PRESCRIZIONE: Falci e Russo … due amici contro !!

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Ragionando in astratto verrebbe da dire che quanto più lungo è il processo penale tante più garanzie si offrono all’imputato; sempre in astratto verrebbe anche da dire che se non esistessero i reati non ci sarebbe nemmeno bisogno dei tribunali e dei processi, insomma della giustizia.

Così, invece, non è; lo sappiamo tutti che così non è, e allora bisognerebbe tutti, in pace e serenità, lavorare per ottenere dalla giustizia umana un equo processo. Equo non solo nella valutazione dei fatti per raggiungere la verità possibile, ma soprattutto nella determinazione di tempi certi, giusti e ravvicinati per ottenere dalla giustizia umana una giusta, veloce e umana sentenza.

Capiamo anche tutti che se si vuole fare un equo, giusto e veloce processo molto difficilmente si potrà mai parlare di umanità; il processo deve rimanere freddo ma non astratto e neppure avulso dalla società che lo circonda.

Purtroppo nel bel mezzo di questo ragionamento l’uomo che amministra la giustizia ha infilat6o una parolina magica e malefica al tempo stesso: “prescrizione”, un cavallo nero della Virginia o un cavallo bianco dell’Arabia Saudita, ognuno lo descrive come crede e vuole.

Ma anche su questo bisognerebbe cercare di ragionare; e qui casca l’asino, direbbero gli esperti del settore; non è assolutamente facile digerire la linea di pensiero dell’altro soprattutto se la si pensa in maniera completamente diversa.

Dr. Michelangelo Russo - ex magistrato

Insomma l’eterno dilemma è: la prescrizione è bianca o nera ?

Neppure i giuristi affermati e conclamati sanno rispondere, figurarsi un umile giornalista di provincia come me.

Ci hanno provato a Salerno, sulle pagine del quotidiano “le Cronache” diretto da Tommaso D’Angelo, due sicuri giuristi; da un lato l’ex noto magistrato Michelangelo Russo (autore di tante inchieste sulla famigerata tangentopoli degli anni ’90) e il noto avvocato penalista Giovanni Falci (autore di difese esaltanti con conseguenti vittorie giudiziarie); il primo a favore della rimodulazione della prescrizione dopo il 1° non basato su “un eccessivo rigorismo della pena”; e il secondo a favore del mantenimento della prescrizione con le attuali modalità salvo un ripensamento costruttivo nell’ambito di una riforma della giustizia più generale.

L’ex magistrato aggiunge che “con il dibattito politico di questi giorni, la questione dell’efficienza giudiziaria viene sbandierata solo con riferimento al nuovo processo civile. Ma per quello penale nessuno ha il coraggio di affrontare seri cambiamenti”.

L’avvocato penalista afferma, invece, che “Immaginate la pacchia di poter avere in ostaggio, sotto processo, il proprio avversario politico per anni. Il caso del processo De Luca è sotto gli occhi di tutti. Il governatore, innocente, ma imputato, è stato definito dalla Bindi impresentabile; la colpa ? Era sotto processo da 10 anni, però innocente (piccolo effetto collaterale)”.

Insomma il dibattito è destinato a continuare e ad ingigantirsi; a poco o niente vale il richiamo di Michelangelo Russo ad un suo vecchio maestro di diritto penale (Francesco Antolisei) che sosteneva che il ricorso a continue leggi in materia di amnistie, termini prescrittivi, ecc. non era altro che un modo per poter svuotare le carceri. Fosse vero, sarebbe sicuramente aberrante.

Avv. Giovanni Falci, penalista

Il ragionamento è lungo; bisognerebbe sempre partire dall’assunto che “un processo efficiente è sempre di ragionevole durata”; e che “la prescrizione è la data di scadenza del processo; dopo la quale il processo diventa stantio, non utilizzabile, come sta volgarmente scritto sulle buste del latte.

L’avvocato penalista Giovanni Falci spesso, in un recente passato ha detto e scritto che il suo maestro prof. Giuseppe Gianzi amava sempre dire ai suoi allievi che: “il processo penale è come un incidente stradale. Se non lo fai non puoi immaginare mai cosa significhi”. Ed è vero.      Quando vediamo l’auto incidentata che viene prelevata dal carro attrezzi, innanzitutto pensiamo che a noi non sarebbe capitato perché guidiamo bene, e poi pensiamo che sia stato brutto, ma non proprio come lo pensa il povero conducente del sinistro.

E c’è un’ultima annotazione conclusiva e negativa; sempre più spesso il dibattito sulla riforma della giustizia o di parte di essa nasce su casi clamorosi di cronaca; come ad esempio accadde nel 2017 con il caso del processo per stupro prescritto a Torino che fece divampare una protesta che in seguito è diventata pericolosa spingendo per una riforma della prescrizione (soppressione dopo il 1à) che da quel momento, anche sotto la spinta del Primo Presidente della Cassazione, dott. Canzio (salernitano di origine) è cresciuto in maniera esponenziale fino ai giorni nostri.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *