Coronavirus: nel caos istituzionale generale … anche le partite Iva nella tempesta !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Partendo dalle famose “Partite IVA” è necessario fare un po’ di chiarezza nel guazzabuglio di DPCM, decreti, provvedimenti nazionali, regionali e comunali emessi e promossi nel contesto di quella che sicuramente passerà alla storia come “la guerra microbiologica” del 21° secolo dopo Cristo.

Ai titolari di partita IVA dovrebbe sostanzialmente, ed inizialmente, andare il famigerato “bonus” di 600 € che l’INPS pagherà; in effetti l’Inps non paga niente ma istruisce la pratica che passa alla banca di riferimento dell’avente diritto che dovrebbe anticipare i soldi nell’attesa che qualcuno glieli restituisca. Un percorso molto perverso anche perché, al di là della fiducia che la singola Banca ripone nella sicurezza che lo Stato rimborserà quanto anticipato, esiste anche il problema che molti presunti beneficiari non hanno il conto bancario e non hanno dipendenti.

E qui scatta un’istruttoria diversificata che rallenta sia l’Inps che la Banca perché il DPCM tendenzialmente parla di attività con dipendenti e soprattutto le partite Iva dovranno, con una serie di documentazioni, dimostrare praticamente di non avere dipendenti e di avere gli stessi diritti di quelli che, invece, ce li hanno. Non ne parliamo quando il beneficiario non ha il conto in banca; dovrebbe aprirne uno virtuale su una banca fidelizzata al progetto ovvero, con altra serie di documenti, dimostrare che può avvalersi di altri conti correnti similari presso le poste o altri istituti fiduciari.

Come al solito, come ci racconta la storia di questo Paese, nei momenti di grande emergenza tutto viene affidato al caso e, soprattutto, alla disponibilità ed alla capacità personale dei dirigenti, dei funzionari, degli impiegati di tutte le strutture istituzionali esistenti e dirette alla tutela previdenziale ed economica dei lavoratori dipendenti e di quelli autonomi, tra i quali vanno inclusi i titolari di Partite IVA.

Senza riportare alla mente la debacle dell’INPS alla prima prova di raccolta di tutte le domande pro-bonus, è soltanto il caso di rendere noto che lo stesso INPS si è trovato all’improvviso a far fronte ad una riorganizzazione capillare dal punto di vista informatico da effettuare in poche ore (le app del ministero andavano studiate, interiorizzate e applicate al sistema Inps) attraverso ipotizzati corsi accelerati di formazione del personale. La cosa ha fatto piombare molti nel disagio totale e l’Istituto Previdenziale è stato costretto a far leva sulle specifiche volontà personali in termini di dedizione totale al nuovo sistema informativo che è risultato anche di difficile comprensione. Sono intervenuti addirittura i sindacati che, come spesso accade, hanno contribuito a fare maggiore confusione che chiarezza.

In questo quadro nebuloso si inseriscono, quindi, le Partite Iva che più di prima e peggio di prima si sono ritrovate a dover prima far passare il concetto della loro reale e legittima esistenza al fine di poter essere ricondotte, poi, nella grande famiglia delle “PMI” (piccole e medie imprese) autonome alla stregua degli artigiani, dei commercianti e dei professionisti; almeno per passare all’incasso dei tribolati 600 €.

Ma chi sono le Partite Iva ? più che veri imprenditori sono lavoratori precari costretti alla professione autonoma. Nascono così le guide per aiutarli a districarsi fra fisco e previdenza e le associazioni che tentano di tutelarli ovvero anche di speculare sulla loro imprenditorialità. E a Milano, ad esempio, c’è anche chi ha fondato il “partito Iva”; anche perché, ad oggi, si calcola che le P.I. ammontano a più di tre milioni nel Paese, pari a circa il 15% della popolazione attiva. Un numero che sarebbe in costante crescita a causa del devastante “precariato giovanile” e della esponenziale disoccupazione generale.

E’ la necessità si sopravvivenza che spinge, quindi, le P.I. alla scelta difficile dell’indipendenza professionale.

In effetti chi apre la famosa o famigerata “partita Iva” diventa un professionista o un lavoratore autonomo a tutti gli effetti: le leggi che deve rispettare sono parecchie e in continua evoluzione. Non osservarle significa andare incontro a possibili sanzioni.

Per questo, tra l’altro, non è consigliabile aprire la partita Iva prima di poter contare sulla certezza di avere un giro di affari sufficientemente garantito”; anche se aprire una partita Iva di per sé non costa nulla, a meno di non dover affidare ad un consulente la tenuta della propria contabilità che seppure definita semplificata, non è affatto facile gestirla.

Per quanto riguarda, poi, la liquidità immediata fino a 25.000 € è tutta un’altra storia, ancora molto più complicata che va a scontrarsi con la credibilità di uno Stato che dovrebbe garantire le banche fino al 100 x 100; ed allo Stato non credono né le banche e né le partite Iva. Brutta storia.

Infine, con piacere pubblico il pensiero (per sintesi) di Salvatore Musella (comunicatore, odontotecnico molto noto nel Vallo di Diano e non solo) titolare di partita Iva;un pensiero che ha anche un titolo: “La storia non insegna niente”

“”La senatrice Liliana Segre ricordava al parlamento europeo, a Bruxelles, il settantacinquesimo anniversario della liberazione di Auscwitz facendo commuovere i parlamentare mentre in contemporanea in Libia si contano migliaia di morti, soprattutto bambini … si parla di più di un milione di profughi, praticamente numeri da terzo Reich. Si parla di olocausto e nel frattempo se ne produce un altro in Siria sotto gli occhi di tutti …. Il silenzio. La storia non insegna niente. Oggi  ci troviamo ad affrontare questa pandemia che per quello che sta producendo e per quello che lascerà: macerie non solo per perdite di esseri umani ma bensì un popolo in ginocchio alla fame . una crisi economica forse mai avuta nella storia. Nello specifico per debellarla siamo costretti a stare a casa affinchè si sconfigga questa pandemia. Stare a casa non è difficile per un attore un calciatore un cantante un possidente, uno statale …. Il problema di stare a casa è soprattutto per chiunque non possa lavorare per crearsi il suo stipendio. Quindi non avrà la serenità la tranquillità che possono avere persone che hanno un reddito mensile. La storia si ripeterà e quelli che sono in difficoltà saranno lasciati soli. Io come autonomo già sto pensando a cosa potrò fare e per quanto mi sforzi non trovo risposte … di sicuro so che come per mè anche altri milioni di autonomi si troveranno costretti ad uscire di casa perché dovranno guadagnarsi il necessario almeno per sopravvivere e diventeremo come degli zombi ovvero untori che porteranno in giro il contagio…chi sta bene economicamente dovrebbe rendersi conto che si ritroverà di fronte milioni di disperati e finirà anche lui per non stare più bene. Ci vuole una sorta di patrimoniale, tagliare dal reddito procapite dai mensili fissi, dai cantanti attori calciatori politici e ridistribuirli a chi non ha e non avrà reddito mensile. Lo chiamerei reddito di umanità. Se ci fosse umanità sarebbe troppo facile da realizzare ma l’uomo è egoista e ripeto la storia non insegna niente””.

 

 

 

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