CHIESA: quella che vorrei … dove sta portando la rivoluzione “bellandiana” ?

Aldo Bianchini

L'arcivescovo Mons. Andrea Bellandi al suo arrivo a Salerno in Piazza Amendola per ricevere dal sindaco Enzo Napoli le chiavi della città

SALERNO – Il 24 maggio scorso, quasi con lo stesso titolo, avevo scritto in merito alla “rivoluzione bellandiana” e dove essa avrebbe sicuramente portato la Chiesa salernitana.

L’articolo fu commentato subito dall’avvocato Salvatore Memoli che, prendendo le distanze dal contenuto del mio scritto, prese in un certo senso le difese del nuovo arcivescovo Mons. Andrea Bellandi (“Consentimi di non condividere questo articolo. Nessun richiamo a De Luca, l’arcivescovo Bellandi, dopo un anno ha il diritto di sceglierai i suoi collaboratori. Il collegio episcopale con il cardinale non é un senato per il vescovo regnante. Tanto di rispetto alla dignità episcopale e cardinalizia, Bellandi regna, gli altri vivono e sopravvivono!”) e ripropose la fidura di “don Franco Fedullo” che “al di la del Gregge, meritava di fare il Vicario Generale e meritava di essere consacrato Vescovo! Ma lasciamo stare…”, per arrivare a smentire il paragone che avevo fatto tra le figure di Felice Marotta (plenipotenziario del Comune di Salerno) e don Felice Moliterno (attuale segretario dell’arcivescovo); un paragone che non voleva essere né dissacrante e neppure esaltante, ma soltanto come accostamento di due omonimi al “sistema di potere” che come esiste nella vita civile esiste anche, se non soprattutto, nella Chiesa Cattolica Romana.

 

Caso ha voluto, ma soltanto il caso, che quasi tutto quello che io cercavo di anticipare ed analizzare in quell’articolo si è verificato in queste due ultime settimane che sono state intrise di veleni e di vendette; fino al punto che quindici (e molti di più …) anonimi sacerdoti hanno diffuso a larga gittata una lettera aperta che è piena zeppa di considerazioni non  troppo esaltanti contro le modalità con cui l’arcivescovo sta portando avanti la sua rivoluzione della curia salernitana; tra le tante considerazioni una racchiude forse tutte le altre “Curia casa di vetro, ha dichiarato il Vescovo in un’intervista. Così dicon tutti ma poi diversamente fan tutti, ed ognuno si costruisce il suo cerchio magico”.

Ed anche qui è arrivata rapida e puntuale la precisazione dell’amico Salvatore Memoli: “Solidale con il nostro Arcivescovo Metropolita S.E. Mons Andrea Bellandi per il vile atto d’insulto ed insubordinazione di una pattuglia minoritaria di preti che hanno contestato le sue scelte pastorali. Non si puó dire … i preti di una volta! Quelli di una volta erano ancora più cattivi. Scrivevano lettere anonime contro i Vescovi che mandavano a Roma, con cattiveria e ferocia!  Nessun Vescovo ne è stato colpito da tali strali di malvagità umana che partono da interessi privati.  Sorprende che uomini consacrati, preposti ad essere guide del popolo di Dio, ricorrano alle lettere anonime!  Guide di che? Ciechi e guide di ciechi!”.

Precisazione che, badate bene, condivido totalmente e sulla quale rilancio quella che è la mia idea sulla “Chiesa che vorrei” e che, purtroppo, nel suo svilupparsi quotidiano “non è”.

Io, personalmente, ho una certa esperienza diretta del potere e della potenza della Chiesa e più specificamente della “Curia salernitana”.

Mi spiego meglio; quella di raccontare la verità dovrebbe essere la prima virtù di un giornalista (nella pratica quasi mai lo è !!); io ho cercato sempre di mettere in atto questo principio.

L'arcivescovo Mons. Andrea Bellandi, dopo aver ricevuto le chiavi della città, è dentro il Duomo di Salerno per ricevere il "pastorale" del suo ministero

Nel caso più recente dei raduni neocatecumenali ad Atena Lucana e a Sala Consilina (raduni tanto discussi per via del coronavirus) la rabbia della Chiesa si è fermata solo ad un sacerdote che nella diocesi di Teggiano-Policastro va predicando che io sono “bugiardo e pazzo”.

Nel caso di qualche anno fa ingaggiai una battaglia di trasparenza  sui rapporti tra la Chiesa ufficiale di Mons. Gerardo Pierro e quella non dogmatica de “Il Gregge” che a Salerno ha rappresentato il vero contraltare; non entro nel merito del torto o della ragione ma è incontestabile che “Il Gregge” era, ed è, un’organizzazione potentissima che in pratica ha guidato l’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno fin dal 2010 (epoca delle dimissioni di Mons. Gerardo Pierro causate proprio dallo scontro con Il Gregge) attraverso i regni di Luigi Moretti e di Andrea Bellandi; ho affrontato ben tre processi giudiziari per Il Gregge e non intendo ripetere la stessa esperienza con i neocatecumenali valdianesi. Per questo, nelle settimane scorse, ho anche cercato di capire la realtà della situazione alla luce dell’atto prudenziale di Mons. De Luca (vescovo di Teggiano – Policastro) in merito al disciplinato “obbedisco” ispirato direttamente alle parole di Papa Francesco.

Ora, come allora, arrivano sulla scena anonimi sacerdoti dissidenti e la battaglia è appena all’inizio; vedremo come la rivoluzione bellandiana andrà avanti (se andrà avanti !!) e ne capiremo di più attraverso le moltissime nomine che Mons. Bellandi dovrà ancora fare per completare il quadro del governo dell’arcidiocesi; il Vescovo ha sicuramente il diritto di scegliere i suoi collaboratori e c’è solo da sperare che questa volta possa farlo in piena libertà e con l’assistenza dello Spirito Santo.

 

 

 

 

 

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