Ciro Persico: l’uomo che non doveva essere un boss e … quel tema inviato a Maurizio Costanzo

Aldo Bianchini

Ciro Persico, detto "zio Ciro"

SALERNO – E’ la sera del 27 ottobre 1992 e tutta la stampa cittadina è in Via Mazza; è crollato un palazzo in pieno centro storico; non si sa ancora se ci sono morti e feriti; la tensione è altissima in quel martedì sera di una settimana che si annuncia ancora più ad alta tensione per la presenza in città dell’architetto Oriol Bohigas insieme al sindaco Vincenzo Giordano (convegno del 30 ottobre 1992 presso il Circolo Canottieri sul futuro urbanistico di Salerno) e dopo una settimana altrettanto drammatica per via del convegno presso il Sea Garden (venerdì 24 ottobre 1992) dal titolo “Informazione, magistratura e politica” che aveva registrato uno scontro durissimo e da ultima spiaggia tra il sindaco Giordano e i magistrati Alfredo Greco e Michelangelo Russo che addirittura aveva abbandonato la sala.

 

In questo clima da battaglia finale arrivò, la sera del 27 ottobre 1992, la classica ciliegina sulla torta della discordia: il crollo in Via Mazza, nel cuore del centro storico cittadino, di un palazzo ancora in ristrutturazione dopo il terremoto del 23 novembre 1980.

 

E fu proprio nella calca della folla di residenti e di curiosi accorsi in Via Mazza che ebbi il primo ed unico incontro con un giovane Ciro Persico, vedovo e padre di famiglia (un maschio ed una femmina) e già in odore di piccoli ed ancora insignificanti atti delittuosi contro la morale pubblica.

Ne avevo sentito parlare ma non lo conoscevo direttamente; nella massa di alcune centinaia di persone era, però, lui che si distingueva; arringava la folla con piglio deciso e senza tentennamenti; in tantissimi lo ascoltavano in doveroso silenzio; diceva cose interessantissime che si inserivano alla perfezione nel clima torbido che, come descritto, stava vivendo la città nell’attesa di nuovi e imprevedibili tempeste giudiziarie. Se la prendeva con tutti, il buon samaritano Ciro; dal sindaco che riteneva corrotto ai magistrati che non sapevano fare pulizia; insomma almeno quella sera vestì i panni del Robin Hood di tutti i residenti del centro storico ai quali, a torto o a ragione, erano stati scippati anche i diritti fondamentali per poter continuare a vivere in una città che si preparava alla rinascita dopo decenni di infausta gestione amministrativa. Insomma, incominciava a manifestare pubblicamente le doti di un leader.

Cercai di agganciarlo per intervistarlo (allora ero direttore di Tv Oggi), lui capì al volo che poteva essere la sua grande occasione per imporsi all’attenzione di quella parte abbandonata della città, e non esitò un solo istante per concedersi alla telecamera sapientemente movimentata da Mario Lo Bianco; ne venne fuori un’intervista unica tra gli applausi scroscianti dei presenti.  Quella è rimasta l’unica intervista televisiva di Ciro Persico.

Un’intervista che, almeno in queil periodo storico, ritornò molto utile all’attività televisiva ma anche per le notizie che incominciavano a piovere sulla famiglia Persico.

Appena qualche mese dopo quella sera del 27 ottobre 1992 la maestra della figlia di Ciro (una ragazzina di sette-otto anni) inviò la copia di un tema commovente a Maurizio Costanzo, un tema che la bambina aveva svolto brillantemente sul problema della vita in una famiglia orfana di madre e con un padre in odore di camorra.

Costanzo raccontò la storia in una memorabile puntata del “Maurizio Costanzo Show” con la presenza tutelata della piccola Persico, e se ricordo bene quella bambina fu ricevuta anche dal Presidente della Repubblica on. Oscar Luigi Scalfaro.

Quel tema appassionò l’intera Salerno, anche perché sembrava che potesse dare una svolta in positivo alla vita di Ciro e del figlio maggiore Vincenzo (soprannominato molti anni dopo “coca-cola”).

L’apparente felicità della famiglia Persico durò molto poco; Ciro entrò subito nel ciclone giudiziario con l’accusa di essere stato l’esecutore di un omicidio mai provato; un’accusa dalla quale ne uscì quasi indenne grazie all’appassionata difesa del decano dell’avvocatura e attuale presidente del foro avv. Silverio Sica.

Vincenzo Persico, detto "coca cola" - ucciso nel gennaio 2014

Il breve sogno di quella bambina delle elementari che agognava una famiglia serena e felice finì nell’intricato e complesso mondo della droga in cui sia il padre che il fratello si erano ormai lanciati senza freni; fino al punto che nel gennaio del 2014 il giovane Vincenzo venne ucciso a Montecorvino R. da una banda rivale per la spartizione delle piazze di spaccio dei Picentini.

La storia di “zio Ciro” è continuata fino a qualche giorno fa quando è scattato l’ennesimo arresto di Ciro Persico, sempre per un affare di droga; quel Ciro che nel frattempo (stando alle accuse dei giudici) era diventato un capo della malavita organizzata e non aveva più nulla di quelle vesti di Robin Hood abbandonate troppo presto dopo quella sera del 27 ottobre del 1992.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *