Coronavirus: il Vescovo di Teggiano scrive a Rai/3 “Correggete quel servizio del telegiornale del 10 aprile scorso in cui parlavo di Don Alessandro Brignone”

Aldo Bianchini

S.E. padre Mons. Antonio Maria De Luca (Vescovo di Teggiano-Policastro) il 10 aprile 2020 mentre davanti al Palazzo Vescovile di Teggiano rilascia l'intervista ad Enzo Ragone di Rai/3 Campania

SALERNO / TEGGIANO – In apertura di questo approfondimento mi corre l’obbligo di dare atto a S.E. Mons. Padre Antonio Maria De Luca, Vescovo di Teggiano-Policastro, di aver raccolto e fatto suo il contenuto del mio articolo denominato “Coronavirus: analisi di un’intervista … il Vescovo di Teggiano sugli schermi della Rai” (pubblicato da questo giornale che ho il piacere di dirigere in data 12 aprile 2020).

In quell’analisi mettevo in risalto il rischio che le parole del vescovo potevano essere fraintese con molta facilità e tutto in danno della stessa immagine del Vescovo; difatti in onda su Rai/3 sono andate esattamente queste parole: “un prete di Caggiano, dell’arcidiocesi di Salerno, che ha voluto realizzare … certamente improvvidamente …”; parole a ruota libera che io ho criticato aspramente perché non dovrebbero mai far parte del bagaglio lessicale, culturale e sacerdotale di un “ministro di Dio”;  anzi facevano pensare ad una palese dissacrazione di un uomo fattosi sacerdote “don Alessandro Brignone” che, comunque, ci aveva rimesso la vita per colpa e a causa del coronavirus contratto in un raduno dei neocatecumenali, esattamente quello di Sala Consilina che non  era stato organizzato dallo stesso don Alessandro. Quell’intervista mi aveva turbato al punto che sentii il dovere, umano prima ancora che deontologico, di esprimere il mio pensiero al riguardo scrivendo testualmente:

  • Oltretutto, caso davvero unico, anche la voce portava in se una sorta di rabbia per le modalità dell’intervista e per le risposte a dir poco inquietanti del Vescovo; quasi come se avesse innalzato un muro difensivo scaricando su altri la responsabilità di quanto accaduto, soprattutto  nei confronti del povero sacerdote che, al di là delle personali presunte responsabilità, ci aveva rimesso la vita tra l’incredutlità di tutti.

 

Come dicevo in apertura, mi corre l’obbligo di dare atto al Vescovo di aver raccolto il senso del mio articolo, di aver rivisto verosimilmente più volte il servizio Tg di Rai/3 (fatto male e montato anche peggio !!) e di aver preso, come si dice in gergo, carta e penna e di avere scritto alla Rai questa significativa e molto esplicativa lettera:

  • “”Gentile Redazione, in merito al servizio giornalistico di Enzo Ragone, trasmesso durante il Tg3 Regione Campania delle ore 14.00 del 10 aprile c.a., mi preme precisare che in nessun modo intendevo esprimere un giudizio lesivo dell’onorabilità del Molto Rev.do Alessandro Brignone, presbitero dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno e parroco di Caggiano (SA). Le mie parole “improvvidamente e “inavvertitamente si è propagato un contagio” sono riferite all’evento del contagio e non alla persona del presbitero che continua ad essere stimato e da tutti considerato un valido sacerdote. Devo prendere atto che non ha nemmeno partecipato all’organizzazione dell’evento e all’incontro di Atena Lucana (SA). Era presente solo all’incontro di Sala Consilina (SA) dove era stato invitato da suoi parrocchiani. La mia affermazione sull’organizzazione dell’incontro di Atena Lucana (SA) sono state fatte in buona fede e mosse da informazioni che avevo e risultate evidentemente inesatte. Chiederei se possibile di ritornare sulla notizia per la necessaria rettifica sulla vicenda e per riaffermare ancora una volta il rispetto e la grata memoria del Rev don Alessandro Brignone, anch’egli caduto  vittima di questo terribile contagio. Cordiali saluti. ANTONIO DE LUCA  vescovo di Teggiano-Policastro””.

 

Don Alessandro Brignone, il sacerdote deceduto

Credo fermamente che il Vescovo abbia fatto benissimo a comunicare a mamma Rai alcune precisazioni-riflessioni sulle parole rilasciate nell’intervista concessa ad Enzo Ragone che, oltretutto, si era ben guardato dall’approfondire il caso con domande più spiccatamente inerenti i due raduni; ma ognuno, evidentemente, fa il giornalista come crede. Con questo intervento il Vescovo, oltretutto, ristabilisce al meglio la figura del sacerdote deceduto a causa del Covid-19.

Le parole contenute nella lettera del Vescovo, però, dovrebbero far riflettere anche chi in sede locale (cioè nel Vallo di Diano) scrive e parla della grave vicenda dei raduni neocatecumenali; soprattutto quando a parlare e/o scrivere è un riconosciuto importante giornalista-storico locale, Geppino D’Amico, che nella sua consueta rubrica settimanale sui fatti del Vallo (Italia/2 TV) si è ben guardato dall’approfondire le cause e le ragioni di tante sciagure; è vero che l’intervistatore Antonio Sica non glielo ha chiesto (altra carenza !!) ma è pur vero che la “storia dei fatti” o la si racconta per intero su una base di verità possibile o la si lascia in un cantone in attesa di tempi migliori. Ma ognuno è padrone di fare il giornalista, lo storico, il conduttore televisivo o l’intervistatore come meglio crede; in definitiva c’è bisogno del contributo di tutti, altrimenti non  ci sarebbe niente da commentare. “Il ruolo dell’informazione in questa emergenza sanitaria” che l’interessante appuntamento televisivo di Italia/2 intende affrontare, e spesso affronta anche bene, passa proprio attraverso le forche caudine di tutta la verità; quella possibile, ovviamente.

Un’ultima riflessione, sulla quale mi aspetterei una risposta del Vescovo, viene da se con un’apposita domanda: “Se, come è vero e come dice lo stesso Vescovo, il compianto don Alessandro non ha organizzato i due raduni neocatecumenale e ch era presente solo al secondo (Sala C.), chi ha organizzato il tutto e chi vi ha partecipato ?”.

Ho già dato atto al vescovo di aver fatto un grande atto di trasparenza con la lettera alla RAI (che non risponderà mai), occorre però che S.E. compia un altro passo in avanti per accertare la verità e per restituire a don Alessandro tutta la dignità che merita e per ridare alla gente del Vallo la giusta serenità.

Soltanto così potremo subito parlare di “una Chiesa nuova e aperta” a tutela dei suoi fedeli, e non solo.

 

 

 

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