Don Nunzio: le verità di Marcianò e la lezione giuridica di Angeletti

Aldo Bianchini

avv. prof. Riziero Angeletti

SALERNO – Dopo qualche mese di sospensione è ritornato in aula dinanzi al collegio giudicante della II Sezione Penale del Tribunale di Salerno (presidente dr. Paolo Valiante e dai giudici a latere Enrichetta Cioffi e Giovanni Rossi) il processo a carico di Mons. Nunzio Scarano (+ 52 altri imputati)

Senza alcuna ombra di dubbio quella di martedì è stata l’udienza che ha definitivamente consacrato la presenza risolutiva ai fini processuali del noto avvocato penalista-vaticanista Riziero Angeletti che nel nostro Tribunale ha assunto, da alcuni mesi, la difesa del primo imputato Mons. Scarano.

Angeletti ha recitato la parte del leone, soprattutto nella fase iniziale del dibattimento, quando cioè il penalista aretino (del Foro di Roma) ha eccepito l’inutilizzabilità di alcuni atti delle indagini preliminari sfoderando tutta la sua vasta conoscenza in materia di formazione della prova nell’ambito del processo penale; non a caso e non per caso Riziero Angeletti ha pubblicato già tre trattati giuridici:  “Le invalidità nel processo penale” (G. Giappichelli Editore); “Le invalidità in generale delle prove e dei mezzi di prova” (G. Giappichelli Editore) e “La costruzione e la valutazione della prova penale” (G. Giappichelli Editore).

In pratica l’avv. Angeletti ha eccepito l’inutilizzabilità di tutte le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche eseguite dalla Procura della Repubblica di Roma per altro processo a carico di “Don Nunzio” e trasfuse, pari pari, nell’ingente materiale probatorio che il pubblico ministero Elena Guarino ha prodotto per ottenere il rinvio a giudizio del prelato e degli altri 52 imputati.

E’ stato un momento cardine almeno dell’udienza di martedì, per non dire di tutto il processo; e questo momento, ad onor del vero, è stato gestito con sobria eleganza e tratto professionale dalla pm Guarino che, mostrando anch’essa una profonda conoscenza del diritto penale, con una serie di documentate e articolate considerazioni ha dichiarato di aderire tranquillamente alla richiesta del difensore in quanto la giusta inutilizzabilità delle intercettazioni non smonta il quadro accusatorio.

Insisto nel ribadire l’importanza del suddetto passaggio perché apre nuovi spiragli nella visione complessiva del processo che sta scivolando, anche se lentamente, sul piano tecnico e in punta di diritto; cose sulle quali l’avv. Angeletti si muove con grande padronanza e per le quali la pm Guarino mostra di essere assolutamente al di sopra di ogni eventuale e specifico interesse accusatorio che non sia di pubblico interesse.

Insomma il botta e risposta, molto garbato e molto professionale tra la pm Guarino e il difensore Angeletti, ha fatto serpeggiare in aula, anche se solo per un attimo, il senso realistico di una giusta amministrazione della giustizia nei confronti di un uomo e di un sacerdote che da sei anni a questa parte è stato letteralmente sacrificato sull’altare della Chiesa; forse si sono aperti degli scenari molto diversi che attengono anche la conclusione stessa del processo attualmente in corso.

 

La seconda parte dell’udienza è stata caratterizzata dall’esame da parte di Angeletti (e in minima parte dall’avv. Carmine Giovine) del teste chiave e più insidioso a carico dell’imputato; un teste simbolo per l’accusa, e molta tensione si è registrata nell’aula quando è stato chiamato a deporre Massimiliano Marcianò.

Mons. Nunzio Scarano con Papa Francesco

Il teste dell’accusa è stato esaminato dal difensore Angeletti con grande correttezza professionale e nel rispetto assoluto di tutti i diritti di un testimone. Nella fase finale delle indagini preliminari che portarono all’arresto del sacerdote il Marcianò fu interrogato per ben tre volte (tra giugno e luglio 2013); ebbene Angeletti ha evidenziato alla Collegio Giudicante la particolarità che soltanto nel secondo interrogatorio Marcianò ricordò e dichiarò una serie di circostanze determinanti per indurre la pubblica accusa a richiedere i provvedimenti restrittivi.

Ad essere sinceri Massimiliano Marcianò è apparso, almeno dal mio punto di vista, molto incerto sotto l’incalzare delle domande di Angeletti fino al punto da rendere una deposizione abbastanza lontana, come gravità, dalle dichiarazioni rese al PM in sede di indagini preliminari; ha, però, chiarito di non aver mai avuto una conoscenza diretta dei fatti denunciati ma di averli acquisiti per “de relato”, ovvero dai giornali, dalle amicizie e dalle telefonate ascoltate nei tragitti in macchina con Mons. Scarano.

Le domande estremamente ficcanti di Angeletti hanno anche prodotto una sorta di “arrivo in soccorso” da parte della pubblica accusa che vedeva, forse, svanire il suo principale teste e addirittura l’intervento del presidente del collegio, dr. Paolo Valiante, che ha riportato la discussione nei binari del corretto pubblico dibattimento.

Il lungo processo, intricato e basato soltanto su indizi, trascina con se un problema gigantesco: la stampa salernitana non segue le udienze e riporta sempre le frasi già fatte e infarcite delle stesse menzogne come la borsa piena di lingotti d’oro e l’appellativo di “monsignor 500”; è triste ma è così; cose che nel giugno 2013 riempirono pagine e pagine di cronaca giudiziaria dettata dagli inquirenti..

Il ritorno in aula è previsto per il prossimo 19 maggio 2020 quando alla ribalta del processo saranno chiamati nuovi testi da parte della pubblica accusa.

 

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