vita imprenditoriale e sociale di tutti i giorni.

Il mio non è un ragionamento rivoluzionario o, peggio ancora, sovversivo; è il   ragionamento di un uomo anziano con una certa esperienza di vita professionale e giornalistica e, soprattutto, dei circa quarant’anni spesi come “ispettore di vigilanza degli infortuni sul lavoro”.

Parto da una delle ultime sentenze della Cassazione, esattamente la n. 37766 del 12 settembre 2019, emessa nel merito della vicenda a dir poco sconcertante accaduta nel 2011 presso il ginnasio-liceo “C. Pisacane” di Sapri: un ragazzo (che non era studente di quella scuola) apre una porta-finestra che non doveva aprire e cade nel vuoto riportando, fortunatamente, ferite non mortali tanto è vero che oggi il ragazzo, già laureato, vive normalmente la sua vita.

Ebbene la Cassazione (che da tempo “non cassa” più ma entra sempre più spesso nel merito dei processi – “anomalia !!”) ha sentenziato la condanna dell’addetto alla sicurezza e della dirigente scolastica dell’epoca per “violazione delle norme dirette a prevenire gli infortuni sul lavoro”, dato per scontato che anche la scuola in senso lato è un luogo di lavoro, e questo la sapevamo da tempo senza bisogno che la Cassazione ce lo ricordasse. Una condanna lieve e già sospesa, che apre o dovrebbe aprire un’ampia discussione su una materia così insidiosa come è “la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro” e che invece si riduce ad una semplice nota stampa sui giornali e nulla più.

Sulla vicenda in queste ultime ore si sono sbizzarriti tutti i giornali, le tv e le radio e tutti i giornalisti (ignoranti in materia) che mascherandosi dietro il diritto di cronaca in conseguenza della sentenza hanno scritto e detto solo cazzate.

Non è qui il caso di riprendere tutti gli articoli e neppure di commentare tutta la sentenza che si commenta da sola, tanto è controversa ed appesa soltanto al filo logico di un ragionamento che solo gli “ermellini” sanno e possono fare.

Un passaggio, però, è importante riportarlo: “Correttamente, sottolinea la Cassazione, è stata condannata per il mancato inquadramento ab origine del rischio rappresentato dalla presenza di aperture coperte da fragili cupolini di plexiglass e sia per l’insufficiente gestione successiva del rischio”.

L’utilizzo del termine “correttamente” fa capire che il giornalista autore dell’articolo, non capendo niente di sicurezza, si è limitato a riproporre solo un passaggio della sentenza per avvalorare la colpa dei due malcapitati; dall’altro lato, invece, il ragionamento della Cassazione mi appare a dir poco allucinante e tale da mettermi nelle condizioni di chiedere a gran voce: “Quanti Ermellini sono mai entrati in un luogo di lavoro ?”.

Ma il ragionamento sulla sicurezza, o meglio sulla prevenzione, sarebbe molto lungo, difficile e poco comprensibile; è una materia in cui ognuno dice tutto e il contrario di tutto. Per questa ragione non intendo entrare nel merito della sentenza (che per me rimane allucinante !!), ma ritengo giusto, però, lanciare con molta chiarezza un invito:

  • Dopo la sentenza della Cassazione tutti i dirigenti scolastici e i responsabili della sicurezza farebbero bene, anche provocatoriamente, a rassegnare le dimissioni dai loro incarichi ed a chiudere le strutture con evidenti segni di pericolo; per non consentire più ai Supremi Giudici di nascondersi dietro atteggiamenti filosofici e lontanissimi dalla realtà, proprio come fanno tantissimi giornalisti, senza mai affrontare nel suo complesso la realtà; e quella del disastro delle strutture scolastiche è una realtà durissima.

Un ultimo e spassionato consiglio ai cosiddetti “giudici ermellini” della Suprema Corte di Cassazione; la prossima volta prima di sentenziare la colpa (diretta o indiretta) di una dirigente scolastica e di un addetto alla sicurezza leggessero la lettera che uno studente de L’Aquila, Tommaso Cotellessa, ha inviato al Presidente della Repubblica sullo stato di degrado delle strutture pubbliche utilizzate come scuole, strutture che mercoledì prossimo lo stesso Presidente inaugurerà simbolicamente con una cerimonia nazionale.

Ho scritto queste considerazioni perché la notizia della condanna mi ha indignato; qualche anno fa sono stato a Sapri come relatore in un convegno sulla sicurezza organizzato (anche con l’intervento dell’avv. Montuori) presso il ginnasio liceo Pisacane e in quella occasione ebbi la concreta sensazione di trovarmi al cospetto di responsabili scolastici speciali; ma si sa, il nostro è un Paese in cui le poche cose buone vengono presto fermate se non proprio smantellate.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *