Rifiuti tossici: il primo fu Cardiello ? ma allora non c’era il capitano Acquaviva !!

 

 

Aldo Bianchini

 

Camion sequestrato dai Carabinieri di Sala Consilina

SALERNO – Il problema dei “rifiuti tossici” è un problema a diffusione planetaria; poi giustamente ognuno parla e scrive dei rifiuti di casa sua nella speranza di accreditare sempre agli altri la responsabilità di quanto accade nel proprio comprensorio territoriale nei cui confini vengono scoperte “discariche a cielo aperto” e veri e propri “pozzi neri” nei quali sversare e interrare i rifiuti tossici.

Questo il concetto generale del problema che ad ogni “scoperta” di discariche a cielo aperto o di pozzi neri viene ripreso, strombazzato e fatto proprio dalla maggioranza dei politici di maniera, i quali pur di affermare la propria estraneità a quanto scoperto non vedono l’ora di magnificare (e forse strumentalizzare !!) l’azione delle forze dell’ordine come se le stesse facessero imprese eroiche non tenendo conto che il “loro dovere” è proprio quello di scoprire e riferire alla competente Autorità Giudiziaria.

Per quanto riguarda la provincia di Salerno la storia sembra essere sempre la stessa con il Vallo di Diano al centro del problema planetario dello sversamento e dell’interramento dei rifiuti tossici.

Se fossi un politico del comprensorio mi guarderei bene dall’esaltare l’azione dell’Arma dei Carabinieri perché l’Arma non fa altro che il proprio dovere; piuttosto mi chiederei perché  scoperte del genere avvengono una volta ogni  tanti anni quando, invece, il problema lo conoscono tutti e tutti conoscono benissimo i siti per lo sversamento dei rifiuti a cielo aperto.

Per carità l’Arma fa il proprio dovere ed a fasi alterne lo fa anche bene, come capita da quando il comandante della compagnia di Sala Consilina è il capitano dr. Davide Acquaviva che farebbe comunque bene ad intensificare i controlli (sottraendo, semmai, un po’ di tempo a tanti altri controlli inutili) di merito e specifici.

Comunque sia, prima di esaltare l’azione ultima, i politici del Vallo farebbero bene a tenere da conto l’ideale classifica delle varie autorità che si sono interessate in passato del grave problema; iniziò la Procura della Repubblica di Firenze, poi quella di Santa Maria Capua Vetere ed infine quella di Lagonegro con l’intermezzo sonnolento del Tribunale di Sala Consilina; quando né l’Arma e né la stessa Procura locale facevano il proprio dovere fino in fondo.

Foto d'epoca, relativa al sopralluogo di alcuni amministratori del Vallo di Diano sui siti incriminati (processo Cernobyl)

La sequenza delle indagini e dei processi è già storia:

a) La prima fu la Procura di Firenze; grazie ad un operaio che, nel corso del famoso Maurizio Costanzo show, denunciò una malattia professionale contratta alle dipendenze di un’azienda del Vallo di Diano; la Procura individuò ed inquisì una grossa azienda di San Pietro al Tanagro che faceva capo all’imprenditore Cardiello; dopo anni di battaglie giudiziarie il caso si afflosciò e se non finì con un’assoluzione generalizzata poco ci mancò:

b) La seconda Procura fu quella di Santa Maria Capua Vetere che diede vita ad un processo clamoroso, denominato Cernobyl, con numerosi imputati, finito quasi nel nulla di fatto; nelle more della clamorosa sentenza di assoluzione un tecnico specializzato, residente a Silla, spesso è andato dicendo che i carotaggi nel sottosuolo valdianese venivano fatti dove non c’era niente; e questo su preciso ordine dall’alto e contro la specifica volontà degli stessi tecnici!!);

c) Adesso la Procura di Lagonegro, su rapporto dell’Arma di Sala Consilina, ha individuato un’azienda di Sassano come probabile responsabile del presunto sversamento di 16mila litri di prodotti gravemente tossici in quanto in grado di inquinare anche le falde acquifere della zona; uno sversamento ancora tutto da provare come è da provare la composizione tossica del prodotto liquido trasportato in vasche di plastica. Difatti l’azienda individuata, di Pasquale Quagliano, giustamente si dichiara innocente e, probabilmente, attraverso i suoi avvocati minaccia querele contro gli eccessi di condanne preventive già sparate da molti organi d’informazione.

E’ vero che la conoscenza diretta delle persone indagate non deve mai incidere sulla libertà di informare, ma è pur vero che (come nel caso di Quagliano che conoscono tutti) il titolare di quell’azienda è da considerare assolutamente innocente fino ad eventuale sentenza passata in giudicato. Difatti, troppe volte in passato è accaduto (e qui la citazione delle inchieste di Firenze e Santa Maria Capua Vetere non è casuale) che personaggi indagati e maltrattati dall’informazione, alla fine sono stati assolti.

Quindi tutti un po’ più calmi; i politici che parlano ed osannano soltanto senza specifica competenza e senza progetti di risanamento ma anche i giudici e le forze dell’ordine locali che arrivano sempre in ritardo e sempre dopo qualche altro su un problema che dovrebbe essere al primo posto del loro attenzionamento.

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