CORONAVIRUS: DE LUCA PREDICA BENE MA NON E’ COMPRESO A PIENO

Avv. Giovanni Falci

Avv. Giovanni Falci

SALERNO – Gli interventi di De Luca in questi momenti di grande emergenza che vengono da alcuni derisi (il ritorno dello sceriffo), da altri criticati sul piano giuridico (attribuzione di poteri) sono oltre che molto opportuni, necessari.

Il problema serio che De Luca si trova a dover risolvere è quello di armonizzare la libertà dell’individuo, che è più necessaria, più sacra che mai, con l’organizzazione collettiva della società, resa inevitabile dalle condizioni in cui siamo in questo momento.

In modo più coinciso si tratta di conciliare la giustizia con la libertà.

Il fine da perseguire è uno solo: che la vita sia libera per ognuno e giusta per tutti.

L’Italia oggi e De Luca in particolare rappresenta un esempio importante tra tutti quei paesi che si sono impegnati a realizzare questo corretto equilibrio senza riuscirci; o perché hanno anteposto la libertà alla giustizia o viceversa.

Comunque è meglio essere, subito, franchi e sinceri: si tratta di una conciliazione difficile e, per quello che ci insegna la Storia, finora impossibile.

Sembra come se vi fosse tra le due nozioni e i due concetti (libertà e giustizia), un principio di contraddizione.

Il perché è presto detto: la libertà per ognuno è anche la libertà del banchiere o dell’ambizioso e perciò l’ingiustizia viene restaurata.

Così come la giustizia per tutti è la sottomissione del singolo individuo al bene collettivo che rende impossibile poter parlare di piena libertà.

C’è chi, i credenti e i cattolici pensano che la soluzione a questo “problema” sia fornito dalla religione e in particolare dal cristianesimo.

Io, sebbene rispettoso delle idee altrui, in quanto laico non sono affatto d’accordo.

Il cristianesimo nella sua essenza, che è la sua paradossale grandezza, è una dottrina dell’ingiustizia.

E’ fondato sul sacrificio dell’innocente e sulla accettazione di tale sacrificio.

La giustizia, invece, secondo me non è giustizia senza rivolta, inteso questo termine come insegnatoci da Albert Camus.

Non bisogna rinunciare a un tale impegno anche se bisogna essere consapevoli delle enormi difficoltà che spesso, in buona fede, vengono nascoste dai credenti che tendono a semplificare ogni cosa.

Allora bisogna lottare (rivolta) per cercare di costruire la giustizia nel più giusto dei modi possibili e preservare la libertà di quelle persone votate alla schiavitù.

Proprio così, la schiavitù che può cambiare forma ma che è sempre presente nella condizione umana e sociale; una volta il mercato degli schiavi, oggi la fila al supermercato e davanti alla televisione.

E’ un impegno che richiede lungimiranza e prontezza di riflessi; dovremo cioè, essere in grado di comprendere ogni volta cosa fare; e cioè tornare all’individuo ogni volta che avremo regolato il bene collettivo, e tornare al bene collettivo ogni volta che l’individuo avrà bisogno del nostro rapporto.

In effetti i credenti hanno ragione di pensare che soltanto il cristiano, grazie all’amore per il prossimo, può raggiungere un punto di equilibrio e stabilità così difficile.

Ma anche chi non vive nella fede come me non dispera di raggiungere lo stesso punto grazie allo scrupolo di verità e all’istinto per la grandezza umana.

Giovanni Falci

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *